Dune. Già il solo titolo del libro oggetto di questa recensione porta con sè un peso rilevante, che induce cautela nell’approccio a esso e un senso di fascino difficile da spiegare. L’opera maggiore dello scrittore statunitense Frank Herbert è senza ombra di dubbio una delle più impattanti e influenti nella produzione letteraria e cinematografica dei nostri giorni, e ciononostante il romanzo in sè resta pervaso da un’aura misteriosa. Esso è forse noto più per le sue influenze su altre saghe, in primis quella di Star Wars, che per il proprio contenuto e valore intrinseco. Tuttavia questo è sicuramente una testimonianza del suo ruolo di grande opera: bella o brutta che sia non se ne può negare l’importanza. Naturalmente si tratta anche di un classico imprescindibile all’interno del proprio genere, la fantascienza letteraria della quale Herbert fu uno dei massimi esponenti.
Il romanzo uscì per la prima volta a puntate all’interno della rivista Analog tra il 1963 e il 1965, per comparire infinie in volume nell’agosto dello stesso anno, dopo essere stato rifiutato da diversi editori. Il successo, sebbene non immediato, fu clamoroso presso il pubblico e la critica (a testimonianza di ciò, l’opera vinse a pochissima distanza i più prestigiosi premi dedicati alla letteratura fantascientifica, Hugo e Nebula). Tutt’oggi Dune resta, nella sua complessità, l’opera di fantascienza di maggior successo e con il maggior numero di copie vendute, avendo guadagnato una nicchia molto fedele di appassionati, diversi detrattori tra i lettori e una fama di opera difficile da approcciare ma importante, sebbene la cui notorietà si basa più su fattori indiretti.
Il successo del romanzo spinse Herbert a continuare la saga con cinque seguiti, senza purtroppo riuscire a concluderla con il settimo libro che aveva pianificato. Tale onere ricadde sul figlio Brian Herbert, coadiuvato da Kevin J. Anderson (ben noto in questi lidi come autore di capisaldi dell’universo cartaceo starwarsiano Legends come La Trilogia dell’Accademia Jedi, L’Arma Segreta e la curatela delle raccolte Tales from the Mos Eisley Cantina, Tales of the Bounty Hunters e Tales from Jabba’s Palace) che hanno ampliato l’universo anche con diversi prequel e midquel, operazione tutt’ora in corso. L’interesse per Dune si è risvegliato recentemente grazie all’adattamento cinematografico diretto da Denis Villenueve nel 2021, magniloquente ma purtroppo non pienamente convincente a parere di chi scrive. Il momento è quanto mai propizio per guardare all’opera originale. C’è fin troppo da dire e analizzare, e conclusioni impegnative da trarre, perciò iniziamo senza ulteriore indugio.
Vi ricordiamo che potete conslutare anche la timeline dell’universo creato dalla famglia Herbert.
- Titolo: Dune
- Data di uscita: 14 novembre 2019
- Autore: Frank P. Herbert
- Edito da: Fanucci Editore
- Edizione: Copertina flessibile, 633 pagine
- Prezzo: 19,00 € (Copertina flessibile – ACQUISTA QUI)/ € 20,90 (Copertina rigida – ACQUISTA QUI) / € 9,99 (Kindle – ACQUISTA QUI)
Sinossi dell’editore
Arrakis è il pianeta più inospitale della galassia. Una landa di sabbia e rocce popolata da mostri striscianti e sferzata da tempeste devastanti. Ma sulla sua superficie cresce il melange, la sostanza che dà agli uomini la facoltà di aprire i propri orizzonti mentali, conoscere il futuro, acquisire le capacità per manovrare le immense astronavi che permettono gli scambi tra i mondi e la sopravvivenza stessa dell’Impero. Sul saggio Duca Leto, della famiglia Atreides, ricade la scelta dell’Imperatore per la successione ai crudeli Harkonnen al governo dell’ambito pianeta. È la fine dei fragili equilibri di potere su cui si reggeva l’ordine dell’Impero, l’inizio di uno scontro cosmico tra forze, popoli magici e misteriosi, intelligenze sconosciute e insondabili. Con Dune Frank Herbert inaugura la serie di romanzi divenuti ormai di culto, che segneranno in maniera indelebile l’immaginario fantascientifico letterario e cinematografico degli anni successivi.

