The Mandalorian – Capitolo 8: analisi e easter egg

Giunti al traguardo! L’ultimo, spettacolare episodio di The Mandalorian si rivela un’ottima conclusione per la prima stagione e, grazie a un mirabolante colpo di scena finale, prepara il terreno per la già attesissima seconda stagione, che presumibilmente andrà in onda, sempre su Disney+, ad autunno 2020. Nel frattempo, come ogni venerdì, Star Wars Libri & Comics presenta, direttamente da Rotterdam l’analisi dell’ottavo episodio della prima stagione, scritto da Jon Favreau e diretto da Taika Waititi.

The Mandalorian, Capitolo 8 – Sinossi

9 ABY. Bloccati all’interno della taverna di Nevarro, tenuti sotto assedio dagli assaltatori del Moff Gideon e con il Piccolo nelle mani dell’Impero, il Mandaloriano, Cara Dune e Greef Karga si trovano apparentemente in una situazione disperata. Come riusciranno a caversela?

The Mandalorian, Capitolo 8 – Analisi e easter egg [CON SPOILER: proseguite a vostro rischio!]

Come accaduto per tutte le altre puntate della serie, anche l’ottavo e ultimo episodio è introdotto da un brevissimo ma significativo riassunto delle puntate precedenti (qui l’analisi del Capitolo 7), concentrato in modo particolare su quelli che, come prevedibile, saranno i personaggi fondamentali del finale di stagione: il Moff Gideon, i Mandaloriani, IG-11. Come di consueto, inoltre, l’episodio è preceduto dalla caratteristica sigla iniziale che contraddistingue le nuove opere audiovisive a marchio Star Wars presenti sulla piattaforma streaming Disney+.

Nevarro. Dopo aver ucciso l’Ugnaught Kuiil e rapito il Piccolo, due esploratori imperiali si dirigono in tutta fretta verso la città, sfrecciando a bordo delle loro speederbike 74-Z. Giunti in prossimità del centro abitato, i due arrestano la propria corsa e contattano i propri superiori, in attesa d’istruzioni. Nel frattempo, il Piccolo, dall’interno di una sacca a tracolla, si lamenta e si dimena, non ricevendo altro che un pugno in testa da parte di uno dei due esploratori. Per quanto rapida e nient’affatto cruda, la scena non può che lasciare sbigottito lo spettatore, certamente non a proprio agio all’idea di vedere picchiato un bambino.

Venuti a sapere che in città la situazione si è fatta quantomeno tesa, i due esploratori decidono di attendere finché non si siano calmate le acque: il Moff Gideon è un uomo sadico e crudele e, pur di dimostrare la propria risolutezza, non si fa alcun problema a eliminare i suoi stessi assaltatori, come accaduto nell’episodio precedente. Dopo due chiacchiere riguardo ai metodi disumani di Gideon e un altro pugno ai danni del piccolo, la conversazione viene deviata proprio sul bambino: uno degli esploratori vorrebbe dargli un’occhiata, mentre l’altro, decisamente più spaventato dalla fama del Moff, è intenzionato a farsi gli affari propri. Come già accaduto più volte all’interno della serie, inoltre, i due imperiali rompono parzialmente la quarta parete esibendosi in una ridicola dimostrazione di pessima mira e inettitudine nell’uso dei blaster, tentando ripetutamente e con pessimi risultati di colpire un rottame a pochi metri di distanza. Vista l’attesa interminabile, il discorso torna nuovamente sul Piccolo. L’esploratore ficcanaso, dopo una prolungata insistenza, riesce finalmente a dare un’occhiata al bambino, che però non pare apprezzare il disturbo e, per tutta risposta, gli morde un dito. L’esploratore, a sua volta, reagisce con un terzo pugno.

È a questo punto che arriva IG-11, il grande assente degli ultimi minuti del precedente episodio, che s’identifica come droide balia del Piccolo e, come da programmazione, richiede la sua immediata restituzione. Dinanzi al rifiuto da parte degli esploratori, culminato con un impreciso colpo di blaster, IG-11 aggredisce i due Imperiali e, dopo averli rapidamente messi al tappeto, recupera il Piccolo e si dirige in tutta fretta verso la città, deciso a svolgere il secondo compito della sua programmazione: proteggere.

