Tra gli innumerevoli fumetti dell’Alien Universe pubblicati dalla casa editrice statunitense Dark Horse in oltre tre decenni, Alien 3 – La Sceneggiatura Originale merita sicuramente di essere annoverato tra gli esperimenti più interessanti.
Adattamento a fumetti dell’operato di William Gibson (padre del genere fantascientifico cyberpunk) per il terzo capitolo della saga cinematografica, la sceneggiatura del 1987 non venne approvata e non presenta praticamente alcun punto in comune con la pellicola di Alien3 del 1992 di David Fincher.
Pubblicato originariamente negli USA in cinque parti dal Novembre 2018 e il Marzo 2019, in Italia la storia ha visto la sua prima incarnazione grazie a SaldaPress nei numeri 30, 31 e 32 dello spillato mensile Aliens, salvo poi essere ripresentato sottoforma di raccolta cartonata nell’estate del 2020.
- Titolo: Alien 3: The Unproduced Screenplay
- Data di uscita: 9 Luglio 2020
- Autori: Johnnie Christmas (disegni e storia, su soggetto originale di William Gibson)
- Edito da: SaldaPress
- Edizione: Cartonato, colori, 144 pagine
- Contiene: Alien 3: The Unproduced Screenplay #1/5
- Prezzo: 20,90 € (ACQUISTA QUI)
“Bishop teorizza che ciascun individuo possieda sufficiente informazione genetica per diventare una regina.”
“In tal caso, colonnello-dottore, un singolo uovo, un singolo esemplare…”
“E un ambiente che entri a contatto con queste creature…”
“Sì, secondo l’androide il risultato è pressoché inevitabile.”
“Ma… cos’è?”
“Un’arma.”
– I vertici della stazione Rodina dell’UPP discutono sulla nuova scoperta
Sinossi
Quattro anni dopo la distruzione della colonia Hadley’s Hope su LV-426, la nave Sulaco dei Marine Coloniali sta ancora compiendo il viaggio di ritorno verso la Stazione Gateway in orbita sopra la Terra, trasportando nei tubi del criosonno i quattro sopravvissuti del massacro: la sottoufficiale Ellen Ripley, il caporale Dwayne Hicks, la giovane Rebecca “Newt” Jorden” e l’androide Bishop.
Per un errore non meglio precisato al sistema di navigazione, la Sulaco penetra per un breve lasso di tempo nel settore di spazio dell’Unione dei Popoli Progressiti (UPP), una federazione da tempo in uno stato di tensione con le Americhe Unite.
I trattati di non belligeranza vietano lo sconfinamento, motivo per il quale una squadra d’abbordaggio sale a bordo della nave spaziale per un’operazione-lampo, onde carpirne gli eventuali segreti e il motivo dell’invasione dello spazio dell’UPP.
Assieme ai resti mutilati dell’androide Bishop, la squadra rinviene un uovo dalla natura sconosciuta, dal quale scaturisce una creatura aliena che si attacca al volto di uno del team d’abbordaggio. Consapevoli che non riuscirebbe mai a passare la quarantena, i compagni lo abbandonano, portando con loro la parte superiore di Bishop.
La Sulaco viene pertanto dirottata dalla Weyland-Yutani sulla stazione Anchorpoint, al confine dello spazio delle Americhe Unite. La compagnia, consapevole del prezioso carico, invia due personalità di spicco della Divisione Armamenti – Fox e Welles – affinché assicurino il corretto recupero della risorsa aliena (l’uovo) e ne studino le caratteristiche per un eventuale impiego degli organismi come armi biologiche.
I passeggeri della Sulaco vengono tratti in salvo, ma Ripley è in stato semi-comatoso, mentre Newt viene rispedita sulla Terra per stare con i nonni. Hicks, invece, scopre ben presto che l’autorità militare a cui intende fare rapporto per gli eventi su LV-426 risponde a quelli che sono i dettami della Weyland-Yutani.
Nel frattempo, il laboratorio medico della stazione Anchorpoint viene impiegato non solo per studiare nella massima segretezza i campioni di materiale resinoso rinvenuto sulla nave da poco approdata, ma anche il cadavere di un membro dell’Unione dei Popoli Progressisti rinvenuto col torace fracassato.
Scandagliando la memoria dell’androide sottratto alla Sulaco, i vertici della stazione Rodina dell’UPP scoprono i file mnemonici riferiti all’esperienza su Hadley’s Hope quattro anni prima, venendo a conoscenza di cosa la Weyland-Yutani voglia rientrare così urgentemente in possesso.
Tale sviluppo alza inevitabilmente la tensione nella regione di spazio, in quanto le Americhe Unite pretendono la riconsegna di Bishop (equiparato a un vero e proprio cittadino), mentre l’UPP chiede maggiore chiarezza sulla palese violazione del trattato di non proliferazione delle armi biologiche e sullo stato del loro uomo lasciato indietro dalla squadra d’abbordaggio.