Cover dell’edizione deluxe di ACE Editions
Non devo avere paura. La paura uccide la mente. La paura è la piccola morte che porta con sé l’annullamento totale. Guarderò in faccia la mia paura. Permetterò che mi calpesti e mi attraversi, e quando sarà passata non ci sarà più nulla, soltanto io ci sarò. – litania Bene Gesserit
Cosa mi è piaciuto
Un universo completamente altro
Il fascino dell’ambientazione di Dune è uno dei suoi maggiori punti di forza. Sin dall’inizio si viene proiettati in un contesto radicalmente estraneo, alieno e da noi molto lontano. Questo universo si rivela piano piano in tutte le sue componenti, e anche questo senza mai esaurire il suo mistero. La costruzione progressiva dimostra una grandissima vastità e complessità, in un’opera di creazione di un possibile futuro che fa onore alla capacità di scrittura e invenzione sopraffina di Frank Herbert. Ogni contesto e ambiente è perfettamente ricostruito sebbene non ci siano quasi mai descrizioni estese. Su tutto spicca naturalmente il deserto di Arrakis, il pianeta di sabbia dove cresce la spezia melange, necessaria per i viaggi spaziali, per le sue qualità di allungamento della vita e per i poteri mentali che fornisce, fino alla prescienza. Arrakis è popolato dalle tribù dei Fremen e dai colossali e iconici vermi delle sabbie (la cui simbologia per la cieca e immensa forza della natura è palese). Qui, come del resto è per gli intrighi politici tra le grandi casate dell’Impero galattico, arriviamo a un livello di dettaglio impressionante. L’impatto della vita vissuta dai Fremen, e da Paul Atreides e Jessica tra le dune è estremamente efficace e affascinante, come le credenze spirituali del popolo del deserto contrapposto agli Harkonnen e alla Gilda spaziale, autori di macchinazioni guidate dalla sete di dominio assieme all’Imperatore Shaddam IV Corrino.
Oltre a questo, troviamo una miriade di personaggi dei più diversi, molti dei quali accomunati se non altro dall’acume psicologico delle loro osservazioni riportate attraverso il monologo interiore. Il quadro che ci troviamo davanti è vastissimo e complicato, con gli innumerevoli fili delle varie sottotrame intrecciati tra loro, al cui centro, in questo moto universale, si trova il protagonista Paul Atreides e il suo viaggio di scoperta e crescita. Scenderemo più sotto nel dettaglio in merito al protagonista. Anche le culture esplorate (i Fremen o i guerrieri imperiali Sardaukar, e le opposte filosofie politiche delle casate Atreides e Harkonnen) vengono tratteggiate con dedizione e realismo, uno sforzo accresciuto anche dalle appendici. Quello di Dune è un mondo costruito con uno sforzo quasi senza precedenti nella cura per il dettaglio e nell’approfondimento, paragonabile forse solo all’opera di J.R.R. Tolkien con la Terra di Mezzo (secondo le parole di Arthur C. Clarke). La ricchezza è tale che risulta difficilissimo tematizzare o anche solo menzionare tutte le parti in gioco all’interno della stessa analisi, come si vede anche da questo paragrafo.
Un altro fattore efficacissimo di immersività è costituito dagli inizi di ogni capitolo, dove troviamo brani tratti da fonti testuali storiche e letterarie immaginarie, inserite all’interno della storia. Troviamo in questo senso i testi storici scritti dalla principessa Irulan Corrino, poesie e canti fremen, detti e sentenze di Muad’dib (nome fremen e poi denominazione del profeta assunto da Paul Atreides), documenti imperiali, della Gilda Spaziale o delle Bene Gesserit. Il mondo di Dune, per quanto sia altro, pieno di elementi fantastici, fantascientifici, feudali, misticismo unito a un futuro lontanissimo al punto da sembrare una dimensione mitica, viene reso il più reale possibile.

Fanart rappresentante una lotta tra un Fremen e un Sardaukar (ispirata al film del 2021)
Probabilmente non c’è momento più terribile, nella nostra vita, di quello in cui si scopre che nostro padre è un uomo… in carne e ossa. – dalla Raccolta dei detti di Muad’dib
Profondità e finezza
In questo paragrafo andiamo ad analizzare i personaggi e le dinamiche psicologiche del romanzo. L’autore si concentra infatti estensivamente sull’analisi dei pensieri degli attori del suo dramma, attraverso un uso frequentissimo, in certi punti quasi fino alla ridondanza, del monologo interiore che riporta in forma di discorso diretto ciò che sta passando per la mente dei personaggi. Per di più, all’interno del medesimo capitolo la focalizzazione, sempre interna, passa più volte da un personaggio all’altro, spesso mostrando come la mente di ognuno dei due reagisca alle parole dell’interlocutore. Questo avviene anche nelle situazioni più concitate, di fuga e combattimento. Abbiamo quindi una caratterizzazione piuttosto forte ed entro certi limiti approfondita di tutti i protagonisti dei quali ci vengono mostrati i ragionamenti e le emozioni in modo così diretto. Certo, si tratta di una modalità insolita per un’opera di narrativa, probabilmente meno efficace e spontanea, e anche più fredda di un approccio più indiretto ma che proprio per questo apparirebbe più naturale nella lettura. Tuttavia, va decisamente sfatato il mito per cui i personaggi di Dune sono gelidi, senza personalità, funzioni razionali irrealistiche prive di sentimento oppure spinte al parossismo dello stereotipo.
