Continuano le avventure dell’archeologa Chelli Lona Aphra con La Prigione della Morte che, come suggerisce il nome, questa volta si svolgeranno all’interno di un particolarissimo carcere imperiale. L’albo incomincia subito dopo la fine del precedente (trovate qui recensito Dottoressa Aphra 3 – Padronanza) presentando i pensieri della protagonista su ciò che è accaduto e sul come sia potuto appunto verificarsi; insomma, una vera e propria riflessione sulle scelte di vita compiute.
Il volume è scritto da Simon Spurrier, già co-autore dei precedenti albi insieme a Kieron Gillien, mentre alle matite troviamo Kev Walker. Edito in Italia da Panini Comics, è disponibile dal 21 novembre scorso, ovviamente in formato brossurato.
- Titolo: Star Wars: Dottoressa Aphra – La Prigione della Morte
- Autori: Simon Spurrier, Kev Walker
- Data di uscita: 21 novembre 2019
- Edizione: 17x26cm, brossurato, 144 pagine, colore
- Contiene: Star Wars: Doctor Aphra #20-25
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Sinossi
La Dottoressa Aphra è finita dietro le sbarre: e in questo carcere Imperiale un passo di troppo lontano dal proprio droide di guardia e si esplode. Aggiungetevi un fantasma Jedi, l’Ispettore Tolvan e Sana Starros, rispettivamente la fidanzata e la ex di Aphra, una zona di guerra e un certo Signore dei Sith e capirete perché… questa è la prigione della morte!
Cosa mi è piaciuto
Storia
La Prigione della Morte è un ottimo arco narrativo che compie un salto di qualità rispetto ai precedenti. La trama è ricca di azione ed eventi inaspettati tra cui la reunion di personaggi del passato che già conosciamo, come Sana Starros, Darth Vader, la comandante Syndulla, ma anche quelli che ricopriranno un ruolo nel futuro della saga.
La trama è dunque un crescendo continuo per quanto riguarda i personaggi e l’azione. Infatti quando pensi che la situazione stia per risolversi ecco che appare una nuova pedina, arrivando ad un plot twist finale inatteso che rimette -ancora una volta- tutto e tutti in gioco. Inoltre, quando si parla della Dottoressa, è sempre presente un mistero da svelare, un manufatto da salvare: un compito che solo l’Indiana Jones della galassia Star Wars vorrebbe portare a termine a discapito dei pericoli incombenti e di coloro i quali avranno la sfortuna di trovarsi sul suo cammino.
I personaggi
L’evoluzione dei personaggi è visibile ad occhio nudo, al punto che è riscontrabile un salto notevole rispetto al volume 3.
Il passo in avanti più significativo nelle relazioni riguardanti Aphra, l’ex Sana Starros e l’attuale recente conquista imperiale Tolvan, che compiono un passo in avanti che renderà felici i fan dell’archeologa.
Spurrier ha saputo gestire magistralmente la storia e l’inserimento di ogni personaggio al suo interno, donando continuità e scorrevolezza (la comparsa della specie di Bor Ifriem, i Mairan, è qui rappresentata per la prima volta dopo il fumetto Rogue One – A Star Wars story).
In tutto ciò, Darth Vader fortunatamente entra in scena senza oscurare e mettere da parte gli altri interpreti; un vero e proprio giusto equilibrio di oscurità.
Una nota la riservo alla perdita di BT-1, distrutto durante lo scontro contro Darth Vader. Pur essendo stato portato via un pezzo fondamentale, visto dal primo numero, sarebbe stato irrealistico vedere un droide assassino, nonostante la sua determinazione e maestria negli omicidi, riuscire a sopraffare l’Oscuro Signore dei Sith.
Disegni
In questo arco narrativo le matite sono state affidate a Kev Walker, Mark Deering, Java Tartaglia. Le tavole di Walker trasmettono l’ironia della storia e al tempo stesso la concitazione delle complesse vicende che si intersecano man mano.
Le vignette più bizzarre e dark, come gli interni della prigione imperiale, l’entrata in scena di Triplo Zero o la marcia teatrale di Darth Vader, permettono di sentire la minaccia di morte che scaturisce da quel luogo o che incute quel personaggio.
I colori sono nettamente più bui e tetri rispetti ai precedenti volumi, il che ha conseguentemente reso l’ambientazione maggiormente aderente alla realtà narrata.
Cosa non mi è piaciuto
Nulla in particolare da segnalare. Dottoressa Aphra 4: La Prigione della Morte è un arco narrativo ben sviluppato e curato nei dettagli al quale non vi è nulla da eccepire.
Conclusione
La Prigione della Morte risulta albo che ha molto da offrire, ricco di tutti gli aspetti che si potrebbero volere all’interno di una storia complessa; si passa dal flusso di coscienza all’azione, dai momenti romantici alle esplosioni. Il tutto si concentra in sole poche ore, eppure la trama procede spedita grazie al susseguirsi concitato degli eventi.
Spurrier ha dato prova delle sue grandi capacità in qualità di scrittore in solitaria senza un co-autore. Anche i disegni hanno una loro personalità, lontana dal fotorealismo eccessivo visto in altre serie.
In conclusione, questo è un albo che raccomando caldamente, vi farà emozionare.
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Altre opere:
– Dottoressa Aphra
– Dottoressa Aphra e l’Enorme Profitto
– Dottoressa Aphra – Padronanza