A metà dell’opera! Dopo l’ottima puntata della scorsa settimana, la seconda stagione di The Mandalorian alza ulteriormente l’asticella della qualità, grazie a un episodio che, pur caratterizzato da una struttura piuttosto semplice e a tratti scontata, riesce a sconvolgere lo spettatore grazie alle sue incredibili implicazioni. Come di consueto, Star Wars Libri e Comics presenta, in contemporanea con l’uscita globale su Disney+, l’analisi del quarto episodio della seconda stagione di The Mandalorian, scritto da Jon Favreau, diretto da Carl Weathers e intitolato Capitolo 12 – L’Assedio.
The Mandalorian, Capitolo 12 – Sinossi
9 ABY. Con la Razor Crest a pezzi, Din Djarin e il Bambino tornano su Nevarro per chiedere aiuto a Cara Dune e Greef Karga. La situazione, apparentemente tranquilla, è tuttavia destinata a diventare esplosiva…
The Mandalorian, Capitolo 12 – Analisi e easter egg [CON SPOILER]
Come già avvenuto in occasione dei precedenti episodi, la puntata odierna si apre con un preambolo che mostra personaggi e luoghi salienti tratti dall’intera serie: il Mythrol su Maldo Kreis nel Capitolo 1, il Cliente e il dottor Pershing nel Capitolo 3, Cara Dune su Sorgan nel Capitolo 4, il Moff Gideon e Greef Karga nel Capitolo 8, Din Djarin e il Bambino su Trask nel Capitolo 11. Il preambolo è successivamente seguito dall’inconfondibile sigla iniziale della serie, composta di una carrellata degli elmi più iconici della saga di Star Wars.
Razor Crest. A bordo della cannoniera, Din Djarin e il Bambino tentano a fatica di riparare i danni causati dalle disavventure su Maldo Kreis viste nel Capitolo 9. In questo frangente, in particolare, Din tenta di istruire il Bambino, sufficientemente piccolo per intrufolarsi nei più angusti anfratti della nave, affinché inverta la posizione di due cavi, rosso e blu. Il giovanissimo esemplare della specie di Yoda, tuttavia, sembra non capire gli ordini del Mandaloriano e, scambiando i cavi per un giocattolo, ne provoca il contatto, rimanendo fulminato. Durante il successivo pasto a base di brodo d’osso, alimento di cui il Bambino ha già dimostrato di essere ghiotto su Sorgan, nel Capitolo 4, Din, che in questa occasione alza l’elmo quel tanto che basta per trangugiare il brodo senza essere visto in volto, giunge a una conclusione: è impossibile viaggiare fino a Corvus e, di conseguenza, fino ad Ahsoka Tano con la Razor Crest così malridotta. Si fa dunque rotta verso Nevarro, sperando di ricevere l’aiuto di due vecchie conoscenze, Cara Dune e Greef Karga.
Nevarro. È passato qualche tempo dagli eventi del Capitolo 8 e il rifugio mandaloriano nascosto nelle fogne è, nel frattempo, divenuto preda di sciacalli e saccheggiatori, che non hanno risparmiato neppure l’effigie di un Mitosauro affissa all’ingresso. All’interno del rifugio, anziché i Figli della Ronda, sterminati e messi in fuga dalle truppe imperiali, vi è ora una banda di Aqualish intenti a spartirsi il bottino di rapine e ruberie e pronti a macellare un malcapitato suricato della lava. Un rumore sospetto, tuttavia, attira l’attenzione dei furfanti: è Cara Dune, divenuta sceriffo di Nevarro e giunta appositamente per arrestare i delinquenti. Questi ultimi, come prevedibile, oppongono resistenza, ma vengono facilmente messi al tappeto dall’ex-incursore della Ribellione. Riconoscente, il suricato della lava pare affezionarsi immediatamente a Cara; quest’ultima, non apprezzando le smancerie dell’erpestide, si limita a nutrirlo e abbandona il rifugio, pronta a restituire la refurtiva ai legittimi proprietari.