Come segno di buona volontà, viene effettuata la liberazione dell’androide ricostruito, che viene immediatamente messo a capo del laboratorio e degli esperimenti sulle cellule aliene.
I membri dell’Anchorpoint però vengono a conoscenza della possibile bio-arma a bordo e, con l’aiuto di Hicks e Bishop stesso, si accingono a distruggere tutto il materiale vivente, ma un incidente libera delle particelle aeree che infettano Welles e un tecnico di laboratorio.
Gli sviluppi sono inattesi: il DNA degli infetti viene ricombinato a velocità straordinaria e un ibrido mutante letteralmente si sviluppa all’interno dell’ospite, facendolo a pezzi al momento della nascita.
Mentre la stazione precipita nel caos e l’orrore alieno inizia a dispensare morte senza pietà, anche sulla Rodina avviene un evento analogo; lo xenomorfo coltivato in vitro dagli scienziati si libera, costringendo le forze armate dell’UPP a nuclearizzare la struttura spaziale.
Ormai un veterano della lotta ai mostri, Hicks pone in salvo Ripley, eiettando la donna ancora incosciente in un guscio di salvataggio.
L’ibrido intanto continua la sua opera di decimazione, eliminando Fox e gli altri lavoratori della stazione. La furia assassina della bestia viene arrestata solamente dallo scontro con lo xenomorfo nato dal cadavere trovato sulla Sulaco non appena attraccata ad Anchorpoint, che annienta l’aberrazione mentre Hicks, Bishop e altri pochi sopravvissuti abbandonano la stazione dopo aver innescato la sua detonazione grazie alla fusione del reattore principale.
Consapevoli anche di quanto avvenuto sulla Rodina, Bishop e Hicks comprendono come la resa dei conti definitiva con gli xenomorfi sia appena cominciata, convenendo che la loro specie vada annientata.

L’orribile mutazione DNA-ricombinante che genera i nuovi xenomorfi. Tavola proveniente dal terzo numero della miniserie.
Cosa mi è piaciuto
Una guerra fredda come lo spazio
Elemento che richiama maggiormente l’attenzione del lettore, e non sarebbe stato possibile diversamente considerato l’autore e il periodo storico nella quale la vicenda è stata concepita, riguarda il clima da Guerra Fredda che permea l’intera narrazione, che vede le Americhe Unite e l’Unione dei Popoli Progressisti combattere una partita a scacchi fatta di allusioni, minacce velate e reciproche sfide.
Molteplici sono i riferimenti a trattati, condizioni e accordi di non belligeranza che creano un background davvero convincente per la narrazione, nei quali si muovono potenti società e governi, interessati alla predominanza in campo bellico, elemento comunque da sempre presente nella saga avviata nel lontano 1979 da Ridley Scott.
Ma non è solamente questa la tematica, anzi, vengono introdotti più o meno marcatamente diversi elementi tipici del genere fantascientifico cyberpunk, come ibridazioni, distorsione della scienza per scopi ambigui e appunto gli interessi delle corporazioni
Nota di merito anche per il nuovo indirizzo che si sarebbe voluto dare alla creatura antagonista: l’alieno, il mostro, non è più un parassita, ma un vero e proprio morbo in grado di trasmettersi.
Viene infatti introdotto un nuovo concetto di proliferazione dello xenomorfo, attuata mediante la violenta mutazione del codice genetico dell’ospite infetto. Questa trovata narrativa – oltre a lasciare spazio a scene particolarmente truculente – permette di elevare la minaccia aliena a un ulteriore livello di pericolosità. Un peccato che non sia stata ripresa nella sua interezza, ma solo parzialmente, con Covenant.
Vita oltre la morte
Alien 3 – La Sceneggiatura Originale rappresenta una vera e propria seconda chance per uno scritto che altrimenti sarebbe rimasto destinato all’oblio. Dato il nome di primaria importanza che ha firmato la della storia, il fatto che la Dark Horse abbia deciso di distribuire sottoforma di fumetto qualcosa che ufficialmente non era associato all’Alien Universe rappresenta indubbiamente motivo di plauso alla casa editrice americana.
Il fascino di eventi “what if”, di possibili sviluppi alternativi, è sicuramente indubbio e permette ai lettori di assistere a soluzioni narrative delle quali non sarebbero mai potuti essere testimoni sul grande schermo.
Con la mancanza di un canone istituito ufficialmente (eccezion fatta per i film e pochissimi romanzi), i fan di Alien non sono comunque nuovi a vicende alternative: basti semplicemente pensare alle storiche serie a fumetti uscite prima dello stesso Alien3 e raccolte nei volumi Trentesimo Anniversario e Incubo sulla Terra.
