The Dark Lord Trilogy 3 (di 3)
Dark Lord: The Rise of Darth Vader costituisce la fine della trilogia (o meglio la continuità narrativa e tematica del tritico di opere) Legends dedicata alla nascita di Darth Vader. Dopo la caduta dei Jedi, della Repubblica Galattica e l’ascesa dell’Impero narrate ne La vendetta dei Sith (QUI trovate la recensione della novelization a opera di Matthew Stover). In questo romanzo, pubblicato a fine 2005 e opera del grande James Luceno, già autore del primo capitolo e di altri romanzi canonici (Tarkin e Catalyst) e non (The Unifying Force, Agent of Chaos: Hero’s Trial e altri) il Prescelto inizia la sua nuova vita come Sith.
Il libro è disponibile solo in lingua originale, senza prospettive di arrivo nelle librerie italiane. Come al solito, Luceno usa uno stile complesso, con periodi lunghi e una terminologia colta, rendendo l’opera abbastanza ostica per chi non ha una buona conoscenza dell’inglese. L’edizione recensita è il mass market paperback, dalle dimensioni e dal costo ridotti, a volte stampato su carta riciclata, usata per le ristampe delle opere Legends.
- Titolo: Dark Lord: The Rise of the Darth Vader
- Autore: James Luceno
- Data di pubblicazione: 22 novembre 2005
- Edito da: Del Rey
- Edizione: copertina flessibile, 338 pagine
- Prezzo: acquista QUI
Trama
Durante gli assedi dell’Orlo Esterno, i Maestri Jedi Roan Shsyne, Bol Chatak e la padawan Olee Starstone si infiltrano con una squadra di cloni commando per disabilitare lo scudo deflettore della base separatista sul pianeta Murkhana. Qui i cloni ricevono l’ordine 66, che si rifiutano però di mettere in atto. I Jedi tentano di fuggire dal pianeta, ma vengono catturati dagli altri cloni.
Un mese dopo, Darth Vader, il nuovo apprendista Sith dell’Imperatore, viene inviato su Murkhana per punire i cloni insubordinati. Qui viene aggredito da Chatak, intenzionata a restituire il favore ai commando e preoccupata dall’esistenza di questo misterioso Sith. Il duello vede Vader vittorioso, ma Shryne e Starstone fuggono su una nave. Da qui si riuniscono ad altri Jedi superstiti e, dopo alcune avventure contro le truppe imperiali, collaborano con Bail Organa per evacuare Fang Zar, senatore dissidente di Sern Prime, che invece l’Imperatore vuole morto. Qui si consuma la prima battaglia tra Shryne e Vader.
A questo punto, la banda di Jedi si reca su Kashyyyk per unirsi alla resistenza Wookiee guidata da Tarrful e Chewbacca e fronteggiare l’imminente assalto dell’Impero. Darth Vader arriva insieme a Tarkin e alla flotta imperiale per sottomettere il pianeta, dando il via a una feroce battaglia, durante la quale inevitabile sarà lo scontro con Shryne e il suo gruppo.
Cosa mi è piaciuto
Inizio a sorpresa
Con tutta legittimità, aprendo il libro ci si potrebbe attendere una scena iniziale che introduce il personaggio eponimo, mostrandolo ai lettori in tutta la sua tremenda maestosità. Scegliendo una via facile, Luceno avrebbe potuto partire dalla scena del cantiere della Morte Nera alla fine di episodio III, o con una circostanza analoga all’incipit del canonico I signori dei Sith. Tutto ciò non avviene. E’ con una forte sorpresa che scopriamo che i primi 8 capitoli seguono la battaglia di Murkhana, alla fine delle Guerre dei Cloni.
Luceno utilizza questo considerevole spazio per introdurre gli antagonisti principali di Vader, Roan Shryne e Olee Starstone. Il nuovo Signore dei Sith farà la sua comparsa solo quando i lettori avranno familiarizzato con i Jedi che a lui si opporranno. Diciamoci la verità, tutti speriamo di vedere Darth Vader il prima possibile e, con questa “introduzione”, l’autore stimola a leggere tutto d’un fiato per arrivare a quel momento (similarmente Luceno si comporta all’inizio del suo Darth Plagueis) . Va d’altra parte detto che questi 8 capitoli non fanno pesare per niente l’attesa: intrattengono infatti il lettore con uno sbarco sotto il fuoco separatista, una battaglia, un’infiltrazione e soprattutto con la vicenda dei cloni commando che scelgono di non eseguire il famigerato Ordine 66.
