Dune: Prophecy è una serie televisiva distribuita negli Stati Uniti da HBO e arrivata in Italia grazie a Sky Atlantic il 18 novembre 2024. Ambientata nell’universo narrativo di Dune di Frank Herbert, questa serie si presenta come antecedente agli eventi dei due film di successo mondiale Dune (2021) e Dune – Parte Due (2024), diretti da Denis Villenueve.
Espandendo il nuovo mondo cinematografico tratto da una delle saghe di fantascienza più importanti di sempre, la serie è ispirata e ambientata successivamente agli eventi della trilogia di romanzi Grandi Scuole di Dune (2012-2016) di Brian Herbert e Kevin J. Anderson da poco disponibili anche in Italia, e mira ad approfondire le origini della Sorellanza delle Bene Gesserit.

- Titolo: Dune: Prophecy
- Data di distribuzione: 17 novembre 2024 – In corso
- Regia: Anna Foerster
- Sceneggiatura: Alison Schapker
- Distribuito in Italia da: Sky Atlantic, disponibile su NOW
- Genere: Drammatico, Fantascienza
- Episodi: 6 (prima stagione)
Sinossi
Ambientata circa 10.000 anni prima della nascita di Paul Atreides, la storia segue le sorelle Valya e Tula Harkonnen nel periodo successivo al Jihad Butleriano, una guerra santa che ha portato alla distruzione delle macchine pensanti e all’emergere di nuove strutture di potere nell’Impero. Le due sorelle si uniscono alla Sorellanza delle Bene Gesserit, un ordine di donne addestrate per servire le Grandi Case dell’Impero come Veridiche, utilizzando abilità speciali per discernere la verità.
Cosa mi è piaciuto
Ottima rappresentazione delle Bene Gesserit
La Sorellanza è da sempre uno degli elementi più affascinanti e misteriosi della grande saga di Dune, e la serie riesce efficacemente a rappresentarne le mille sfaccettature, attraverso i ruoli della Madre Superiora Valya (interpretata da Emily Watson) e di sua sorella Tula Harkonnen (Olivia Williams).
Valya è una Sorella ambiziosa e potente che riesce sin da giovanissima a essere nominata successore della precedente Madre Raquella Berto-Anirul (Cathy Tyson), storica figura per l’ordine, nonché tra coloro che – come raccontato nel romanzo La Sorellanza di Dune – daranno una nuova vita e scopo alla Sorellanza: costruire uno sconfinato database genetico delle unioni per controllare la nascita del predetto Kwisatz Haderach.
Non solo la serie punta ad approfondire e origini del grande progetto che diventerà l’ossessione dell’ordine ancora ai tempi dei Dune di Paul Atreides (Timothée Chalamet nei film di Villenueve), ma dimostra anche quanto quest’ultimo sia stato divisivo per la Sorellanza stessa, diventando un aspetto centrale nella trama oscura della serie, nonché punto di intreccio tra il passato delle protagoniste e le loro storie recenti.
Valya, come ci si aspetta, non è rappresentata come un esempio di personaggio positivo, incarnando al meglio la moralità grigia delle Bene Gesserit, capace di imporsi con la forza, grazie ai propri poteri, sulle sue stesse sorelle, pur di raggiungere i propri fini ambiziosi.
Nel corso della serie verranno esplorate a pieno le abilità delle Bene Gesserit nell’arte della menzogna e nella capacità di insinuarsi sotto gli occhi degli uomini più potenti dell’Imperium decidendo come “tirare i fili” e manovrare le Grandi Case indisturbate, comportandosi da doppie e talvolta anche triplogiochiste. Non sarà da meno inoltre un’ampia attenzione alle conoscenze e alle più celebri tecniche praticate dalle donne, come la celebre Agonia della Spezia, l’accesso alla Memoria Oltre-Vita e l’Abominazione.