Rivelatosi un buon successo commerciale e di critica, la sceneggiatura di Gibson vedrà la una nuova incarnazione sottoforma di adattamento romanzato nell’estate del 2021. Il libro, scritto da Pat Cadigan, si intitolerà Alien 3 – The Lost Screenplay e sarà pubblicato in lingua originale dalla Titan Books.
Edizione di spessore
Come da tradizione SaldaPress, l’edizione cartonata è ottima, trasmette una sensazione di solidità, carta piacevole al tatto e rilievi lucidi su fronte e retro che richiamano il soggetto del volume.
Fortunatamente i disegni di Johnnie Christmas si presentano decisamente “puliti” e non risultano confusi nemmeno nei momenti più concitati, elemento purtroppo riscontrato più volte nelle produzioni a fumetti legate alla creatura concepita a livello visuale dal compianto artista svizzero H.R. Giger. Nel loro compresso largamente al di sopra della sufficienza, seppur non presentando vette di sorta.
Si segnala anche la presenza di una breve introduzione a opera dello stesso Gibson.

L’ibrido e lo xenomorfo si affrontano sulla stazione Anchorpoint. Tavola proveniente dal numero conclusivo della miniserie.
Cosa non mi è piaciuto
Alcuni frangenti decisamente confusi
Il difetto principale della pubblicazione, così come quello degli altri adattamenti a fumetti Dark Horse di sceneggiature non arrivate sul grande schermo, riguarda la resa complessiva della storia.
Indubbiamente il documento dal quale è stato generata la miniserie in cinque parti poteva presentare degli elementi che si sarebbero concretizzati con maggior dettaglio solamente in fase di produzione, tuttavia spesso si ha l’impressione che alcune scene si concatenino troppo velocemente, o che manchi qualche passaggio logico che, a una prima fruizione della vicenda, sfugge davvero con troppa facilità anche a un’attenta lettura.
Consigliata una seconda lettura, per cogliere alcuni dettagli che magari possono essere sfuggiti in prima istanza.
La gestione dei personaggi storici
L’elemento che portò la storia rappresentata nel volume Alien 3 – La Sceneggiatura Originale a essere scartata (oltre al celebre sciopero degli sceneggiatori della Writers Guild of America del 1988) fu anche il ruolo riservato ai quattro protagonisti scampati all’esplosiva conclusione della pellicola Aliens – Scontro Finale.
Ripley, il personaggio interpretato da Sigourney Weaver, era ormai da tempo il volto umano della serie, la figura dalla quale difficilmente si sarebbe riusciti a prescindere nel caso di un terzo film della saga. Nello scritto di Gibson la figura femminile forte della saga, viene relegata a un ruolo praticamente non esistente: dopo il recupero della Sulaco ella si trova in uno stato praticamente semi-comatoso, non avendo interazioni con gli altri personaggi e il suo ritorno viene delegato a un’altra storia, grazie a un espediente narrativo abbastanza forzato.
Il fato di Newt invece funzione diretta di quanto si è optato per Ripley, senza più la necessità di rappresentare il legame madre-figlia, e onde non farla trovare nuovamente in un contesto già vissuto nel film antecedente, ella viene fatta uscire di scena concedendole un lieto fine (a differenza di Alien3 ).
Chi ha ricevuto maggiore giustizia sono indubbiamente Bishop e Hicks, membri attivi di una sorta di resistenza mirata all’annientamento definitivo della minaccia degli xenomorfi.
Risulta comunque importante evidenziare come a questi quattro personaggi non spetti mai il primo piano, se non in un breve frangente per quanto riguarda l’androide, segnando dunque una discontinuità con Aliens non solo a livello di contenuti, ma anche di protagonisti.
“Ma potete tornare a essere una specie unita, Hicks. Uniti contro un nemico comune. […] Questa cosa va ben oltre la competizione interspecie. L’alieno è per la vita biologica ciò che l’antimateria è per la materia.”
– Bishop, a Dwayne Hicks
Commento finale
Alien 3 – La Sceneggiatura Originale rappresenta un esperimento tanto interessante quanto riuscito. Il clima da Guerra Fredda e i nuovi concetti applicabili alla figura dello xenomorfo permettono al lettore di leggere una vicenda con una personalità propria ben definita.
Sebbene in alcuni punti la vicenda sembri correre eccessivamente (e senza dimenticare il fatto che i personaggi storici siano stati rilegati in secondo piano), la trasposizione a fumetti della sceneggiatura di William Gibson risulta una lettura consigliatissima ai fan dell’Alien Universe, onde scoprire cosa sarebbe potuto essere quello che poi abbiamo imparato a conoscere col nome di Alien3.
Dal punto di vista dell’edizione la cartonatura viene promossa pienamente, presentando una marcata sensazione di robustezza e i classici rilievi lucidi su prima e quarta di copertina.
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