Quest’ultimo punto è assolutamente originale oltre che sorprendente, un vero e proprio unicum nel panorama multimediale di Star Wars (forse non più applicabile dopo la serie The Clone Wars, nella quale i cloni sono costretti a uccidere i propri comandanti Jedi da un chip inibitore). Qui invece vediamo il contrasto tra il rigore e l’obbedienza del comandante Salvo, che ha ricevuto l’ordine direttamente da Palpatine, e i commando in missione con Shryne, Starstone e Chatak, ai quali viene comunicato dal suddetto comandante. I commando però capiscono che qualcosa non quadra e invece aiutano i Jedi.

Lo Star Destroyer di Darth Vader si avvicina a Murkhana, in uno spazio punteggiato di relitti della guerra testé conclusa. Tavola proveniente dal primo volume di Tempi Oscuri
La vera nascita del Signore Oscuro
All’inizio del romanzo vediamo Anakin Skywalker in un’armatura nera. Alla fine vediamo Darth Vader: queste due frasi sintetizzano l’accurato lavoro di caratterizzazione del personaggio e la sua evoluzione in ogni campo. Nella seconda sezione, quando compare per la prima volta, Vader non è affatto il deus ex machina invincibile e terrificante che troviamo in altre opere (tra le più recenti, Jedi: Fallen Order o, nel Legends, Darth Fener e il pianto delle ombre). Tutto il contrario.
Luceno si prende il suo spazio per rendicontare scrupolosamente tutti i danni subiti dal corpo martoriato di Anakin (la pelle sciolta, i polmoni bruciati, le corde vocali distrutte,…) e i dettagli tecnici dell’armatura (come questa lo mantiene in vita, a cosa servono tutti i congegni e i sensori…), e tutto ciò che si prova a vivere all’interno di essa, a essere sostenuti e allo stesso tempo imprigionati in una claustrofobica corazza nera. Per il novello Sith si tratta di un incubo permanente. Siamo nello stesso spirito delle ultime suggestive pagine del libro precedente, con meno poesia e più crudezza. Luceno, a differenza di Stover, non lascia praticamente alcuno spazio al sentimento del sublime nel raccontare la condizione di Vader. Non sceglie la strada della grandezza, ma dell’orrore, punteggiato qui e lì da lirismo: man mano che la descrizione prosegue, Anakin sviluppa sempre più la conclusione di aver perso ogni cosa che il Lato Oscuro lo abbia condannato appunto a una sofferenza perenne. Il lettore si sente dentro l’armatura e prova una forte claustrofobia, condividendo le sensazioni del protagonista come non mai.
Il grande Darth Vader è al suo minimo, in difficoltà, debole e vulnerabile. Molti indicativo al riguardo è il suo duello con Bol Chatak su Murkhana. Qui i suoi movimenti sono impacciati, non sa muoversi nell’armatura e viene quasi sconfitto. Tutto ciò potrebbe infastidire alcuni lettori ed essere oggetto di critica, soprattutto da parte di chi legge questo libro con l’intenzione di vedere confermata l’immagine di un Darth Vader inarrestabile, potentissimo, malvagio e “figo”. Quest’ultima però è una comprensione molto parziale del personaggio centrale della saga, che invece ha un percorso molto complesso e travagliato. Toglietevi dalla testa il Vader macchina omicida: è umano. Si può dire che il protagonista non è Darth Vader, bensì lo diventa.
Così, molto umano è il suo tormento. Anakin sente di aver perso tutto ciò che aveva sperato di ottenere facendosi apprendista di Darth Sidious, e per questo incolpa Obi-Wan e Padmé (proprio la sua amata, che per salvare era diventato Sith). Lo hanno tradito, e le loro azioni lo hanno condannato a una non vita. Anakin è senza scopo, non trova un senso alla propria esistenza e come se non bastasse il suo nuovo Maestro lo denigra, lamentando il potere che ha perduto dopo le sua caduta nella lava. Arriva poi l’ammissione di Sidious che la promessa di salvare Padmé dalla morte era una spudorata menzogna. Colui che ancora non è Darth Vader è sostanzialmente in depressione, e da qui Sidious cerca di scuoterlo per renderlo invece un apprendista funzionale a consolidare il regime imperiale, e perché recuperi il suo potenziale nella Forza. Il neo Imperatore ha ben presente la Regola dei Due di Darth Bane, e a questa si mantiene fedele: vuole che Vader si risollevi, altrimenti non potrà continuare l’eredità dei Sith. Ed è proprio il risultato ottenuto: la caccia ai Jedi iniza a dargli uno scopo contingente, fino a Kashyyyk. Durante la feroce battaglia, avviene il passo decisivo della trasformazione. Vader riesce per la prima volta a fare appello al Lato Oscuro, ad accogliere nel profondo la potenza che esso conferisce, usandola per annientare Roan Shryne.
