La fine è vicina! Dopo otto episodi non del tutto convincenti, la settima e ultima stagione di The Clone Wars pare intenzionata a riscattarsi appieno con un nono episodio mirabolante, che funge da perfetta introduzione per un arco narrativo cruciale come quello dedicato all’epico Assedio di Mandalore, tragico quanto atteso epilogo delle sanguinose Guerre dei Cloni.
The Clone Wars S7:E9 – Sinossi
Giugno 19 BBY. Orlo Esterno sotto assedio! Le forze separatiste hanno lanciato una massiccia offensiva guidate dal malvagio droide Generale Grievous. Le forze repubblicane sono sull’orlo del baratro. In risposta a questo soverchiante attacco, il Consiglio dei Jedi ha inviato i suoi generali lontano dai Mondi del Nucleo a fornire sostegno ai cloni assediati. Sul remoto pianeta di Yerbana troviamo il Comandante Cody della 212ª in disperato bisogno di rinforzi…
The Clone Wars S7:E9 – Analisi e easter egg [CON SPOILER: proseguite a vostro rischio!]
L’episodio odierno si apre con un preambolo quantomai inconsueto, degno di una pellicola cinematografica più che della puntata di una serie animata: la più allegra sigla iniziale è sostituita dalla solenne fanfara di apertura dei film facenti parte della saga degli Skywalker, il gioioso logo dorato è rimpiazzato da un più cupo stemma rosso, oscuro presagio di ciò che presto sarà. Non vi è alcun motto: si entra subito nel vivo dell’azione e, questa volta più che mai, la sinossi è parte integrante della narrazione. Lo spettatore è immediatamente messo al corrente della situazione: nel tentativo di sconfiggere una volta per tutte l’Ordine dei Jedi e il Grande Esercito della Repubblica, le droidi-armate della Confederazione dei Sistemi Indipendenti hanno lanciato un’audace offensiva nei più remoti angoli della galassia, attaccando pianeti come Felucia, Cato Neimoidia e Yerbana. Vista la fulminea avanzata dei Separatisti, il Consiglio dei Jedi si trova costretto a inviare nell’Orlo Esterno i suoi più abili guerrieri: la Chalactana Depa Billaba accompagnata dal suo Padawan, il giovane Caleb Dume (successivamente noto come Kanan Jarrus), il Kel Dor Ploo Koon, la Twi’lek Aayla Secura, il Cereano Ki-Adi-Mundi e, naturalmente, i prodi Obi-Wan Kenobi e Anakin Skywalker.
La prima sequenza dell’episodio vero e proprio si apre dunque presso il lussureggiante pianeta di Yerbana, sul quale si combatte senza esclusione di colpi: i cieli sono solcati da intere squadriglie di droidi tri-caccia, caccia stellari Z-95 Headhunter e cannoniere LAAT/i (Low Altitude Assault Transport/infantry), mentre a terra le truppe del 212° Battaglione d’Attacco agli ordini del Comandante CC-2224, meglio noto come Cody, e del succitato Generale Obi-Wan Kenobi tentano disperatamente di prendere un ponte sotto saldo controllo separatista pullulante di droidi ragno DSD1, tri-droidi Octuptarra e carri corazzati NR-N99 di classe Persuader. La situazione pare volgere al peggio per le truppe di Kenobi, inferiori per uomini e mezzi, ma l’improvviso arrivo del più che mai arrogante Cavaliere Jedi Anakin Skywalker, sicuro di avere un piano perfetto per ottenere una rapida e decisiva vittoria, pare portare una nuova speranza presso i soldati clone.
Anakin si presenta dunque solo e (quasi) disarmato al cospetto delle truppe nemiche, come farà oltre cinquantatré anni dopo il similfuturus di suo figlio Luke Skywalker su Crait e, sfruttando lo stesso escamotage utilizzato dal suo ex-maestro poco meno di tre anni prima su Christophsis, finge di arrendersi e comincia un lungo monologo, adulando la potenza di fuoco e la schiacciante superiorità delle truppe separatiste nell’intento di portare allo scoperto il super droide tattico a capo dell’attacco condotto dalle forze della CSI. Nel frattempo, appostati sotto al ponte, il droide astromeccanico R2-D2, il Capitano CT-7567, anche noto come Rex, e gli uomini della celeberrima 501ª Legione attendono il momento giusto per sferrare un attacco a sorpresa, momento che, immancabilmente, giunge pochi istanti dopo. L’assalto, condotto in pieno stile mandaloriano con l’ausilio di zaini a razzo, è un successo: colti alla sprovvista e rimasti senza guida a seguito della distruzione del super droide tattico per mano dello stesso Anakin, gli inetti droidi a guardia del ponte sono facilmente distrutti.