Taverna di Nevarro. Tenuti sotto scacco dalle truppe del Moff Gideon, il Mandaloriano, Cara Dune e Greef Karga tentano di elaborare un piano per fuggire e avere salva la pelle. La taverna non sembra disporre di un’uscita sicura, ma il cacciatore di taglie ha un’idea: il solo modo per scappare è trovare un’accesso alle fogne, in modo tale da raggiungere il rifugio dei Mandaloriani e ricevere aiuto. Nel frattempo, Cara Dune è perplessa: cosa stanno aspettando gli Imperiali? È presto detto: stanno assemblando un micidiale blaster pesante a ripetizione E-web, un pezzo di artiglieria il cui predecessore è già stato visto durante la battaglia di Hoth. Mentre Cara e Greef cominciano a temere il peggio, il Mandaloriano riesce finalmente a trovare, con l’ausilio del visore incorporato nell’elmo, un accesso segreto alle fogne a cui, tuttavia, è stata montata una grata di protezione apparentemente impossibile da rimuovere, perfino a seguito di una generosa raffica di blaster.

Sentendo i colpi di blaster, il Moff Gideon prende finalmente la parola, dimostrando di conoscere alla perfezione le sue prede. Lo spettatore viene così a sapere che il nome completo di Cara Dune è Carasynthia Dune, e che la stessa è originaria di Alderaan; che il nome del Mandaloriano, finora ignoto, è Din Djarin; e che, infine, Greef Karga è un ex-magistrato, ormai rimosso dalla carica. Decantando le terribili gesta degli E-web, Gideon cita inoltre il celebre assedio di Mandalore, svoltosi ormai 28 anni prima, durante le Guerre dei Cloni, e in particolare ne ricorda un tragico avvenimento, noto come la Notte delle Mille Lacrime. Vista la mala parata, Greef tenta invano di negoziare, non riuscendo a ottenere altro che un ultimatum: i tre hanno tempo fino al tramonto per uscire fuori dalla taverna e collaborare; in caso contrario, Gideon ordinerà al cannone E-web di fare fuoco e di radere al suolo la struttura.

A seguito dell’ultimatum, i tre assediati cominciano a discutere: Greef ritiene più saggio uscire e tentare la via della collaborazione per avere salva la vita; Cara, al contrario, ha intenzione di farsi strada sparando, soprattutto visto il trattamento che le verrebbe sicuramente riservato a causa del suo passato da incursore tra le fila dell’Alleanza Ribelle prima e della Nuova Repubblica poi. Din non si esprime ma, al contrario, afferma di aver riconosciuto nel misterioso individuo, di cui i tre ignoravano l’identità, il Moff Gideon, a lungo ritenuto morto, giustiziato per crimini di guerra. Durante la discussione, Din rivela inoltre di non essere nato su Mandalore, suscitando la sorpresa di Greef: non è forse un Mandaloriano? Certo, lo è; ma, citando le parole di Cara e Din, Mandaloriano non è una razza: è un credo.

Si apre ora una lunga retrospettiva in cui Din Djarin, come accaduto nel primo e nel terzo episodio, ricorda l’evento più traumatico della propria infanzia: la morte dei genitori a opera dei super droidi da battaglia B2 della Confederazione dei Sistemi Indipendenti. La sequenza, decisamente toccante, mostra la fuga di Din, dei suoi genitori e della popolazione di una città non identificata per le strade del centro abitato, crivellato dai colpi dei B2 e delle cannoniere HMS. Giunti in prossimità di un piccolo deposito sotterraneo, i genitori nascondono il figlio all’interno, tentando al contempo di sigillarlo all’interno per proteggerlo. Tutto inutile: un’esplosione scuote il deposito e, sebbene lo spettatore non lo veda, è chiaro che i genitori di Din siano appena stati uccisi. Qualche istante più tardi, un droide B2 apre il deposito e si appresta a far fuoco anche sul bambino, quando…

TUTTI GLI SPOILER SONO UGUALI, MA ALCUNI SONO PIÙ UGUALI DEGLI ALTRI!