Per Anakin, essere diventato Sith lo ha condotto al vuoto esistenziale (non sto esagerando): passato al Lato Oscuro per salvare Padmé, se la vede portata via dalle stesse (malvagie) azioni che ha compiuto per lei. Per di più ha perso ogni suo amico, in primis Obi-Wan e anche Palpatine, che si rivela anche a lui come lo spietato manipolatore che è sempre stato. A questo proposito, a un certo punto, Vader si reca all’interno del Tempio dei Jedi in rovina (come fa nella miniserie La prigione fantasma), ripensando al massacro da lui per perpetrato e alla sua inutilità.
Lo sfogo del potere del Lato Oscuro gli apre una nuova prospettiva. Ha ritrovato un senso alla sua vita. Il suo nuovo scopo sarà essere l’apprendista dell’Imperatore, diventare potente fino a rovesciarlo e a giungere così al dominio diretto della galassia a fianco di un apprendista degno a cui affidare la prosecuzione del lignaggio dei Sith. E’ qui che assume lo scopo che lo guida con convinzione in L’impero colpisce ancora.
Il percorso dei Jedi
Un apprezzamento va anche ai “buoni”, i Jedi sopravvissuti che si organizzano sotto la guida del Maestro Roan Shryne per reagire contro l’Impero. Il loro capo è un antagonista credibile, che da del filo da torcere al protagonista e, insieme ai suoi compagni viene ben caratterizzato. La cosa più interessante è la conclusione della loro storia. Quelli di loro che sono fuggiti alla sottomissione di Kashyyyk capiscono di aver commesso un grande errore nello sfidare apertamente il Nuovo Ordine. Optano quindi, dopo aver subito un disastro e aver perso il proprio capo, per un’opposizione invisibile, sotterranea, tramite raid a trasporti imperiali, infiltrazione nei ranghi militari per fomentare il dissenso e altri stratagemmi. Dopo il trauma della caduta dell’Ordine, gli scampati sanno riadattarsi alla situazione. La loro scelta, sostanzialmente quella di colpire dall’ombra, è la stessa che Darth Sidious e il millennio di Sith che lo hanno preceduto presero nei confronti dei Jedi (e che riprenderanno nel finale della serie Eredità), dando adito a una visione ciclica della storia sottilmente inquietante.
Apparizioni varie
Il collocamento dell’opera all’interno della timeline Legends consente sicuramente un gran numero di legami con le pellicole e con opere passate e future. Ci troviamo per l’appunto in un periodo di raccordo, dopo la fine dell’ordine vigente durane la Repubblica e agli albori del dominio di Palpatine. Va da se che in tali tempi oscuri ci siano vari conti da chiudere col passato, e che tutti i protagonisti, noti e ignoti, visibili e invisibili, siano costretti a riadattarsi.
Non sorprende pertanto scoprire nel libro la presenza di moltissimi attori del dramma della trilogia Prequel, conoscendo anche la tendenza dell’autore a inserire collegamenti, digressioni e riferimenti (un esempio molto notevole di ciò si ha della sua duologia Agent of Chaos) oltre che la portata galattica della vicenda. Come al solito, la trama e l’intreccio di personaggi, il quadro globale della galassia che ci viene squadernata davanti sono apprezzabili per la completezza, l’organicità e il senso di realtà complessa che danno all’universo di Star Wars.
Piuttosto presente è Bail Organa, senatore di Alderaan e padre adottivo di Leia (che qui compare da neonata sia fisicamente sia nei pensieri di Bail, terrorizzato che Vader la veda scoprendo che si tratta di sua figlia). Proprio per proteggerla, Organa si è fatto riluttante ad aumentare il proprio coinvolgimento nel movimento di resistenza, ancora agli albori, alla dittatura di Palpatine. Luceno segna una notevole differenza per quanto riguarda questo personaggio. Ricordiamo che nel libro precedente a opera di Matthew Stover e ancora nel primo volume, Bail era in prima linea nella protesta contro i poteri speciali del Cancelliere. Ora è più per la cautela, senza naturalmente rinunciare alla dissidenza. La linea più dura viene portata avanti dall’anziano senatore Fang Zar, comparso di sfuggita in Episodio III (i lettori del Visual Dictionary di quella pellicola forse lo ricorderanno). Sempre su Alderaan, quasi un ricettacolo di tutti i personaggi, troviamo i due droidi C-3PO ed R2-D2.
