Si chiude un’epoca! L’ultima, tragica puntata di The Clone Wars conclude alla perfezione la dodecennale epopea delle Guerre dei Cloni, suscitando un turbinio di emozioni che, senza ombra di dubbio, rimarrà a lungo ineguagliato nei cuori di ogni appassionato dell’universo di Star Wars. Come ogni settimana e per l’ultima volta, Star Wars Libri & Comics presenta l’esclusiva analisi del dodicesimo episodio della settima stagione di The Clone Wars.
The Clone Wars S7:E12 – Analisi e easter egg
Come accaduto per tutte le puntate facenti parte di questo ultimo arco narrativo, l’episodio odierno è aperto da un più che mai funereo preambolo introduttivo, le cui note ricordano molto da vicino la conclusione della traccia The Birth of the Twins / Padmé’s Destiny, brano della colonna sonora di Episodio III – La Vendetta dei Sith udibile nei momenti finali del film. Come in un inedito paradosso, il sonoro è accompagnato dal vecchio marchio verde di Lucasfilm, dal sinistro logo rosso della serie The Clone Wars e dall’ansiogeno titolo della puntata, a sua volta scritto in caratteri cremisi: Vittoria e Morte, forse in antitesi al motto Vittoria o morte, adottato dai super commando mandaloriani durante gli eventi visti nel fumetto Darth Maul – Figlio di Dathomir, avvenuti circa sei mesi prima rispetto all’assedio di Mandalore.
La narrazione si apre con una suggestiva inquadratura di una nave in viaggio nell’iperspazio: è uno Star Destroyer di classe Venator, a bordo del quale, a seguito dell’emanazione del diabolico Ordine 66, si sta consumando una vera e propria guerra: uno schieramento comprende l’ex-Padawan di Anakin Skywalker, Ahsoka Tano, e il Comandante CT-7567, meglio noto come Rex, al quale Ahsoka ha rimosso il chip inibitore che costringe ogni singolo soldato clone del Grande Esercito della Repubblica a obbedire all’Ordine 66; dall’altro lato, invece, si trovano le truppe della celeberrima 501ª Legione, intenzionate a scovare e uccidere i traditori. A fare da vera e propria mina vagante vi è poi Maul, il Signore Oscuro dei Sith da tempo decaduto agli occhi del suo antico maestro, Darth Sidious. Ahsoka e Rex sono barricati all’interno della piattaforma medica del Destroyer, ma i soldati clone ancora succubi del chip inibitore sono alacremente al lavoro per forzare la porta blindata che li divide dai loro obiettivi; la sequenza ricorda, ancora una volta, l’abbordaggio della Tantive IV di Leia Organa visto nelle battute iniziali di Episodio IV – Una Nuova Speranza. Pur nel bel mezzo di una situazione a dir poco scomoda, tuttavia, la Togruta afferma di avere un’idea e, in un secondo richiamo a Episodio IV, ordina a Rex di armare i blaster con colpi stordenti, in modo da non uccidere i commilitoni, costretti loro malgrado a compiere tali vili e nefande malefatte.
Non appena la porta blindata viene finalmente forzata, Ahsoka mette in atto il suo piano: facendo ricorso alla Forza, la Togruta spinge la porta a parecchi metri di distanza, trascinando con essa numerosi soldati clone, e sfodera le sue spade laser, utilizzandole esclusivamente per difendere la propria persona e quella di Rex dai micidiali colpi di blaster che guizzano da un capo all’altro del corridoio; il Comandante, frattanto, risponde al fuoco utilizzando, come concordato, esclusivamente colpi stordenti, lasciando i compagni d’arme al suolo, privi di sensi. Mentre i due si occupano di mettere fuori combattimento i soldati clone, il fidi droidi astromeccanici R7-A7, CH-33P (anche noto come Cheep) ed RG-G1 (soprannominato G-G) sono intenti a scandagliare gli archivi della nave stellare al fine d’individuare la via di fuga più sicura. Terminato il combattimento, Ahsoka e Rex vengono messi al corrente della situazione: tutti i gusci di salvataggio sono stati distrutti e l’unica possibilità di salvezza è costituita dalle navette situate nell’hangar principale dello Star Destroyer. Durante la breve conversazione, la Togruta confessa inoltre di aver liberato Maul di sua spontanea volontà per indurlo a creare un diversivo che le permettesse di avere campo libero per salvare Rex indisturbata.
