L’Alta Repubblica vol. 2 – Il Cuore dei Drengir è il secondo volume in formato cartonato della serie regolare per adulti del progetto L’Alta Repubblica. Il volume contiene i due archi narrativi Il Cuore dei Drengir (#6/8;) e L’Ombra dei Nihil (#9/10) successivi a L’Alta Repubblica vol. – Non c’è Paura. A causa della loro brevità si è deciso di accorparli in un unico volume riuscendo così a raggiungere il tipico numero di cinque spillati. Il volume, ovviamente canonico, è da leggersi per la sua prima metà (#6/8) prima di Si alza la tempesta, sempre di Cavan Scott, e per la seconda metà (#9-10) dopo le vicende della Fiera di Valo ma prima di Fuori dalle Ombre.
Titolo: L’Alta Repubblica vol. 2 – Il Cuore dei Drengir
- Data di uscita ITA: 14 Aprile 2022
- Autori: Cavan Scott, Ario Anindito, Georges Jeanty
- Edito da: Panini Comics
- Edizione: 17×26, 112 pagine, colore, cartonato
- Prezzo: 16,00 €
- Contiene: Star Wars: The High Republic #6/10 (già editi negli spillati L’Alta Repubblica)
Il Cuore dei Drengir – Sinossi
Siamo a uno stallo! La fragile coalizione tra Jedi e Hutt è totalmente impegnata nell’arginare l’infestazione dei Drengir. Nonostante le evidenti differenze morali, i due improbabili alleati riescono ad arrestare la radicazione dei Drengir senza però riuscire a respingerli. Soltanto Keeve, grazie all’aiuto suo vecchio maestro, darà ai i Jedi la chiave per la vittoria puntando direttamente al cuore dei Drengir. A quale prezzo però…
Lo sforzo dei Jedi contro i Drengir ha tuttavia permesso ai Nihil di attaccare indisturbatamente la Fiera della Repubblica su Valo. A distanza di mesi il cavaliere Jedi Keeve è ancora segnata sia dall’attacco su Valo che dalla sua connessione coi Drengir. Decide dunque di partecipare ad una missione sotto copertura tra le linee Nihil. Ma, come sempre accade in queste situazioni, un imprevisto rischia di far saltare la sua copertura portando a tragiche conseguenze.
Cosa mi è piaciuto
Battaglie e combattimenti
Jedi a cavallo di Rancor, Hutt su fluttuoslitte, piante carnivore e feccia di vario genere che combattono in eroiche battaglie campali. Cosa volere di più? Forse messa così può risultare un po’ trash ma anche se fosse dove sta il problema?
Le battaglie sono rese magnificamente. Nelle vignette si tende a mettere in primo piano i personaggi lasciando lo sfondo appena accennato e spesso formato da intrecci di rovi o cortine di fumo. Ciò permette al lettore di concentrarsi unicamente sui personaggi, uno dei punti di forza di tutto il progetto Alta Repubblica, e la chimica delle loro interazioni pur senza dimenticare di trovarsi nel caotico contesto di una battaglia. Il lettore, proprio come i Jedi, è dunque consapevole del caos che lo circonda eppure riesce a mantenere la lucidità e la concentrazione.
Divergenze d’opinioni
Apprezzabili anche i dialoghi, non solo tra i Jedi, ma anche tra quest’ultimi e gli Hutt. Non è certo consuetudine vedere queste due fazioni moralmente opposte combattere fianco a fianco. Ciò porta spesso a dialoghi interessanti tra i leader delle due parti. La tensione tra i due è palpabile ma, se ciò sembra non avere alcuna influenza nell’immediato, si rivelerà invece scomoda nella seconda parte del volume.
I Veri Jedi
Nuovamente i Jedi danno prova dell’enorme potere derivato dalla loro connessione. La Grande Progenitrice è lì, e tra i suoi rovi tiene in ostaggio Avar. Ed è qui che i Jedi, proprio come quella volta su Hetzal, si connettono fino a diventare un tutt’uno. Poiché nessun blaster o nessuna spada può sconfiggere il nemico: solo la Forza. Solo i Jedi. Perché è solo quando i Jedi si connettono insieme, quando la Forza scorre attraverso ognuno di loro che possono compiere l’incredibile.