Dalla parte dell’Impero, troviamo l’immancabile Gran Moff Tarkin, già al comando del progetto della Morte Nera e dell’armata che attacca Kashyyyk, oltre che il fidato consigliere dell’Imperatore, Sate Pestage, comparso tra le altre cose in Tempi oscuri e in Squadriglia Rogue – Campo di battaglia: Tatooine. Luceno crea poi un collegamento con il romanzo Death Star di Micheal Reeves spedendo 200.000 Wookiee resi schiavi a lavorare al cantiere della Morte Nera, elemento ancora presente nel Canone (ad esempio in Thrawn), nonostante Catalyst e la serie animata Rebels ci dicano che alla costruzione della superarma vennero adibiti soprattutto i Geonosiani.
A questo proposito, a un certo punto, Vader si reca all’interno del Tempio dei jedi in rovina, ripensando al massacro da lui per perpetrato e alla sua inutilità. Si arriva fino al sommo vertice, l’Imperatore Palpatine, in segreto il Sith Darh Sidious: tra tutte le sue trame, egli ricorda il suo Maestro. Se in Labyrinth of Evil Luceno ebbe la responsabilità di rivelare per la prima volta l’esistenza di Darth Plagueis, ha ora quella di riprendere il personaggio per la prima volta dopo la scena iconica a lui dedicata in La vendetta dei Sith. Fino all‘omonimo romanzo apparso vari anni dopo, Plagueis resterà una figura ammantata nel mistero quasi assoluto anche per i lettori più accaniti. Tutto ciò che vi si trovava erano brevi cenni, soprattutto nella Dark Lord Trilogy, poi ripresi nel romanzo dedicato al Muun. Nell’opera che analizziamo, Sidious ne ricorda le parole:
Tell me what you regard as your greatest strenght, so I will know how to best undermine you; tell me of your greatest fear, so I will know which I must force you to face; tell me what you cherish most, so I will know what to take from you; and tell me what you crave, so that I might deny you .
Il dinamismo
Per quanto riguarda le ambientazioni, esse sono molteplici e la trama viene portata avanti da continui spostamenti di luogo. Andiamo dal pianeta martoriato di Murkhana, base dell’Alleanza Corporativa a una stazione spaziale dove i cloni tendono un’imboscata ai Jedi, ad Alderaan, fino a Kashyyyk.
Su quest’ultimo mondo ha luogo la grande battaglia finale tra i Jedi e i Wookiee da una parte e le forze imperiali. La battaglia, relativamente lunga ma mai noiosa, è il culmine epico della storia grazie a una narrazione serrata e ad alcuni colpi di scena. Serve anche da “indennizzo” per l’assenza della battaglia di Kashyyyk de La vendetta dei Sith nell’omonima trasposizione letteraria. I lettori della trilogia nel suo complesso possono trovare qui la presenza preminente di Tarfull e Chewbacca, che guidano orgogliosamente la resistenza e collaborano con Shryne, Starstone e gli altri Jedi. Un’altra sequenza di azione ben resa è l’inseguimento di Fang Zar su Alderaan. Durante questi scontri, la 501esima legione di cloni soldato guidata dal comandante Appo (presente col grado di sergente nel canonicoThe Clone Wars) assume la sua fama di martello distruttore.
Epilogo
Nella sequela di personalità storiche, non poteva mancare Obi-Wan Kenobi, e proprio lui è protagonista del finale, che si pone anche come ottimo compimento di tutta la trilogia. L’ex Maestro di Vader si trova in esilio su Tatooine, vegliando sul piccolo figlio di quest’ultimo, Luke Skywalker. Qui assiste per caso a un notiziario Holonet: si tratta del resoconto dell'”impresa” di “Lord Vader”, l’emissario dell’Imperatore responsabile della vittoria sui sovversivi Jedi su Kashyyyk. Obi-Wan è sconvolto dalla scoperta. Fino a questo momento era convinto che Anakin fosse morto su Mustafar. Dopo aver appreso da un avventore della reale portata dell’attacco imperiale a Kashyyyk, Obi-Wan teme che una simile ferocia sia dovuta anche a lui. Egli infatti non ha dato il colpo di grazia ad Anakin morente tra le fiamme, ma lo ha lasciato a morire. Non è morto, e ora si sente ancora più tradito.
La paura più pressante del Maestro Jedi è che Vader venga su Tatooine, il suo pianete natale, dove troverà Luke. Tra la confusione dei suoi pensieri si manifesta la voce di Qui-Gon Jinn. Maestro e apprendista comunicano per la prima volta dalla morte del primo. Qui-Gon fuga i timori di Obi-Wan: Tatooine è quanto di più deprimente vi è per il cuore di Anakin, ancora vivo in Vader, dove questi ha sofferto tremendamente (con le parole di Yoda ne L’attacco dei cloni). Il Sith non vi tornerà mai, e Luke sarà al sicuro.