Poco più tardi, la sempre più sgangherata Razor Crest atterra alle porte della città, attesa da Cara Dune e Greef Karga. Viste le condizioni pietose in cui versa la cannoniera, Greef dà immediatamente disposizioni ai suoi meccanici più esperti, un umano e un Mimbanese, affinché si mettano al lavoro per riparare la nave. Dopo aver rivolto a Din un saluto pregno di cameratismo, Karga accoglie il Bambino con grande gioia ed entusiasmo, forse ricordando ancora la miracolosa guarigione operata dal piccolo durante il Capitolo 7. Il quartetto composto da Din, Cara, Greef e il Bambino si dirige dunque verso il centro della città, come di consueto affollatissima; in quest’occasione, tra la calca è possibile notare alieni di specie Jawa, Kyuzo, Melbu e perfino un esemplare della stessa specie di Silvasu Fi, comparso nel film Solo – A Star Wars Story. È doveroso segnalare, inoltre, la presenza, al centro della piazza principale, di una statua eretta in ricordo del droide IG-11, omaggio al suo eroico sacrificio avvenuto nel Capitolo 8.
I quattro entrano dunque in quella che un tempo era la taverna di Nevarro ma che, ora, è stata convertita in una scuola. Qui, con grande stupore di Din, un droide protocollare di serie 3PO impartisce nozioni di geografia galattica: argomento della lezione sono le principali rotte commerciali (come la Rotta Corelliana e la Via Hydiana), le regioni della galassia (Nucleo Profondo, Nucleo, Colonie, Orlo Interno, Regioni di Espansione, Orlo Intermedio e Orlo Esterno), alcuni luoghi degni di nota (il Maelstrom Akkadese, Kessel e le sue tre lune, già comparsi in Solo – A Star Wars Story), informazioni sulla Vecchia Repubblica (quali la capitale Coruscant) e sulla Nuova Repubblica (la cui capitale, dopo Nakadia, è tornata a essere Chandrila). In questo frangente, Greef e Din pronunciano un dialogo molto simile a quello visto nel Capitolo 9 tra lo stesso Mandaloriano e l’Abyssin Gor Koresh: Karga, infatti, insiste affinché il Bambino venga lasciato a scuola, asserendo che il luogo in cui si stanno recando non è adatto a lui; Din, al contrario, risponde che dove vado io, va lui. L’epilogo è, tuttavia, differente: il Bambino rimane a scuola dove, utilizzando la Forza, ruba al vicino di banco dei bizzarri biscotti azzurri, forse contenenti il latte blu di Episodio IV – Una Nuova Speranza o i krill del Capitolo 4, già utilizzati per produrre la spotchka.
Il restante trio si reca dunque presso il quartier generale di Greef Karga, dove il Mythrol già visto nel Capitolo 1 sta tenendo traccia delle navi in entrata e in uscita. All’arrivo di Mando, il goffo anfibio impallidisce ed emette, come segno di paura, un getto di una bizzarra sostanza azzurra secreta dalle ghiandole presenti sul collo. In questo frangente, Greef rivela che il Mythrol si occupa dei suoi libri contabili sin da quando era un girino, ma che si era dato alla fuga ed era stato successivamente catturato da Din su Maldo Kreis a causa di una gestione un po’ allegra dei conti; ora, per saldare il suo debito, è costretto a lavorare gratis per trecentocinquant’anni. Una domanda sorge spontanea: quanto vivono i Mythrol? E quanto pensa di vivere Greef Karga? Ad ogni modo, l’anfibio pare deciso, questa volta, a rigare dritto: non vuole finire di nuovo nella carbonite poiché, a suo dire, dall’occhio sinistro ancora non ci vede.
Cara e Greef vengono al dunque: hanno un disperato bisogno dell’aiuto di Din. Come già avvenuto nel Capitolo 9 con la mappa di Tatooine, lo spettatore assiste alla proiezione di un ologramma di Nevarro. Una buona parte del pianeta, probabilmente quella più densamente popolata, è colorata di verde: è l’area ormai priva di truppe imperiali. Una piccola porzione del pianeta, invece, è una zona rossa, ancora flagellata dalla presenza dell’Impero e, in particolare, di una base colma di armi pesanti su cui il mercato nero vuole mettere le mani. Se la base venisse distrutta, Nevarro sarebbe definitivamente libero dagli imperiali e potrebbe dunque prosperare, divenendo lo snodo commerciale più importante del settore; benché non vi si faccia esplicito riferimento, si parla probabilmente del settore di Arkanis, lo stesso cui appartengono l’omonimo pianeta di Arkanis, Tatooine, Geonosis, Kol Iben, Trask e Maldo Kreis.
