Dopo l’ottimo successo riscosso dal primo episodio, The Mandalorian intende senza dubbio risultare una delle migliori opere audiovisive dalla galassia Star Wars grazie a un secondo capitolo ricco di sorprese. Direttamente da Rotterdam, Star Wars Libri & Comics presenta l’analisi del secondo episodio, intitolato Capitolo 2 – Il Bambino.
The Mandalorian, Capitolo 2 – Sinossi
9 ABY. Recuperato il Soggetto, il Mandaloriano si appresta a tornare dal Cliente per riscuotere la propria ricompensa. Scoprirà ben presto che abbandonare il pianeta sarà impresa tutt’altro che facile. Nel frattempo, sorgono nuove domande: chi è il Soggetto? Perché è così importante?
The Mandalorian, Capitolo 2 – Analisi e easter egg [CON SPOILER: proseguite a vostro rischio!]
Dopo aver mostrato un breve riassunto della puntata precedente e la nuova sigla iniziale che contraddistingue i nuovi prodotti a marchio Star Wars presenti su Disney+, il secondo episodio di The Mandalorian si apre con una sequenza che, ancora una volta, costituisce un omaggio a Una nuova speranza.
Durante il viaggio di ritorno verso la Razor Crest, infatti, il Mandaloriano e il Soggetto attraversano una gola molto simile a quella attraversata da R2-D2 poco dopo il suo atterraggio su Tatooine; l’unica sensibile differenza, in questo caso, è la presenza di alcune creature inedite simili a lucertole.
Il Mandaloriano si arresta, percependo che c’è qualcosa di strano. Prima che la mano possa correre al blaster, il cacciatore di taglie è attaccato da tre Trandoshani, probabilmente gli stessi visti nella taverna durante l’incontro con Greef Karga nella puntata precedente.
Dopo aver messo al tappeto due aggressori e disintegrato il terzo, apparentemente deciso a uccidere il piccolo (citazione al famosissimo ordine rivolto da Darth Vader a Boba Fett durante L’Impero colpisce ancora), il Mandaloriano si accorge che uno dei Trandoshani portava con sé un radiofaro puntato sul Soggetto. L’inquadratura è fugace, ma lo spettatore attento non potrà che porsi alcune domande: perché i Trandoshani hanno seguito il Mandaloriano? Chi li ha assoldati? Chi sta attentando alla vita del piccolo?
Scesa la sera, il Mandaloriano è intento a riparare la propria armatura e curarsi le ferite con quello che appare essere un rudimentale e doloroso dispositivo medico. Incuriosito, il piccolo esce dalla culla, si avvicina al cacciatore di taglie e allunga la zampina, cercando di toccare la ferita del Mandaloriano… o forse di fare qualcosa di più. Ogni speculazione dello spettatore è però spazzata via dal pragmatismo del protagonista, che afferra il Soggetto e lo pone nella culla. Il piccolo non si dà per vinto e giunge nuovamente in prossimità del Mandaloriano, che ancora una volta lo pone nella culla e, per evitare ulteriori evasioni, la sigilla.
Il mattino seguente, il Mandaloriano e il Soggetto giungono alla Razor Crest, ma trovano ad attenderli una brutta sorpresa: la nave, infatti, sta venendo smantellata dai Jawa, giunti a bordo di uno dei loro inconfondibili trasporti, esattamente come accaduto al Millennium Falcon durante la missione su Cymoon 1 (Star Wars (2015)). Senza mezzi termini, il Mandaloriano attacca i Jawa e riesce a disintegrarne tre, prima che i rimanenti si diano alla fuga. Deciso a recuperare i componenti rubati dalla Razor Crest, sale a bordo del trasporto, rischiando più volte di cadere o, come Chewbacca durante l’attacco al conveyex visto in Solo: A Star Wars Story, d’impattare contro una roccia, salvandosi all’ultimo secondo. I più attenti di voi avranno sicuramente associato questa scena alla corsa sul carro armato de Indiana Jones e L’Ultima Crociata.
Giunto in cima al trasporto, il Mandaloriano è colpito da numerose scariche elettriche emesse dalle stesse armi utilizzate per mandare R2-D2 in cortocircuito e precipita, rimanendo privo di sensi. Tornato alla Razor Crest, tenta inutilmente di avviare i motori della nave, completamente saccheggiata. Non rimane che una soluzione: chiedere aiuto e ospitalità a Kuiil. Il saggio Ugnaught conosce la soluzione: andare a parlamentare con i Jawa e trovare un accordo per la restituzione del maltolto. Nonostante il negoziato si riveli tutt’altro che facile, anche a causa della riluttanza del personaggio di Pedro Pascal dinanzi alla prospettiva di gettare le armi in quanto parte della sua religione, l’accordo è presto raggiunto: i Jawa restituiranno tutti i componenti della Razor Crest se il cacciatore di taglie porterà loro un misterioso artefatto chiamato l’Uovo.
Purtroppo per il Mandaloriano, l’Uovo appartiene a un esemplare di Mudhorn, una pericolosissima bestia simile a un enorme rinoceronte. Dinanzi a un animale così potente e aggressivo, le armi di un cacciatore di taglie, per quanto abile, servono a poco: dopo un durissimo scontro nel fango ispirato a quello tra Han Solo e Chewbacca in Solo: A Star Wars Story, per il nostro sembra non esserci più niente da fare; rassegnato al suo destino, il Mandaloriano sfodera il pugnale e attende l’ultima carica del Mudhorn, deciso non solo a ricevere, ma anche ad infliggere un colpo mortale, quando…
…TUTTI GLI SPOILER SONO UGUALI, MA ALCUNI SONO PIÙ UGUALI DEGLI ALTRI!
Quando tutto sembra perduto per il Mandaloriano, il Soggetto alza la mano e, utilizzando la Forza, solleva da terra il Mudhorn, impedendogli di uccidere il cacciatore di taglie. Sfinito per lo sforzo, il piccolo si addormenta e lascia il Mudhorn, cui il Mandaloriano infligge il colpo di grazia.
Recuperato l’Uovo e consegnatolo ai Jawa, il Mandaloriano scopre che questo è il loro cibo preferito; riconoscenti, i piccoli alieni gli restituiscono i componenti rubati alla Razor Crest. Nonostante la grande mole di lavoro e lo scoramento del Mandaloriano, Kuiil non si perde d’animo e convince il cacciatore di taglie a rimboccarsi le maniche per riportare in funzione la nave. Durante le riparazioni, i due dialogano riguardo a ciò che è successo nello scontro con il Mudhorn, senza riuscire a darsi spiegazioni. L’indomani, il Mandaloriano è pronto a partire e offre a Kuiil parte della sua ricompensa o un posto come membro dell’equipaggio della Razor Crest; in entrambi i casi, l’Ugnaught rifiuta: a lui basta la gratitudine reciproca.
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