Al contrario, il peso, le motivazioni, il carattere e la profondità dei protagonisti si colgono pienamente e loro stessi ne escono come affascinanti e coinvolgenti, sebbene non in forma classica. Assolutamente apprezzabile si rivela poi la loro diversità e i diversi ruoli di incarnazione di archetipi, archetipi che sono pienamente vivi e attivi nonostante non siano molto vicini al lettore nè troppo disponibili a rivelarsi intimamente. Alcuni di essi sono il Duca Leto Atreides, emblema di onore, senso di giustizia e senso del dovere, il malvagio Barone Vladimir Harkonnen, suo eterno rivale, il grasso capofamiglia della casata che governava Arrakis, emblema di avidità, sete di potere e scaltrezza e Lady Jessica, la madre abile e saggia del protagonista, dotata di grandi abilità mentali grazie agli insegnamenti Bene Gesserit. Tra i ruoli secondari, i più interessanti sono i mentat Thufir Hawat e Piter De Vries, il capo fremen Stilgar, dotato della durezza derivata dalla vita nel deserto e della fede incrollabile nel rigoglioso destino del suo pianeta, che però quando si realizzerà porterà nuovi problemi e infine l’ecologo imperiale Liet Kynes, con il suo sguardo ampio e focalizzato sul lungo termine, sulla grande opera di trasformazione ecologica del pianeta. Non ci dilunghiamo oltre, anche se ce ne sarebbero tantissimi altri degni di nota.
La mappa di Arrakis rappresentata nel volume
Dio creò Arrakis per temprare il fedele. – dalla Saggezza di Muad’dib
Una trattazione separata spetta a Paul Atreides, il protagonista assoluto dell’epopea herbertiana. Negli intenti dell’opera Paul è quello che dovrebbe rappresentare l’eroe nel suo viaggio di crescita. Dopo aver affrontato tribolazioni, si rafforza, ritrova uno scopo e ottiene la vittoria, sviluppandosi come personaggio con un carisma notevole, data la natura profetica e messianica che assume. Ciononostante, Herbert intende capovolgere questo modello di formazione e ci consegna una figura sì carismatica ma pericolosa, che non possiamo definire un eroe in senso classico. Paul è buono ma non significa che non sbaglierà o che condurrà a dei mali, e questo lo sa. Lui stesso dimostra scetticismo verso le derive di fede cieca dei Fremen nei suoi confronti. Non si deve dimenticare la natura umana dell’eroe, del leader spirituale altrimenti il futuro viene affidato a mani estranee e plasmato mentre il pensiero critico viene assorbito . Al fondo di Dune vi è una riflessione politico-morale che invita a mantenere sempre la propria autonomia di giudizio e l’autodeterminazione, senza consegnarsi mai. Di seguito proponiamo l’analisi del suo personaggio, posta sotto spoiler.