Din, Cara, Greef e il Mythrol si dirigono dunque verso la base imperiale a bordo di un landspeeder di proprietà del pavido anfibio. Il piano, ancora una volta, è molto semplice: introdursi nel pozzo termico, scaricare il refrigerante e surriscaldare così il reattore, provocando la distruzione dell’intera base. Benché timoroso, il Mythrol viene convinto ad avvicinarsi il più possibile all’ingresso della base e a contribuire all’operazione in cambio di uno sconto di 130 anni di lavoro dai propri debiti. Non che ci fossero molte alternative: le Pianure di Lava di Nevarro, infatti, rischiano di essergli fatali, visto il suo costante bisogno di idratazione solo in parte soddisfatto dall’igro-giubbotto. Dopo un vano tentativo di aprire la porta della base con uno strumento per lavori di idraulica chiamato taglia-flange e dopo l’immancabile dank farrik, il Mandaloriano riesce a introdursi dal tetto grazie al suo jet-pack e a sbloccare la porta per consentire l’ingresso degli alleati.
I quattro s’introducono nella sala comandi e, dopo aver rubato un cilindro gerarchico all’unico imperiale presente, giungono al pozzo termico della base. Qui, nonostante la paura del vuoto, del caldo e della lava, il Mythrol procede a scaricare il refrigerante in una sequenza molto simile a quella in cui, durante il già citato Episodio IV – Una Nuova Speranza, Obi-Wan Kenobi aveva disattivato gli scudi deflettori della Morte Nera. In questa occasione, è possibile udire, da parte dello stesso anfibio, una battuta meta-narrativa, al limite della rottura della quarta parete: il Mythrol, infatti, nota che la piattaforma è priva del parapetto, un tratto distintivo delle strutture sospese presenti nell’intera saga di Star Wars che, negli anni, è divenuto un vero e proprio tormentone di tutti gli appassionati della galassia lontana lontana. A ogni modo, non appena scaricato il refrigerante, il reattore dà inizio a un processo di surriscaldamento che porterà alla distruzione della base nel giro di dieci minuti.
Durante la fuga, il quartetto giunge nei pressi di un laboratorio, dove due scienziati tentano disperatamente di eliminare i dati sensibili ancora presenti negli archivi. Si noti che, esattamente come il dottor Pershing nei Capitoli 1 e 3, i ricercatori portano la toppa con il simbolo dei clonatori di Kamino sulla spalla destra. Dopo aver eliminato i due scienzati, i quattro si rendono conto di trovarsi dinanzi a numerose vasche di clonazione, all’interno delle quali galleggiano misteriose creature dall’aspetto deforme. Una di queste, in particolare, ricorda molto da vicino la fisionomia del futuro Leader Supremo Snoke, presentando inoltre una cicatrice pressoché identica sul cranio; la colonna sonora, peraltro, richiama il tema di Darth Plagueis udito in Episodio III – La Vendetta dei Sith, il quasi del tutto coincidente tema di Snoke presente in Episodio VII – Il Risveglio della Forza e, per finire, il tetro tema del Primo Ordine. Come se non bastasse, il Mythrol riesce ad accedere a un ologramma del succitato dottor Pershing indirizzato al Moff Gideon: la comunicazione parla di esperimenti falliti, di trasfusioni di sangue, di un misterioso valore M, probabile riferimento ai midi-chlorian, e, come prevedibile, del Bambino. A cosa si riferisce il dottor Pershing? Forse a misteriosi esperimenti per creare in laboratorio un corpo sensibile alla Forza? E a quale scopo? Creare un corpo adatto a contenere lo spirito del redivivo Darth Sidious? O forse creare un fantoccio da manovrare a suo piacimento come Snoke? O, ancora, a creare un esercito di individui potenti nel lato oscuro della Forza? O forse, in ultimo, a trasformare il Moff Gideon in un utilizzatore della Forza? C’entrano forse il Primo Ordine, l’Ordine Finale o i Sith Eterni? Se sì, in che modo?
Appreso che Gideon non è morto a seguito della caduta del suo caccia TIE Outland al termine del Capitolo 8 e che l’Impero è ancora sulle tracce del Bambino, Din attiva il proprio jet-pack e torna in tutta fretta in città, sperando che non sia troppo tardi per impedire che il piccolo finisca nelle mani degli imperiali. Frattanto, Cara, Greef e il Mythrol si aprono faticosamente la strada fino a un trasporto Trexler Marauder, molto simile al ben più famoso ITT (Imperial Troop Transport) K79-S80. Saliti a bordo del veicolo, i tre si lanciano a capofitto nella gola sottostante, distruggendo inavvertitamente lo speeder del Mythrol. Gli imperiali, tuttavia, non si danno per vinti, ma lanciano numerosi esploratori provvisti di speeder-bike 74-Z all’inseguimento dei fuggiaschi, richiamando la celebre sequenza di Episodio VI – Il Ritorno dello Jedi. Il trio, tuttavia, riesce ad avere la meglio grazie alle doti da pilota di Cara, alle capacità balistiche di Greef Karga e, perché no, alla proverbiale inettitudine dei soldati imperiali.