Non c’è tempo per festeggiare: assicurata la vittoria, Anakin riceve una comunicazione da parte dell’Ammiraglio Wullf Yularen, che lo invita a tornare immediatamente a bordo del proprio Star Destroyer di classe Venator per rispondere a una trasmissione inviata tramite la frequenza subspaziale Fulcrum. Inizialmente convinti che la comunicazione sia una richiesta d’aiuto da parte di Saw Gerrera, intento a combattere sul proprio pianeta natale Onderon, Skywalker e Kenobi rimangono senza parole quando, giunti a bordo del Destroyer, vedono dinanzi a sé un ologramma raffigurante l’ex-Padawan di Anakin, la Togruta Ahsoka Tano, della quale, a parte un fugace contatto attraverso la Forza stabilito oltre sei mesi prima (tanto è passato dalle vicende che hanno visto protagoniste la stessa Ahsoka e le sorelle Trace e Rafa Martez) Skywalker aveva perso le tracce da più di un anno.
Come ampiamente prevedibile, Anakin è (letteralmente) senza parole; Ahsoka, al contrario, è fredda e sbrigativa: la Togruta e Bo-Katan Kryze, sorella della defunta duchessa di Mandalore Satine Kryze, hanno infatti rintracciato la posizione dell’ex-Signore dei Sith Maul e sono convinte, a condizione di ottenere un immediato aiuto da parte della Repubblica, di poterlo catturare e porre per sempre fine alla sua minaccia. Il caccia di classe Kom’rk di Bo-Katan è dunque autorizzato ad atterrare a bordo dello Star Destroyer e le due guerriere sono invitate a prendere parte, insieme alla propria scorta personale, a un briefing per organizzare l’attacco a Sundari, capitale di Mandalore.
Le richieste dei Mandaloriani sono chiare, ma impegnative: tramite un’operazione congiunta, si dovrà cingere d’assedio il pianeta e porre in isolamento Sundari, allo scopo d’impedire a Maul di fuggire nuovamente, come già fatto più volte nei mesi precedenti; raggiunto lo scopo, Maul sarà consegnato come prigioniero alle forze repubblicane, mentre Bo-Katan diverrà signora di Mandalore. Obi-Wan è titubante: attaccare Mandalore vorrebbe dire, per la Repubblica, infrangere trattati stipulati ben cento anni prima, nonché dichiarare una nuova guerra. Bo-Katan insiste, tirando in ballo anche la morte della sorella, per cui lo stesso Kenobi provava, corrisposto, un amore impossibile; nonostante i propri sentimenti per Satine siano ancora vivi, Obi-Wan intende rimettere la questione al Consiglio dei Jedi.
Terminato il briefing, Anakin guida Ahsoka lungo i gremiti corridoi dello Star Destroyer, asserendo di doverle mostrare una sorpresa. Durante il breve tragitto, la Togruta è incredula: nonostante manchi da più di un anno, infatti, i soldati clone le porgono il saluto militare e le si rivolgono chiamandola con il grado di Comandante. Dinanzi allo stupore dell’ex-apprendista, Skywalker pronuncia una frase che, allo spettatore, non può che suonare agrodolce, visto cosa succederà di lì a pochi giorni: la lealtà significa tutto per i cloni. È a questo punto che Anakin può mostrare ad Ahsoka la meritata sorpresa. Al suo ingresso nell’hangar della nave, infatti, l’ex-Comandante Tano è accolta con tutti gli onori da una schiera di soldati dotati di elmetti colorati con la stessa fantasia bianco-arancio presente sul volto della Togruta: si tratta della 332ª Compagnia, una sotto-unità della 501ª Legione alle dirette dipendenze di Rex. Non è finita: Anakin ha infatti in serbo un’altra sorpresa per la commossa Ahsoka quando, d’improvviso…
È guerra! La Repubblica crolla sotto gli attacchi dello spietato Signore dei Sith, conte Dooku. Si contano eroi in ambedue gli schieramenti. Il Male è ovunque.
Con un’azione spettacolare, il malvagio comandante dei droidi, generale Grievous, è entrato nella capitale della Repubblica e ha rapito il cancelliere Palpatine, capo del Senato della Galassia.
