L’analisi di questo personaggio di finzione è completamente personale.
Se sei a conoscenza o hai difficoltà contatta l’A.S.L. più vicina in cui poterti recare, non sottovalutare il disagio psicologico.
Introduzione
Sinjir Rath Velus, un ex imperiale unitosi alla Nuova Repubblica tramite il gruppo capeggiato da Norra Wexley, appare nella trilogia Aftermath (Aftermath, Aftermath – Debito di vita e Aftermath – La fine dell’Impero) edita da Multiplayer e la cui pubblicazione si è conclusa nel 2017. Ambientata dopo la battaglia di Endor fino a immediatamente dopo la fine della battaglia di Jakku, l’opera di Chuck Wendig racconta le vicende di un male assortito gruppo di combattenti, spie e piloti che lavorano per conto della Nuova Repubblica e dell’attacco finale dell’Impero.
Un dolore che spezza
Nato su Sevenmoon nel sistema di Velusia, Sinjir ricorda con amarezza la sua infanzia e adolescenza. La prima immagine che rappresenta la sua famiglia è il ricordo di sua madre mentre lo frusta con i rametti di un albero del loro cortile. Il passaggio, durante l’adolescenza, nell’accademia imperiale non ha migliorato la sua condizione. Dopo essere stato espulso dall’ufficiale Sid Uddra, a causa della sua intelligenza ed irascibilità, è da lei stessa inserito nel Servizio di Sicurezza Imperiale per diventare un ufficiale lealista. Da questo momento Sinjir cambia irrimediabilmente.
Chiamato il Nido delle Vipere e circondato da mari turbolenti, il centro di addestramento su Virkoi è stato situato in un luogo inospitale, aspro così come i futuri lealisti.
La vipera che è in lui cresce
Sid Uddra ammalia, inizialmente, Sinjir attraverso un rapporto di similitudine tra i due, nati nello stesso sistema, diffidenti e con un odio viscerale verso tutti:
Uddra “Tu sei come me” gli disse. “Non vai d’accordo con nessuno. Tu non piaci a loro e loro non piacciono a te. Quando è cominciato ha ben poco importanza: col tempo hai imparato a difenderti odiando tutto e tutti per partito preso. Disprezzi persino me. Mi guardi con sospetto. Bene. L’odio sarà la tua salvezza ma, soprattutto, sarà quella dell’Impero”.
Un discorso che, pur nella sua diversità, mi ha ricordato l’imperatore Palpatine durante Il Ritorno dello Jedi, quando prova a convertire al Lato Oscuro Luke. Fare leva su ciò che unisce, sui dubbi del prossimo per insinuarsi nella loro mente e volgere l’uomo a proprio favore.
Servizio di sicurezza imperiale
L’addestramento non era ciò che ci si sarebbe aspettati. Sinjir veniva addestrato di giorno e torturato e umiliato di notte. Leggere il proprio nemico per scovare i punti deboli e colpire finchè non si spezza – diventare un maestro nella lettura della comunicazione para-verbale e non verbale – questo è ciò che avrebbe imparato.
Il processo per far sparire il vero Sinjir era cominciato e di lui, a fine addestramento, resterà solo un guscio vuoto e freddo. Il dolore sarà la sua fonte di vita e vitalità, lo sguardo calcolatore e cinico la sua prospettiva futura.
Post Endor
Sinjir odiava se stesso a tal punto da essere diventato consapevolmente dipendente dall’alcool, si svalutava ritenendosi utile solo per lavori che riguardassero le sue abilità, affinate durante l’addestramento lealista. Più utilizzava queste abilità, più affondava dentro il proprio odio. Qui diventa evidente la profezia che si autoavvera, generata, in principio, da un attaccamento insicuro di tipo evitante creatosi con la madre, in seguito modellato dal trauma della formazione lealista (anch’essa avvenuta durante gli anni formativi).
L’alcool un compagno di bevute
Infatti, la cacciatrice di taglie Jas Emari definisce Sinjir “Takask wallask ti dan” (uomo senza stella): capace solo di vagare tra una missione all’altra senza un obiettivo che gli appartenesse, lasciandosi solo guidare dalla corrente.
L’uso smoderato di alcool è la sintomatologia che maschera la depressione reattiva, una modalità per slatentizzare i sintomi che veramente gli infliggevano dolore, era un salvagente. Così come lo è stato, in seguito, la presenza di un gruppo che lo sosteneva; un sostegno che lo stava aiutando a galleggiare mentre lottava contro la marea di pensieri negativi incentrati su se stesso, causati dalla depressione reattiva.
Conclusione
L’ex imperiale è uno dei personaggi più complessi di Aftermath. Sinjir Rath Velus mostra come l’Impero sia una macchina corrotta e corruttrice, ma soprattutto come lo sia ogni governo che esiste; la Nuova Repubblica non si esime da tale fardello. I governi sono formati da uomini e tali sono le azioni messe in atto. Nonostante tutto, gli uomini possono cambiare se lo desiderano ardentemente e Sinjir ne è un esempio. Il futuro è nelle nostre mani ma a volte serve una spinta esterna per compiere il primo passo.
Cosa ne pensate di questo approfondimento? Pensate anche voi che la sua infanzia e l’addestramento imperiale abbiano influito sulla successiva caduta nella depressione? Avete letto la trilogia Aftermath? Fatecelo sapere nei commenti!
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