A questo punto, la macchina da presa si concentra sullo stesso Maul, che si aggira per i corridoi della nave apparentemente senza meta, ma deciso, al contrario, a mettere in atto un’altra delle sue deplorevoli macchinazioni. Grazie al comunicatore sottratto in precedenza a un soldato clone cui egli stesso aveva barbaramente amputato un braccio, lo Zabrak apprende dunque che Ahsoka e Rex sono fuggiti dalla piattaforma medica e che le truppe al comando di CT-5597, meglio noto come Jesse, sono ancora ignare del coinvolgimento dello stesso Rex nel tentativo di fuga di Ahsoka. Pochi istanti dopo, raggiunto da due soldati clone, l’ex-Sith utilizza il più famoso dei poteri oscuri, uccidendoli per strangolamento attraverso la Forza. In seguito, giunto presso la sala dell’iperguida, il Dathomiriano non si limita a dispensare morte a chiunque si frapponga sul suo cammino, ma si rende artefice della distruzione del generatore d’iperguida, provocando la rapida uscita dello Star Destroyer dall’iperspazio; come se non bastasse, la nave, dilaniata dalle esplosioni, pare dirigersi a gran velocità verso una piccola luna orbitante a prua.
Intanto, Ahsoka e Rex sono giunti sin presso il ponte della nave stellare, dove hanno messo al tappeto l’intero equipaggio presente. Una volta preso controllo della sala comandi, i due si rendono conto che i portelloni dell’hangar principale sono stati sigillati e che tutti i sistemi della nave sono stati disattivati; con un pizzico d’ironia, il Comandante fa notare che, se non stessero cercando di ucciderli, non potrebbe che essere fiero delle contromisure approntate dai propri uomini. Ahsoka, al contrario, non sembra in vena di scherzi; con prontezza e decisione, la Togruta assegna infatti un incarico a ciascuno dei droidi astromeccanici: a R7-A7 tocca il compito di trovare un modo per aprire i portelloni dell’hangar, Cheep ha la missione di approntare una navetta per il decollo, mentre a RG-G1 spetta invece l’incombenza di scoprire cos’è avvenuto al generatore d’iperguida. A loro insaputa, tuttavia, le truppe della 501ª Legione hanno previsto anche questa mossa e, com’è lecito aspettarsi, si preparano a tendere una trappola ai danni dei fuggiaschi.
Pochi secondi dopo, RG-G1 diviene latore di pessime notizie: il generatore d’iperguida del Destroyer è infatti completamente distrutto e, come se non bastasse, la nave è finita all’interno del campo gravitazionale della luna limitrofa. La situazione pare volgere di male in peggio quando l’apertura del portellone superiore dell’hangar rivela che l’impatto contro la superficie del satellite è decisamente più vicino del previsto; a rendere le circostanze ancora più spiacevoli concorrono, infine, i soldati clone agli ordini di Jesse, che si schierano a pieno organico all’interno dell’hangar, con l’obiettivo di sbarrare ogni possibile via di fuga ai ricercati. Che fare? Rex, da buon soldato quale è, è convinto che la linea di condotta migliore preveda di raggiungere la navetta combattendo; Ahsoka, al contrario, ritiene che i soldati clone ostili siano troppi e, inoltre, non ha alcuna intenzione di fare del male a coloro che, per più di un anno e mezzo, sono stati i suoi amici più fidati. Rex insiste: ai soldati di Jesse non importa vivere; al contrario, sono disposti a morire pur di vedere morire i fuggiaschi cui stanno dando la caccia. A questo punto, la Togruta decide, con tatto e comprensione, di rimuovere l’elmetto a Rex, scoprendo il viso del fedele amico rigato dalle lacrime, e, guardandolo negli occhi, proferisce parole da vero Cavaliere Jedi: i soldati clone schierati nell’hangar sono buoni soldati, proprio come Rex e, benché siano disposti a morire pur di uccidere il nemico, Ahsoka non ha alcuna intenzione di essere la causa della loro morte. Dopo aver proferito queste sagge parole, la Togruta rivela allo scoraggiato amico di avere, ancora una volta, un’idea.
Qualche minuto più tardi, Jesse riceve comunicazione dell’imminente arrivo di Maul. Nel frattempo, tuttavia, Rex si presenta sull’hangar, apparentemente intento a consegnare Ahsoka nelle mani della 501ª Legione. A questo punto, per verificare la lealtà del Comandante, Jesse gli ordina di giustiziare la Togruta in quanto traditrice della Repubblica; Rex, tuttavia, fa notare che l’Ordine 66 prevede esclusivamente di eliminare i Jedi e che, da oltre un anno a questa parte, Ahsoka Tano non appartiene più all’Ordine dei Jedi. Jesse, tuttavia, non ci casca: la Togruta è infatti soggetta a un ordine di terminazione emesso da Darth Sidious in persona. Dinanzi a un ulteriore tentativo di guadagnare tempo da parte di Rex, Jesse perde infine la pazienza e lo accusa di tradimento nei confronti del Grande Esercito della Repubblica, degradandolo nuovamente a Capitano e condannandolo a morte a sua volta. Oltre a costituire un momento di altissima tensione narrativa, la sequenza fornisce inoltre una spiegazione del motivo per cui Rex, pur essendo stato promosso al grado di Comandante da parte di Anakin Skywalker, s’identifica ancora come Capitano durante gli eventi della seconda stagione di Rebels.