Mentre l’Esercito Separatista di Droidi cerca di abbandonare la capitale assediata insieme al prezioso ostaggio, due Cavalieri Jedi sono alla testa di un’impresa disperata: liberare il Cancelliere prigioniero…
…quando, d’improvviso, le sirene dello Star Destroyer danno l’allarme suonando all’unisono, mentre un trafelato Obi-Wan irrompe nell’hangar annunciando l’imminente salto nell’iperspazio: il Generale Grievous ha infatti sferrato un attacco a sorpresa nel cuore stesso della Repubblica, l’ecumenopoli Coruscant! La Magistra Jedi Shaak Ti è stata inviata a proteggere il Cancelliere Sheev Palpatine, ma il Maestro Windu ha perso ogni contatto con lei. La flotta dell’Ammiraglio Yularen è stata dunque immediatamente richiamata presso la capitale e, con sommo disappunto di Ahsoka, ogni azione militare contro Mandalore è sospesa. Anakin, fortunatamente, ha la soluzione: dividere la 501ª Legione! Metà delle truppe si recherà con lui su Coruscant, mentre l’altra metà, formalmente agli ordini di Rex ma di fatto guidata da Ahsoka, attaccherà Mandalore. Poco prima di congedarsi dalla Togruta, Obi-Wan le consiglia di non uccidere Maul, bensì di catturarlo: pare, infatti, che l’ex-Signore dei Sith non resti morto a lungo. Prima di lasciare finalmente partire l’ex-Padawan per Mandalore, Anakin consegna ad Ahsoka l’ultima sorpresa della giornata: le sue spade laser, i cui cristalli kyber verdi sono stati sostituiti da due omologhi azzurri (creando così una piccola discrepanza con le analessi contenute nel romanzo Ahsoka). È infine tempo di saluti per la Togruta e il suo ex-maestro: sicuri d’incontrarsi nuovamente di lì a pochi giorni, a guerra finita, i due promettono di rivedersi il più presto possibile; nessuno dei due può sapere, tuttavia, che il loro futuro incontro sarà nientemeno che il duello su Malachor visto nel finale della seconda stagione di Rebels, ben sedici anni dopo, in cui, tuttavia, Anakin Skywalker si presenterà all’ex-apprendista con l’ormai tristemente noto nome di Darth Vader.
Mentre Obi-Wan e Anakin tornano dunque a Coruscant per prestare soccorso al Cancelliere Palpatine, che lo spettatore sa essere già finito in mano separatista, Ahsoka, il neo-promosso Comandante Rex, Bo-Katan e Ursa Wren, madre della stessa Sabine Wren vista in Rebels, guidano l’agognato attacco congiunto su Mandalore, coordinando le manovre di soldati clone e patrioti mandaloriani. A nulla valgono le formali proteste del Primo Ministro Almec, ufficialmente capo del governo di Mandalore ma, di fatto, fantoccio di Maul e del suo ricostituito Collettivo Ombra; vista dunque la risolutezza di Bo-Katan, Almec ordina a Gar Saxon di predisporre le difese, mentre Rook Kast è incaricata d’informare i membri del Collettivo, che può contare su potenti e pericolose organizzazioni criminali come il Sindacato dei Pyke e la neonata Alba Cremisi.
L’attacco congiunto su Mandalore procede forse fin troppo bene: il distaccamento di Ahsoka, Rex e Ursa, pur incontrando una strenua resistenza, riesce in breve tempo a catturare la strategica zona dei docks, mentre la città alta di Sundari è presto occupata dai lealisti di Bo-Katan, costringendo le truppe di Saxon e Kast a ritirarsi presso la città bassa. Dopo aver diviso le truppe in modo tale da proteggere i docks e, contemporaneamente, proseguire l’offensiva, Ahsoka e il Capitano CT-0292, noto con il nome di Vaughn, si addentrano nelle fogne per impedire la fuga di Maul. Contemporaneamente, all’interno della sala del trono del palazzo ducale, Bo-Katan riesce ad avere ragione di Almec e gli ordina di comunicarle la posizione dello Zabrak. È a questo punto che il Primo Ministro svela il tranello ordito dal suo signore; l’obiettivo di Maul era, infatti, attirare in trappola i Jedi, anzi: un Jedi in particolare…
Nonostante i vani tentativi da parte di Bo-Katan di mettere in guardia Ahsoka, la trappola scatta, come previsto, e la Togruta si ritrova sola e circondata da numerosi guerrieri mandaloriani. Al suo arrivo, Maul si dice scontento: l’ex-Signore dei Sith sperava infatti d’intrappolare Obi-Wan Kenobi…
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