Qui-Gon’s voice faded, and Obi-Wan’s fears negan to dissipate, relaced by renewed expectation. Returning to the dazzling light of Tatooine’s twin suns, he caught up with Owen, Beru and Luke, and kept silent watch over them for what remained of the day.
Con queste frasi si chiude il cerchio. Mentre da una parte su Coruscant Anakin diventa Darth Vader accettando la via dei Sith verso il potere, dall’altra su Tatooine, con la sua vigilanza sul giovane Luke, coltiva la luce che un giorno libererà la galassia.
Cosa non mi è piaciuto
Refusi
Il libro contiene un paio di errori nella lore. Secondo uno di questi gli Star Destroyer di classe Venator NON vennero fabbricati dalla Kuat Drive Yards, mentre invece lo furono, e tra i refusi ne ho riscontrato uno che potrebbe originare un fraintendimento: in un’occasione, l’Executor viene indicato come lo Star Destroyer di Tarkin invece della Executrix (nave ricanonizzata e vista in Rogue One). Ricordiamo che l’Executor è il Super Star Destroyer al comando di Vader stesso nella trilogia originale, abbattuto nella battaglia di Endor.
Narrazione a volte troppo vasta
Come sopra accennato, la storia ha una portata galattica, ovverosia si svolge in una grande varietà di ambientazioni e contiene molti tipi di sequenze narrative. La coesione del romanzo, nonostante il gran numero di personaggi, situazioni e luoghi, viene garantita dai due filoni principali, le peregrinazioni dei Jedi scampati e l’inizio di Vader come Sith.
Purtuttavia non si può negare che a volte vengano persi di vista tra la situazione galattica, la descrizione della macchina bellica imperiale, le sottotrame più emotive (soprattutto per Bail Organa e Roan Shryne), le digressioni sul passato. Sono tutti elementi tipici della scrittura dell’autore, e chi scrive ha spesso ribadito anche in altra sede di apprezzare i racconti corali, le digressioni sul passato e sullo stato della galassia, e ciò rimane vero. Non si sente quindi di muovere una critica troppo radicale. La trama rimane ben costruita, ma un tale affresco globale forse avrebbe richiesto un titolo meno specificamente riferito a Vader, che per quanto sia il maggiore non è il protagonista assoluto.
Commento finale
Dark Lord: The Rise of Darth Vader è il capitolo finale della cosiddetta Dark Lord Trilogy, e costituisce sicuramente una pietra miliare della narrativa Legends. Narra quella che è al di là dei film è la nascita autentica di Darth Vader e da inizio alla transizione verso l’epoca della trilogia classica. Dopo una novelization affidata a un altro scrittore, James Luceno torna al timone per regalarci una nuova immersione nella galassia lontana lontana. Il libro conserva le atmosfere cupe che fanno da filo conduttore di tutta la trilogia, e le porta al culmine. Data la coralità della storia e la presenza di vicende di ogni tipo, il titolo non ci sembra il migliore, anche se sicuramente Vader è il personaggio centrale. Il suo percorso è reso accuratamente, dai dettagli lirici a quelli di azione e persino orrorifici nelle sue sensazioni fisiche, un percorso osteggiato da un antagonista tutt’altro che scarso, con le vicende galattiche che dallo sfondo spesso irrompono nella vicenda. Ogni situazione viene resa bene dall’autore, dalla guerra alle introspezioni ai passaggi politici, tecnici e mistici. Apprezzabilissimo l’inserimento di personaggi secondari dei prequel, dai Bail Organa alla coppia di droidi. L’impresa più grande resta quella di giustificare credibilmente su carta il cattivo più grande della storia del cinema.
Si riscontra una relativa difficoltà di lettura data dallo stile elaborato, dai periodi articolati e dai termini inusuali. E’ richiesta una buona conoscenza dell’inglese. Ma chi si avventurasse nella lettura non resterà deluso. In conclusione, la lettura è consigliatissima.
Ricordiamo inoltre che il libro ha una sua “versione canonica” che lo ha rimpiazzato nella timeline post-episodio III. Si parla naturalmente della serie a fumetti Darth Vader-Dark Lord of the Sith, la quale narra lo stesso periodo di tempo, e oltre, e a volte gli stessi eventi (per esempio la costruzione della spada laser di Vader, i suoi primi duelli con dei Jedi, e la sua prima azione militare con l’Impero) nel Canone.
Altre opere:
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