Il parallelismo con La Luce dei Jedi è chiaro: se nel romanzo Avar riuscì a collegare tutti i Jedi per salvare innumerevoli vite adesso tutti i Jedi al fronte si connettono a lei per strapparla dai rovi della Progenitrice e infine rendere quest’ultima inoffensiva.
Cosa non mi è piaciuto
Discontinuità dei disegni
Se del primo volume lodai i disegni e i colori lo stesso non si può dire di questo. I vari numeri sono afflitti da un alternarsi di coloristi e disegnatori che non riescono a raggiungere le vette qualitative dei primi cinque numeri.
Gli spillati #6/7 vedono l’abbandono di Ario Anindito in favore di Georges Jeanty. Il confronto tra i due è impietoso e diverse tavole piene di pathos vengono indebolite da dei volti disegnati con uno stile minimal che mi ricorda le vignette umoristiche sulla Settimana Enigmistica, facendomi quasi rivalutare i disegni di Rebels – Il Manga. I primi due numeri vedono comunque riaffermarsi i colori di Annalisa Leoni, anche in questo caso fantastici ma poco valorizzati dai disegni.
Lo spillato #8 vede il ritorno della “coppia esplosiva” Ario Anindito e Annalisa Leoni rendendolo di fatto l’unico ad essere qualitativamente in linea con lo scorso volume. Questa sarà l’ultima volta che vedremo il duo lavorare insieme e da questo momento in poi la qualità visiva dell’intera serie ne accuserà il colpo.
Dal #9 in poi vediamo infatti il definitivo abbandono per l’intera serie di Annalisa Leoni. I due nuovi coloristi, Mark Morales per il #9 e Viktor Olazaba per il #10 non fanno un lavoro tutto sommato malaccio, ma ciò non ci salverà dal rimpiangere la Leoni fino alla fine della Fase 1. Il lavoro di Mark Morales è quello che ho apprezzato di più. Più sporco rispetto a quello di Leoni rendendo il tutto un po’più dark ma senza discostarsi troppo dal lavoro precedentemente svolto dalla collega.
Il #10 vede anche l’abbandono, per fortuna non definitivo di Anindito. I disegni discutibili di Jeanty e i colori assolutamente non convincenti di Olazaba rendono questo numero il punto più basso, visivamente parlando, della serie finora.
In compenso le cover regular sono tutte ad opera dell’apprezzato Phil Noto.
Ritmo
Ho trovato il ritmo un po’ asimmetrico. Non è un qualcosa da imputare direttamente alla narrazione o alla scrittura bensì alla scelta di accorpare due archi narrativi diversi all’interno dello stesso volume. Personalmente avrei preferito che per il numero #9 venisse riproposto lo stesso crawl presente nello spillato, così da demarcare l’inizio di un differente arco narrativo arco che andrebbe letto non subito bensì dopo la lettura del romanzo Si Alza la Tempesta. Si tratta, comunque, di una piccolezza.
Il Cuore dei Drengir – Conclusione
L’Alta Repubblica vol. 2 – Il Cuore dei Drengir potrebbe essere addirittura migliore del suo predecessore. Un inizio sicuramente molto meglio gestito rispetto al primo numero accompagnato da numerose scene d’azione, la cui messa in scena è assolutamente ben studiata. Il volume non tralascia poi anche momenti più intimi di crescita del personaggio di Keeve e momenti dalla discreta carica emotiva enfatizzati ancor di più da ben due cliffhanger. Peccato che tutto venga purtroppo quasi demolito da dei disegni alquanto deludenti e dei colori non sempre soddisfacenti. Ciononostante, a livello di sensazioni e di storia, siamo sicuramente dinnanzi a un netto miglioramento di una serie che già di per se era più che buona.
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