La sorte di Din Djarin

Il minaccioso droide B2 punta l’arto meccanico dotato di blaster in direzione del piccolo Din e si appresta a fare fuoco. Un attimo prima che possa uccidere il bambino, tuttavia, il droide è raggiunto e ripetutamente colpito da una raffica di laser che lo mette fuori uso. Il salvatore di Din è nientemeno che un guerriero Mandaloriano, che invita il piccolo a uscire dal deposito. Una volta fuori, Din nota che l’esercito dei droidi è stato distrutto da un’intera squadra di Mandaloriani, dotati di armature e di un simbolo inconfondibili… la Ronda della Morte!

[riduci]

Al termine dell’analessi, Din spiega a Cara e a Greef come possa essere sicuro dell’identità del Moff: il suo cognome, Djarin, era presente solamente sui registri di Mandalore e, all’epoca della Grande Purga,  Gideon era presente sul pianeta in qualità di agente dell’Ufficio di Sicurezza Imperiale. Terminate le spiegazioni, Din deduce che gli Imperiali non siano riusciti a catturare il Piccolo: benché Kuiil non risponda, l’ultimatum di Gideon e la loro sopravvivenza sono prove sufficienti dell’incolumità del bambino. Benché Cara sia convinta che gli Imperiali stiano disturbando il segnale per le comunicazioni, Din tenta di ricontattare Kuiil e, con sommo disappunto, apprende della sua morte e dell’imminente arrivo di IG-11.

Nel giro di pochi istanti, il droide-balia giunge sfrecciando alla città, seminando morte e distruzione tra le truppe imperiali. Esploratori, assaltatori, soldati della morte: nessuno sembra in grado di far fronte alla furia omicida del droide che, fornendo un utile diversivo, consente a Din, Cara e Greef di entrare in azione e mettere in seria difficoltà gli Imperiali che, nonostante il numero soverchiante, non sembrano in grado di contrastare quattro guerrieri esperti.

La situazione, tuttavia, pare volgere al peggio per i nostri, che, dopo la sorpresa iniziale data dall’arrivo del droide, fanno sempre più fatica a contrastare gli Imperiali: IG-11 è colpito agli arti inferiori e cade a terra, mostrando le spalle ai nemici in arrivo nel tentativo di proteggere il Piccolo; Cara è alle prese con alcuni soldati della morte che, sfruttando una carica esplosiva, sono riusciti a fare irruzione nella taverna; Din, intento a utilizzare l’E-web contro gli assaltatori, viene gravemente ferito dal Moff Gideon; Greef, a sua volta, sembra in una posizione di stallo. Ancora una volta, è IG-11 a salvare la situazione: rialzatosi e ripresosi, il droide si dimostra indispensabile per fronteggiare una tale quantità di nemici e per consentire a Cara e Greef di recuperare l’agonizzante Din.

Barricatisi nuovamente all’interno della taverna, i nostri non possono che tentare la fuga tramite le fogne, come pianificato in precedenza. Mentre IG-11 utilizza una fiamma ossidrica per rimuovere la grata, Cara tenta invano di convincere Din a rimuovere l’elmo per permetterle di curarlo. Tutto inutile; Djarin, da vero Mandaloriano, non ha alcuna intenzione di farlo e, al contrario, preferisce morire da guerriero. Come ultimo gesto per aiutare i suoi amici ma, soprattutto, per aiutare il Piccolo, Din consegna a Cara il sigillo dei Mandaloriani, un piccolo monile a forma di cranio di Mitosauro, affinché gli altri possano ricevere aiuto anche in sua assenza.