Intrighi politici ben adoperati
A mantenere alta l’attenzione della serie e a dimostrare a pieno la capacità dell’ordine di manovrare la politica dell’Imperium abbiamo lo sviluppo di una serie di intrighi da palazzo. Tramite una visione molto ravvicinata della famiglia regnante dell’Imperatore Javicco Corrino (Mark Strong), lo spettatore è reso partecipe del modo in cui l’influenza delle Sorelle è alla base dei complessi sistemi di alleanze tra le Grandi Case, dei matrimoni strategici finalizzati a raggiungere la perfetta combinazione genetica ricercata da quest’ultime.
La rottura dell’equilibrio nel controllo delle Sorelle, rappresentate dall’arrivo a corte di Desmond Hearts (Travis Fimmel), criptico antagonista della serie e detentore di misteriosi poteri, innesca una serie di ripercussioni politiche che le Sorelle dovranno disperatamente cercare di gestire per non perdere la morsa sulla casa imperiale e sul controllo del Lansdraad.
La politica rimarrà protagonista e radicata in ogni vicenda, approfondendo la situazione dell’Imperium nel post Jihad Butleriana e la natura della ribellione Fremen su Arrakis, cruciale per il controllo della Spezia.
Il retaggio delle grandi famiglie
Le Grandi Case Atreides, Harkonnen e Corrino rimangono i punti saldi della saga creata da Herbert, e Prophecy compie una saggia scelta nel presentare protagonisti strettamente legati a queste ultime e rappresentanti del loro retaggio, facilitando la comprensione e la connessione con le recenti pellicole, scelta intelligente per espandere coerentemente il nuovo universo cinematografico della saga.
La protagonista Valya è una Harkonnen e, attraverso un episodio flashback che la vede interpretata da Jessica Barden, abbiamo modo di ripercorrere l’onta di vergogna ricaduta sulla famiglia al termine della Jihad. Questo aspetto si rivelerà cruciale e determinerà una serie di scelte difficili e dolorose compiute dalla giovane e dalla sorella Tula (Emma Canning nei flashback), uno dei personaggi meglio riusciti dell’ intero cast.
La prestigiosa famiglia regnante dei Corrino è approfondita non solo tramite l’imperatore Javicco, ma anche tramite i figli: Costantine (Josh Heuston) e la centrale e complessa principessa Ynez (Sarah- Sofie Boussnina), erede al trono imperiale nonché iniziata dell’ordine delle Bene Gesserit.
Gli stessi Atreides sono ben approfonditi e rappresentati grazie al personaggio di Kieran Atreides (Chris Mason), maestro di spada della corte imperiale, legato alla ribellione Fremen di Arrakis e coinvolto in una relazione clandestina con la principessa Ynez.

Cosa non mi è piaciuto
Tempi di narrazione non sempre ben gestiti
Giunti al finale della visione di Dune: Prophecy non si può fare a meno che notare che qualcosa in relazione alla narrazione non è stato gestito al meglio.
Nonostante la serie si faccia carico di episodi pilota non particolarmente dinamici e di un terzo capitolo quasi interamente in flashback, cosa che non giova al ritmo, non si può dire che la trama non avanzi nella sua seconda metà, soprattutto nei due episodi finali.
Tuttavia, la sensazione che permane, specie dinanzi a un finale tanto aperto, è quella di aver assistito a una lunga introduzione di una storia più ampia, che non ha permesso a tutti gli elementi messi in gioco nella prima stagione di brillare come avrebbero potuto e dovuto. A causa del tempo relativamente breve a disposizione (6 episodi), personaggi come Costantine Corrino o la stessa Imperatrice consorte Natalya (Jodhi May) sono approfonditi solo in superficie, e dinamiche interessanti come la storia tra l’imperatore Javicco e la Bene Gesserit Francesca (Tabu), sono affrontate in maniera troppo sbrigativa.

Siamo per questo contenti che la serie sia già stata rinnovata per una seconda stagione, che le darà modo di continuare la narrazione di una storia che, indubbiamente, ha ancora tanto di meglio da offrire.
Conclusioni
La prima stagione di Dune: Prophecy si conferma una buona aggiunta al nuovo universo audiovisivo di Dune, riuscendo a rappresentare in maniera efficace la complessità della Sorellanza delle Bene Gesserit.
Per quanto criptica talvolta (come un vero prodotto di questa saga sa e deve essere), essa intrattiene grazie alla fitta rete di intrighi politici e di corte che caratterizzano l’intreccio della storia, emozionando grazie al buon sviluppo dei protagonisti e alle radicate relazioni familiari delle Grandi Case.
I collegamenti con il resto dei media risultano saggiamente sfruttati, risultando chiari e vitali per approfondire le radici della storia della saga e farle conoscere al pubblico del piccolo schermo.
Nonostante la serie soffra comunque di alcune scelte di sceneggiatura che minano il ritmo della narrazione e la gestione di alcune dinamiche e personaggi secondari, è già in produzione una seconda stagione e siamo molto curiosi di vederla.
Avete visto la serie? L’avete apprezzata la strutturazione in episodi da un’ora o più? Bei tempi quelli in cui la seconda metà del romanzo Dune veniva risolta in tre quarti d’ora. Lynch manchi…
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