A questo punto, Jesse ordina una volta per tutte di fare fuoco contro Ahsoka e Rex; tuttavia, un attimo prima che i soldati clone possano obbedire al suo comando, i fidi droidi astromeccanici attivano gli elevatori dell’hangar, provocando la caduta delle truppe di Jesse ai livelli inferiori dello Star Destroyer. Approfittando della confusione, Maul fa dunque la sua comparsa nell’hangar e si dirige ad ampie falcate verso l’unica navetta disponibile, per la precisione un trasporto di classe Nu. La Togruta, tuttavia, si accorge del tentativo di fuga dello Zabrak e si dirige ad affrontarlo, venendo però presto sbalzata via da una potente spinta ricevuta attraverso la Forza da parte del Dathomiriano e perdendo una delle proprie spade laser, precipitata anch’essa ai livelli inferiori. Dopo avere a malapena evitato una rovinosa caduta grazie al tempestivo quanto provvidenziale aiuto da parte di RG-G1, Ahsoka tenta nuovamente di fermare Maul, che nel frattempo si è levato in volo, trattenendo la navetta con la Forza; la sequenza non può che ricordare molto da vicino gli eventi accaduti nel deserto di Pasaana durante Episodio IX – L’Ascesa di Skywalker e, più alla lontana, una famosa scena tratta dal videogioco Il Potere della Forza. In questo caso, tuttavia, la tensione non si risolve con la distruzione della nave; al contrario, Ahsoka agisce ancora una volta da vera Jedi, lasciando fuggire Maul pur di salvare Rex dalle grinfie di Jesse e degli altri soldati clone ancora succubi del chip inibitore, rifiutando di distruggere ciò che odia per salvare ciò che ama. La battaglia, tuttavia, non si risolverà senza perdite, anzi: in un estremo tentativo, peraltro riuscito, di salvare Ahsoka e Rex, tutti e tre i droidi astromeccanici avranno la peggio, venendo letteralmente giustiziati da parte degli uomini della 501ª Legione.
Per il clone e la Togruta, a questo punto, non rimane che un’unica via di fuga: un caccia stellare Ala-Y BTL-B stazionato a uno dei livelli inferiori. Il raggiungimento del velivolo, tuttavia, è reso particolarmente difficoltoso sia dall’incessante attacco dei soldati clone, sia dalle sempre peggiori condizioni dello Star Destroyer, che, infine, precipita sulla superficie della luna in modo molto simile a come, solo pochi giorni prima, la Invisible Hand era precipitata presso il porto spaziale di Coruscant: l’equipaggio, tuttavia, non avrà la stessa fortuna sperimentata da Anakin Skywalker, Obi-Wan Kenobi, Sheev Palpatine ed R2-D2. A seguito del rovinoso impatto, Ahsoka e Rex, in un ultimo ed estremo atto di compassione, porgono omaggio ai soldati clone defunti seppellendoli uno ad uno e ponendo i loro elmetti a imperitura memoria di ciò che fu. Infine, poco prima di voltare definitivamente le spalle al relitto dello Star Destroyer e alla sua vita precedente, Ahsoka lascia cadere in terra la spada laser superstite, abbandonandola per sempre. In questa breve quanto struggente sequenza, la Togruta è avvolta in uno spesso mantello grigio; tale indumento non può che comporre, insieme al mantello di colore bianco indossato da Ahsoka circa ventiquattro anni dopo su Lothal, una simbologia di carattere catartico nonché, agli occhi dello spettatore più appassionato al genere fantastico, un interessante parallelismo con la figura di Gandalf, uno tra i personaggi principali delle vicende de Il Signore degli Anelli.
Alto due metri, bipede. Avvolto d’un fluttuante mantello nero, il volto eternamente nascosto da un funzionale quanto bizzarro schermo respiratore di metallo nero – Il Signore Oscuro dei Sith apparve come una paurosa minaccia.
passo tratto e adattato dalla prima edizione di Guerre Stellari.
Qualche tempo dopo. Una navetta T4-a di classe Lambda atterra dolcemente sul terreno ricoperto di neve e brulicante di assaltatori, soldati artici e droidi sonda Viper intenti a perlustrare quello che sembra essere il sito di un rovinoso impatto. Il Signore Oscuro dei Sith discende dalla navetta e si dirige a larghi passi verso il relitto di un immenso Star Destroyer, quasi fosse alla ricerca di qualcosa. D’un tratto, il Signore Oscuro si china a raccogliere un oggetto dal suolo ghiacciato. Un’arma. Un’elsa e una lama inconfondibili. S’ode il canto di una femmina di convor, l’incarnazione di una vecchia amica cui l’antica posseditrice dell’arma deve la vita; l’incarnazione d’una Figlia. Il Signore Oscuro alza lo sguardo, gli occhi e la pelle martoriata pienamente visibili attraverso la maschera. Un attimo d’indugio, forse di ripensamento. O forse no.
Ogni generazione ha la sua leggenda. La serie si conclude, ma la storia vivrà per sempre.
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