Nel frattempo, il Moff Gideon ha dato l’ordine di uccidere i cinque bruciandoli vivi; in breve tempo, un inedito assaltatore incendiario dotato di lanciafiamme dà fuoco alla taverna e, inesorabilmente, si fa strada nella struttura a suon di letali getti infuocati. Giunto a breve distanza dai nostri, inermi, l’incendiario si appresta premere il dito sul grilletto e a far fuoco, è il caso di dirlo, un’ultima volta, quando…

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La sorte dei cinque

L’incendiario preme infine il grilletto e il suo lanciafiamme emana un ultimo, ineluttabile getto infuocato. Quando tutto sembra ormai perduto, il Piccolo alza le mani e, utilizzando la Forza, riesce prima a bloccare le fiamme e poi a respingerle verso l’assalitore, che viene sbalzato fuori dalla taverna e messo fuori combattimento o ucciso dall’onda d’urto. Come suo solito dopo avere utilizzato la Forza, il Piccolo cade poi in un sonno profondo.

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Salvi per il rotto della cuffia, i nostri possono finalmente fuggire attraverso le fogne. Tuttavia, mentre Cara, Greef e il Piccolo si danno alla fuga, Din decide di rimanere a morire all’interno della taverna e, per tutta risposta, IG-11 afferma di voler restare con lui per aiutarlo. Inizialmente, Din chiede a IG-11 di essere ucciso, così da non morire per mano di un Imperiale; tuttavia, dinanzi al rifiuto del droide e alla sua insistenza nel volergli togliere l’elmo per salvarlo, le parti s’invertono ed è il Mandaloriano che si ritrova a puntare il blaster contro IG-11: nessun essere vivente l’ha mai visto senza elmo da quando ha giurato fede al credo. Sagacemente, IG-11 ribatte che lui non è un essere vivente. Dinanzi a queste parole, Din accetta di farsi rimuovere l’elmo e di essere curato con del bacta spray.

Ricongiuntisi nei cunicoli della fogne, i cinque si recano alla ricerca del rifugio dei Mandaloriani. Ben presto, il gruppo giunge dinanzi a un cumulo di parti di armature mandaloriane. La situazione è chiara sin dal primo istante: dopo avere aiutato Din e il Piccolo a fuggire da Nevarro, i Mandaloriani sono stati sterminati. Ma chi può essere stato? Djarin non ha dubbi: la colpa è di Greef Karga! Quest’ultimo tenta di difendersi: i cacciatori della Gilda sono mercenari, non fanatici in cerca di vendetta! La lite sembra sul punto di degenerare, quando una voce femminile placa la rissa e spiega che lo sterminio non è opera dei cacciatori di taglie, bensì, ancora una volta, dell’Impero: è l’armaiola, forse l’unica sopravvissuta agli eventi avvenuti successivamente al terzo episodio della serie.

Quest’ultima, incuriosita, chiede a Din a chi si debba tutta la devastazione provocata negli ultimi tempi. Il Mandaloriano le mostra il Piccolo e le spiega, in modo molto simile alla descrizione della Forza fornita da Rey ne Gli ultimi Jedi, che è in grado di spostare gli oggetti con il pensiero. L’armaiola, a sorpresa, è il primo individuo della serie a sapere qualcosa in merito alla Forza: alcuni antichi racconti, infatti, narrano di epiche battaglie tra Mandalore il Grande e un ordine di stregoni chiamati Jedi e dotati di questi poteri. È probabile che l’armaiola si stia riferendo alla Guerra Jedi-Mandaloriana, l’equivalente canonico delle Guerre Mandaloriane tanto famose nel Legends.

A questo punto, Din si pone un interrogativo: che fare del Piccolo? È forse un nemico? No, ribatte l’armaiola: è un trovatello, come Din stesso era stato a suo tempo; dunque, è suo compito occuparsene, fargli da padre e, quando sarà pronto, addestrarlo o riportarlo ai suoi simili. Cara e Greef fanno notare che non c’è altro spazio per le chiacchiere, che il tempo stringe e che presto i cunicoli saranno infestati d’Imperiali. Din si congeda dall’armaiola che, tuttavia, prima di dirgli addio gl’incide il sigillo di un Mudhorn sullo spallaccio: se l’è meritato, dal momento che ora il suo clan è composto da due individui. Infine, come ultimo dono, l’armaiola consegna a Din uno zaino a propulsione, raccomandandogli di non utilizzarlo finché non sarà pronto. Durante la conversazione viene fatto un riferimento a una misteriosa Rising Phoenix; tuttavia, non è chiaro se si tratti di uno stile di combattimento o di un’unità mandaloriana.