L’intero libro, in verità, è per la maggior parte incentrato su di lui e il mondo più vasto si rivela attraverso il suo sguardo, che a ogni piè sospinto viaggia sempre di più avanti e indietro nello spaziotempo a causa delle sue abilità, derivate dalla predisposizione genetica programmata e dall’addestramento offerto dalla madre. Paul è una figura complessa, enigmatica, per lo più positiva ma dalle forti implicazioni negative e inquietanti nella sua condotta e nella sua percezione del mondo. Sin dall’inizio subisce l’influenza di forze grandissime: la sua nascita fa parte del programma eugenetico dell’ordine Bene Gesserit per produrre il Kwisatz Haderach, un maschio umano dalla mente potentissima e in grado di rompere i confini del tempo con la prescienza, che l’ordine intende usare per dominare dall’ombra. Allo stesso tempo, la sua immagine corrisponde al messia atteso dai Fremen, il Mahdi (nome che nell’Islam indica l’ultimo tra i profeti successivi a Maometto) o Lisan al-Gaib. Inoltre, è l’erede al trono di Casa Atreides e per questo bersaglio degli Harkonnen. La necessità di sopravvivenza lo spinge tra i Fremen, dove si integra con la madre e ha sempre più visioni di molti futuri possibili, percependo le strade, le svolte e le biforcazioni dell’esistenza. Nel corso della sua vita nel sietch, l’insediamento dei Fremen, inizia la storia d’amore con Chani, la ragazza che ha visto spesso nelle sue visioni e verso la quale sente subito dei sentimenti. Il loro amore viene raccontato in pagine intense e commoventi, finchè non sovviene la consapevolezza vertiginosa che lui la ama perchè sa che deve innamorarsi di lei e quindi si innamora effettivamente. Accede anche alla coscienza della specie umana intera, che avverte una stagnazione insopportabile data dal sistema dell’impero e dall’immoblità in cui gli esseri umani sono precipitati in tutta la galassia. La specie deve scuotersi per sopravvivere e giungere a un nuovo livello di evoluzione: il prezzo da pagare per questo sarà inaudito e terrificante oltre i limiti dell’immaginazione. Man mano che prosegue la lotta contro i nemici Harkonnen e Sardaukar imperiali, Paul sente avvicinarsi il compimento dello “scopo terribile”, travolto dall’abnormità del destino che se si deve compiere non potrà risparmiare nulla. Assume pienamente il manto del messia, per salvare i Fremen e costruire un futuro migliore per loro, e rovesciare il sistema che ha distrutto la sua famiglia originaria. I suoi intenti sono prettamente positivi ma egli non è preparato ad accettarne le implicazioni finchè non arriva alla consapevolezza piena.
Fino ad oggi gli uomini e le loro opere sono stati un flagello per i pianeti. La natura reagisce ai flagelli: li elimina o li assorbe per incorporarli nel suo sistema. – dalla Raccolta dei detti di Muad’dib

Fanart di un verme delle sabbie di Arrakis
Dovrebbe esistere una scienza dell’infelicità. La gente ha bisogno di tempi difficili e di oppressione per sviluppare i propri muscoli psichici. – dalla “Raccolta dei detti di Muad’dib
Cosa non mi è piaciuto
Alcuni passaggi repentini
In riferimento soprattutto alla terza parte del romanzo, Il profeta, il flusso degli eventi si fa estremamente rapido in una corsa forsennata verso il finale. Sicuramente si tratta di un espediente voluto dall’autore e non di un errore ma è inevitabile che generi nel lettore una forte confusione. Le situazioni si svolgono in poche righe di testo, riprendendo a poca distanza dalla fine elementi e spunti introdotti centinaia di pagine prima e poi abbandonati in modo potenzialemente problematico (le armi atomiche, la sorte dei luogotenenti Atreide, certi personaggi interessantissimi apparsi troppo poco per un vero sviluppo, i risvolti delle motivazioni dell’alleanza Harkonnen-Corrino eccetera). Nel quadro complessivo dell’opera, nella prima parte sono molte le azioni che avvengono tra un capitolo e l’altro, o tra una pagina e l’altra, quasi calando dall’alto senza un grande approfondimento della dinamica. Fortunatamente l’abilità di Herbert colma quasi tutte le lacune e certamente, come già detto, non è la storia l’interesse primario dell’autore, nè dovrebbe esserlo per il lettore, nè il nucleo significativo di Dune che si costituisce come un romanzo di temi. Tuttavia, per quanto complessivamente soddisfacente su ogni piano, dal punto di vista della trama il libro lascia interdetti soprattutto verso il finale.
Alcune parole sull’ultima pagina, senza fare spoiler (anche se il finale viene spoilerato, si direbbe oggi, nelle prime righe della prima pagina visto che Dune intende rappresentare il percorso verso un destino): alla fine del racconto il cerchio si chiude e in pochissime parole, a ben rifletterci, tutto torna e il destino di Paul Atreides si compie, trasmettendo in pochissimo spazio un senso di vertigine di fronte a questa grandezza. Eppure, una tale rapidità non è in grado di accontentare del tutto un lettore che, anche fosse il più attento e disponibile ai significati filosofico, politico, religioso ed evolutivo, si potrebbe aspettare anche una conclusione epica e intrattenente per un’epopea fantastica.

Mosaico utilizzato nell’adattamento cinematografico di Denis Villenueve
Lotti coi sogni? Ti batti con le ombre? Cammini come dormendo? Il tempo è scivolato via. La vita ti è stata rubata. Indugiavi per delle inezie, Vittima della tua follia.
