Panini non la smette di portare in Italia prodotti sempre più interessanti (e di questo non potremo mai smettere di ringraziarla) e, dopo Eredità volume II, iniziano una nuova serie, L’Alba degli Jedi.
Anche questo volume (il primo di tre) mi incuriosiva molto per motivi analoghi a Eredità vol. II: mentre nella serie con protagonista Ania Solo ci si avventurava nel futuro della saga (135 anni ABY), qui ci avventuriamo nel remoto passato: la serie è difatti ambientata più di 25000 anni prima della battaglia di Yavin.
- Titolo: Star Wars: L’Alba degli Jedi I – Tempesta della Forza
- Data di uscita: 27 agosto 2015
- Autori: John Ostrander, Jan Duursema
- Edito da: Panini Comics
- Edizione: 120 pp, colore
- Prezzo: €14.00
L’Alba degli Jedi – Sinossi
L’inizio del racconto dell’alba degli Jedi, 25000 anni prima di Una Nuova Speranza, prima delle spade laser, dei viaggi iperspaziali e prima che gli Jedi viaggiassera per tutta la galassia, quando la connessione con la Forza era nuova. Sul pianeta Tython un gruppo di scienziati, filosofi e guerrieri lotta per mantenere l’equilibrio in quel misterioso potere conosciuto come la Forza. Ma uno straniero connesso con la Forza sta per arrivare e tutto sta per cambiare.
Non voglio tanto dilungarmi sulla trama, anzi credo che non lo farò completamente e vi lascerò con la semplice sinossi: in moltissimi sono curiosi su questo prodotto e non voglio rovinare loro la lettura con degli spoiler. Quello che posso un po’ approfondire è appunto l’ambientazione e l’approccio di lettura, oltre ai miei personali pro e contro.
Non credo, personalmete, che quando George Lucas scrisse la frase:
Per oltre mille generazioni i Cavalieri Jedi sono stati i guardiani di pace e di giustizia nella Vecchia Repubblica.
Avesse in mente quello che viene narrato in queste pagine: mai ci si era spinti nell’Universo Espanso così indietro. Le prime pagine del volume sono dunque tutte dedicate ad una lunga narrazione sulla scoperta della Forza e la fondazione dei Je’daii, discepoli votati al mantenimento dell’equilibrio tra Lato Chiaro e Lato Oscuro. Le pagine seguono un ritmo epico e carico di tensione, che mi ha ricordato, per i metodi di narrazione, quello del Silmarillion di Tolkien. L’adunanza dei sensibili alla Forza sul pianeta Tython eleva i Je’daii a creature mitologiche come i titani greci, come ben fa notare Marco Ricopensa nella preziosa introduzione a questo volume.
Il secondo aspetto principale della Galassia di 25000 anni BBY è l’Impero Infinito dei Rakata, dove signori assoluti chiamati Predor difendevano con il sangue e il tradimento il potere acquisito; attratti da mondi in cui la Forza scorreva potente, prima di attaccarli con il loro esercito li facevano identificare ai loro Mastini della Forza.
Prima di avviarmi ai pro e ai contro, vorrei far notare che L’Alba degli Jedi non è, probabilmente, una serie per qualche “casual fan” o per il “fan medio” (non c’è alcuna offesa, solo non voglio procurarvi delle delusioni): traspare molto poco il fatto che questo sia un fumetto di Star Wars; ciò non toglie al fatto che il fumetto sia molto bello e complesso, ma forse questa sua eccessiva distanza temporale può disorientare e, forse, deludere.
Cosa mi è piaciuto?
La Forza
Questa che vediamo nel volume è probabilmente l’interpretazione del “campo di energia” più interessante mai portata nel mondo di Star Wars. Si torna a concezioni di stampo mistico come quelle della Trilogia Originale, abbandonando completamente l’idea dei midichlorian. Tuttavia qui traspare molto di più l’idea della “Volontà della Forza” e anzi sembra proprio che Tython SIA la Forza in quanto le perturbazioni in essa si ripercuotono sul pianeta con tempeste e cambiamenti climatici. L’idea del pianeta stesso (che mi ha ricordato il rapporto tra Eiwa e la luna Pandora di Avatar) e delle sue zone pericolose o senza senso (il deserto con la sabbia che assorbe i suoni) è estremamente ben sviluppata e affascinante. In questo pragrafo metto anche l’ordine degli Je’daii, guardiani dell’equilibrio con il seguente credo:
Non c’è ignoranza, c’è conoscenza. Non c’è paura, c’è potere. Io sono il cuore della Forza. Io sono il fuoco rivelatore della luce. Io sono il mistero dell’oscurità, in equilibrio con il caos e l’armonia, immortale nella Forza.
L’introspezione dei personaggi
Tutti i protagonisti principali (il sith – intesa come razza non come Signore Oscuro – Sek’nos, la dathomir Shae e la twi’lek Tasha) sono ben approfonditi attraverso dialoghi, visioni nella Forza e anche nei combattimenti traspare bene il loro temperamento. I loro maestri e gli altri Je’daii di alto rango compaiono di meno ma sono tutti ben delineati in poche vignette. Di alcuni personaggi più misteriosi si vede poco, ma questo per via di sviluppi di trama che vedremo nel secondo capitolo.
I disegni
Adoro Jan Duursema e amo i suoi disegni, sono assolutamente qualcosa di bellissimo, dettagliatissimo, anatomie ed espressioni fantastiche. Ora la smetto che sembro già abbastanza venduto.
Kesh
Pare l’antagonista principale de L’Alba degli Jedi: ma lo è veramente? Anzi, chi è Kesh? Forse questa è una delle domande che più mi passava nella mente mentre divoravo il volume: bel design, misterioso al punto giusto e sufficientemente badass, notevole per quanto breve l’introspezione verso la fine del volume. Sono molto curioso di dove andrà a finire con il prossimo volume.
Cosa non mi è piaciuto?
Ma è Star Wars?
Non so bene come definire questa critica ma diciamo che è qualcosa di così distante temporalmente da quello a cui siamo abituati che sembra di leggre un fumetto di fantascienza stupendo (ma non di Star Wars). Mancano i viaggi iperspaziali, ci sono pochi fuorilegge: si percepisce il suo legame con SW solo per via di pianeti e razze già conosciute
I rakata
Troppo poco approfonditi secondo me, visto anche che sono la potenza principale di questo periodo storico e non ne abbiamo mai avuto a che fare pienamente. Spero che nei prossimi volumi questo aspetto venga fuori in maniera più preponderante.
Il design
Quando avevo letto Le Cronache degli Jedi, uno degli aspetti principali che mi aveva colpito era stato il design di abiti, astronavi, armi: dal quale traspariva in maniera completa la distanza temporale da quanto visto al cinema. Speravo di ritrovare questa stessa sensazione leggendo L’Alba degli Jedi ma, purtroppo, non ho visto niente di veramente nuovo e degno di nota, niente che mi facesse percepire i 25000 anni nel passato e l’assenza della Repubblica non basta affatto.