L’Impero ha però un ultimo sylop nella manica: uno stormo di agguerritissimi caccia TIE Outland, decollati pochi istanti prima che la base saltasse in aria. Cara e Greef non si danno per vinti e, come avvenuto con gli esploratori, tentano di sfruttare le loro abilità per riuscire a sfuggire ai terrificanti velivoli. La situazione, tuttavia, pare volgersi al peggio: pur abbattendo uno dei caccia, Greef non riesce a evitare la distruzione dell’unico cannone del Trexler Marauder, che si ritrova così completamente indifeso. Sembra tutto perduto, quando tra le nuvole spunta l’inconfondibile sagoma della Razor Crest, finalmente riparata: Din, infatti, è riuscito a recuperare il Bambino prima che gli imperiali potessero procedere alla sua cattura e, recuperata la cannoniera, è tornato a salvare gli amici. Esibendosi in acrobazie degne di Anakin Skywalker, il Mandaloriano distrugge uno per uno tutti i caccia TIE rimasti, togliendo Cara, Greef e il Mythrol dai guai. Le prodezze di Din hanno, tuttavia, una controindicazione: scombussolato da tanti sballottamenti, infatti, il Bambino ha vomitato parte dei biscotti azzurri precedentemente ingeriti. Risolta la situazione, il Mandaloriano decide di partire quanto prima per Corvus, in modo da raggiungere Ahsoka Tano prima che Gideon scopra tutto.
Poco dopo la partenza di Din e del Bambino, due caccia stellari Ala-X T-65B della Nuova Repubblica atterrano su Nevarro. Uno di questi, lo stesso Carson Teva visto nel Capitolo 9, si occupa di interrogare Cara, Greef e il Mythrol riguardo alla presenza degli imperiali e della Razor Crest; è sicuro che l’Impero stia tramando qualcosa di pericoloso nell’Orlo Esterno, ma nei Mondi del Nucleo nessuno pare credere a questa minaccia fantasma. Pur ricavando solo il minimo indispensabile dagli interrogatori, Carson si complimenta con Cara e le propone di entrare a far parte delle forze della Nuova Repubblica; la donna, intenta a nutrire il suricato della lava incontrato per la prima volta a inizio puntata, rifiuta. Controllando i suoi documenti, Carson si accorge che Cara è di Alderaan e le comunica di aver prestato servizio per la Ribellione al tempo della distruzione del pianeta, nove anni prima; infine, chiede alla donna se questa abbia perso qualcuno a causa della Morte Nera. La risposta è quella che nessuno avrebbe voluto sentire: ho perso tutti. Carson, profondamente commosso, si congeda; non prima, però, di lasciare a Cara un emblema della Nuova Repubblica, come a offrirle un ultimo barlume di speranza e una nuova appartenenza. La sequenza, particolarmente toccante, è corredata da un malinconico arrangiamento del brano March of the Resistance.
Spazio aperto. Un incrociatore di comando di classe Arquitens emerge dall’oscurità. Una giovane ufficiale addetta alle comunicazioni riceve un ologramma da parte del meccanico mimbanese di Greef Karga, che la informa di aver posizionato un radiofaro a bordo della Razor Crest, come promesso. Dopo avergli assicurato una ricompensa nella nuova era, l’ufficiale si reca presso un arsenale in cui trova uno scienziato che indossa la stessa uniforme usata dai sottoposti di Galen Erso in Rogue One – A Star Wars Story e che porta il simbolo del Dipartimento Imperiale di Ricerca Militare. Oltre al ricercatore, nell’arsenale è presente anche il minaccioso Gideon; ricevuta la notizia, il Moff sogghigna, contemplando compiaciuto il proprio esercito di droidi da battaglia, i temibili soldati oscuri introdotti dal videogioco Legends Dark Forces e canonizzati dal videogioco Commander.
Vi ricordiamo che discuteremo nel dettaglio di questo episodio durante la quarta puntata della nostra nuovissima rubrica Sundari Nights Live, in diretta su YouTube e Facebook lunedì 23 novembre 2020 alle ore 21:00 e disponibile su Anchor, Breaker, Google Podcasts, Pocket Casts, RadioPublic e Spotify a partire da martedì 24 novembre 2020!
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