– lamento funebre, dai Canti di Mud’dib
Possibili difficoltà ulteriori
Non si tratta di un vero punto negativo, ma possiamo evidenziare delle probabili difficoltà o fattori che molti lettori potrebbero trovare ostici. Si tratta di fattori effettivamente problematici, che storicamente hanno allontanato il pubblico più vasto e che sono oggettivamente riscontrabili come ostacoli semplicemente leggendo.
Lo stile di Herbert, almeno in questo primo romanzo (con importanti cambiamenti nel seguito Messia di Dune) , è molto complesso e riflessivo, il che impedisce una lettura scorrevole e ne impone una ponderata e concentrata, con un livello ampio di partecipazione. Dune è un libro che esige molto per accedere alla sua comprensione dal punto di vista delle risorse mentali, conformemente ai temi che tratta. L’importanza e la finezza dei suoi messaggi va di pari passo con la costruzione stilistica. Herbert, con l’uso dei monologhi interiori, con lo spostamento frequente di focalizzazione, con le descrizioni brevi, essenziali ma evocative, con l’indeterminatezza e l’apparente confusione dei pensieri dei personaggi e delle visioni di Paul, con un intero universo inedito sullo sfondo può comprensibilmente allontanare, ma l’invito è senz’altro quello di tentare la lettura di Dune per scoprire il mondo che contiene.
Il concetto di progresso è un meccanismo protettivo che ci difende dai terrori del futuro.
– dalla Raccolta dei detti di Muad’dib
Commento finale
Dune di Frank Herbert è un’opera mastodontica, di grandissimo spessore e articolazione, dotata di una capacità mirabile di immersività, di fascino suggestivo e allo stesso tempo di suscitare riflessioni variegate, profonde, attualissime e intime nei suoi lettori su una pletora di tematiche rilevanti tra cui la politica, la morale, la libertà di pensiero, la guerra, il destino, la giustizia, la fede, la sincerità e la menzogna, la forza della natura, l’ecologia, l’impatto dell’uomo sull’ambiente e l’ecologia, le dinamiche sociali, l’eredità, l’avidità e l’altruismo, la lealtà, l’evoluzione dell’umanità e chi più ne ha più ne metta. Facendo una dichiarazione assai impegnativa e di peso, ci sentiamo di definirlo un vero e proprio capolavoro letterario, non soltanto nel genere della fantascienza.
Il libro ha moltissime ambizioni che per buonissima parte consegue appieno attraverso una grande narrazione, la costruzione di numerosi personaggi memorabili, profondi e archetipici e il viaggio attraverso una galassia inusitata e originale per ambientazioni, mitologia, assetto politico e sociale, forze contrastanti in azione. Soprattutto, il pianeta desertico di Arrakis, o Dune, è il centro gravitazionale degli eventi di portata cosmica che nel romanzo si consumano, oltre che un’ambientazione affascinante per la bellezza e terribilità del suo popolo, dei suoi vermi e del deserto sublime nella sua imponenza. La sua risorsa più preziosa, la spezia, è al centro degli interessi di tutte le parti in gioco. In questo contesto di complotti si muove il protagonista Paul Atreides, il futuro Muad’dib, figura suo malgrado messianica che rappresenta la trattazione critica e originale del topos del viaggio dell’eroe, che partendo dalle sue visioni profetiche rovescia le sorti dell’umanità ma con implicazioni inquietanti e assai ardue da accettare. Herbert dimostra un’abilità a dir poco encomiabile nell’innovare o persino rovesciare i modelli tradizionali, nella pura gioia della creazione letteraria e nel fornire spunti autenticamente profondi per il presente, come solo le narrazioni migliori di un lontano futuro fantascientifico sanno fare.
Nonostante la complessità inaggirabile della lettura, dovuta ai diversi piani del racconto, allo stile lento e ponderato dell’autore, alla focalizzazione primaria sulle tematiche e sui pensieri piuttosto che sull’azione, al grande numero di dettagli bizzarri e difficili da cogliere, Dune merita di venir letto dal numero più grande possibile di lettori. Si tratta di fantascienza alta e adulta nel vero senso dei termini, in grado di regalare moltissimo a chi è disposto a dedicarvi tempo, attenzione e risorse. Dune è una dimostrazione lampante del valore di questo genere sin troppo bistrattato, un romanzo che ha come obiettivo essenziale il risveglio della coscienza umana, dopo averla condotta tra le stelle e tra le sabbie. Per questo, il suo pregio va ben oltre la sua osticità. Chi scrive invita caldamente tutti a dargli una possiblità. Per apprezzarlo ci vorranno pazienza e fatica, ma ne sarà valsa la pena. Ribadiamo: un autentico capolavoro.
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