Visto l’arrivo di una pattuglia imperiale, i cinque si dileguano, mentre l’armaiola pare raccogliersi in preghiera dinanzi all’altoforno, armata solamente degli attrezzi del mestiere. All’arrivo degl’Imperiali, pare rimanere inerme, lasciandosi provocare dagli assaltatori; d’improvviso, tuttavia, scatena la propria furia nei confronti della pattuglia, facendo strage dei soldati in un combattimento molto simile a quello visto su Jedha tra il Guardiano dei Whill Chirrut Îmwe e gli assaltatori in Rogue One: A Star Wars Story.

Giunti presso il fiume di lava che conduce all’esterno, i cinque riescono, seppur con qualche difficoltà, a far salpare una barca e ad attivare un insolito droide traghettatore R2 modificato. Giunti nei pressi dell’uscita, tuttavia, Din nota, grazie al suo visore termico, la presenza di un intero plotone di assaltatori, pronti a tender loro una trappola. Sembra che stavolta sia davvero finita: i soldati imperiali sono troppi e, per i nostri, non c’è modo di sconfiggerli. È qui che IG-11, vero mattatore della puntata, agisce da vero eroe e, attivando la procedura di autodistruzione che Kuiil non aveva rimosso dalla sua programmazione, si sacrifica utilizzando il proprio detonatore termico incorporato e facendosi esplodere in mezzo agli assaltatori, eliminandoli tutti sul colpo.

Le insidie, tuttavia, non sono ancora finite: l’ostinato Moff Gideon, infatti, non ha alcuna intenzione di lasciar fuggire i suoi bersagli e, questa volta, li attacca per via aerea utilizzando il suo caccia TIE. Vista l’inefficacia dei blaster contro il bimotore ionico, Din decide di utilizzare il nuovo zaino a propulsione donato dall’armaiola, nonostante lo scarso addestramento nel suo utilizzo. Pur con grandi difficoltà e in una sequenza che ricorda l’attacco di Anakin Skywalker ai danni dello speeder di Zam Wesell, Din riesce a posizionare un detonatore termico su di un ala del caccia e, con l’esplosione conseguente, a provocare danni sufficienti a farlo precipitare.

È tempo di congedarsi: Cara e Greef rimarranno su Nevarro, ora libero da qualunque traccia di feccia e malvagità, mentre il Mandaloriano ricomincerà le sue peregrinazioni per la galassia insieme al Piccolo, presumibilmente alla ricerca dei suoi simili. Prima di far decollare la Razor Crest verso nuovi lidi, tuttavia, il Mandaloriano erige una tomba per l’amico Kuiil, morto facendo ciò che sapeva fare meglio: aiutare gli altri.

Sembra finita qui, ma non lo è! Nell’inquadratura compare infatti il rottame del caccia TIE di Gideon, che i Jawa hanno già cominciato a depredare di tutti i rottami recuperabili. D’improvviso, una fiammata mette in fuga gli alieni. Si tratta di…

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Il finale della serie

La fiammata che mette in fuga i Jawa proviene dall’interno del caccia TIE: Gideon, infatti, non è morto, al contrario è sopravvissuto e sta tentando di liberarsi utilizzando una spada laser! Ma c’è di più: non è una comune spada laser, bensì la spada oscura, la famosissima arma Mandaloriana dalla lama nera, già vista in The Clone Wars e in Rebels!

[riduci]

Vi è piaciuto quest’ultimo episodio? Cosa pensate della serie? Ci sono particolari che ci sono sfuggiti? Fatecelo sapere nei commenti e non dimenticate di iscrivervi al nostro Canale Telegram!

Written by
Torinese, classe 1996, laureato in Economia e Scienze Sociali presso l'Università Bocconi di Milano. Fan di Star Wars dai tempi de La vendetta dei Sith ma vero e proprio appassionato solo dal 2015, mi sono avvicinato al lato cartaceo della Forza grazie al fumetto Darth Vader. Da settembre 2019 scrivo per Star Wars Libri & Comics con l'obiettivo di contribuire alla diffusione e alla conoscenza di questo meraviglioso universo narrativo.

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