Il ritorno del re! A 4 mesi dall’ultimo episodio di The Bad Batch e ben 12 dalla puntata conclusiva di The Mandalorian, Star Wars torna a fare capolino su Disney+ con The Book of Boba Fett, la serie live action dedicata ad approfondire il passato e, soprattutto, il futuro del cacciatore di taglie più letale della galassia. Come di consueto, Star Wars Libri & Comics presenta oggi l’analisi del primo episodio della serie, scritto da Jon Favreau, diretto da Robert Rodriguez e intitolato Capitolo 1: Straniero in Terra Straniera.
The Book of Boba Fett – Sinossi ufficiale
Boba Fett hält Hof.
The Book of Boba Fett – Analisi e easter egg [CON SPOILER]
Come già avvenuto in occasione di The Mandalorian e di The Bad Batch, il primo episodio di The Book of Boba Fett, intitolato Capitolo 1: Straniero in Terra Straniera, si apre con l’inconfondibile carrellata degli elmi e dei droidi più celebri della saga: Darth Vader, BB-8, Din Djarin, Kylo Ren, R2-D2, Luke Skywalker e C-3PO, a cui si aggiungono i copricapi di Fennec Shand e Boba Fett. La sequenza è accompagnata da un tema dai toni fortemente tribali.
Tatooine. Il palazzo dell’ormai defunto Jabba Desilijic Tiure, meglio noto come Jabba the Hutt, svetta imperioso, dominando le calde sabbie del Mare delle Dune Settentrionale. La macchina da presa riprende vari interni del palazzo, dal barbacane alla sala del trono, inquadrando infine i livelli superiori della struttura, dove Boba Fett si trova immerso in una vasca di bacta.
Qui, il sonno del nuovo signore del crimine è disturbato da incubi e visioni: le piattaforme oceaniche di Tipoca City su Kamino, dove è nato e cresciuto insieme al padre e matrice genetica Jango; l’Arena Petranaki di Geonosis, dove nel 22 BBY ha assistito allo scoppio delle Guerre dei Cloni e alla morte del genitore per mano del Maestro Jedi Mace Windu (Episodio II: L’Attacco dei Cloni); l’apparato digerente del sarlacc, dove nel 4 ABY è riuscito a sopravvivere grazie alla scorta di ossigeno dell’armatura di un assaltatore del deserto e da cui è poi fuggito facendosi strada a colpi di lanciafiamme ZX. A tal proposito, si noti come la sequenza su Geonosis sia differente rispetto a quella di Episodio II: L’Attacco dei Cloni, in quanto parzialmente ricreata con riprese tagliate e parzialmente ricreata con una controfigura del giovane Daniel Logan; al contempo, è impossibile ignorare l’incredibile somiglianza della scena con la famosissima fan art Indigestion, realizzata da DanLuVisiArt è pubblicata su DeviantArt nel 2016. A ogni modo, giunto finalmente in salvo, Boba Fett si accascia esanime sul ciglio Grande Pozzo di Carkoon, circondato dai resti del Khetanna, il galeone a vela LO-KD57 di Jabba the Hutt, e il corpo apparentemente immobile del sarlacc, probabilmente ferito in seguito all’esplosione del velivolo di cui sopra (Episodio VI: Il Ritorno dello Jedi, Aftermath: Debito di Vita).
Come se non bastasse, la sera stessa il cacciatore di taglie, ancora pesantemente indebolito, viene depredato della sua armatura, jetpack Z-6 compreso, da parte di un gruppo di Jawa, che di lì a pochi giorni venderanno la corazza a Cobb Vanth in cambio di un camtono di cristalli di silicax (Aftermath, The Mandalorian: Capitolo 9).
Sorti i soli gemelli Tatoo I e Tatoo II, Boba Fett viene raggiunto e catturato da un gruppo di Predoni Tusken armati di bastoni Gaderffii, anche noti come bastoni gaffi, che lo risvegliano inducendolo a ingerire le misteriose secrezioni di una non meno enigmatica radice. Il cacciatore di taglie viene poi trascinato fino all’accampamento dei Sabbipodi che, come loro solito, procedono in fila indiana a dorso di Bantha.
Una volta giunti all’insediamento, i Predoni Tusken assicurano il clone Alpha a un ceppo saldamente piantato nel terreno, mentre i giovani della tribù si dilettano a malmenarlo fino a fargli perdere i sensi. Risvegliatosi a notte inoltrata, Boba Fett riesce tuttavia a liberarsi e a tramortire il massiff posto a sua guardia, una creatura rettiliana presente, oltre che su Tatooine, anche su Florrum e Geonosis (Episodio II – L’Attacco dei Cloni, The Clone Wars, The Bad Batch: Artiglio Guerriero, The Mandalorian: Capitolo 9).
Prima di fuggire, il cacciatore di taglie, caratterizzato per la prima volta in vita sua da un moto di pietà, offre il proprio aiuto a un prigioniero Rodiano dalla pelle arancione. Questi, tuttavia, anziché accettare richiama l’attenzione dei Sabbipodi, che si dirigono prontamente all’inseguimento.
In particolare, il capotribù incarica uno dei suoi guerrieri, forse il campione dell’insediamento, di sfidare a duello Boba Fett. Quest’ultimo, pur combattendo valorosamente, è troppo indebolito dai succhi gastrici del sarlacc, dalle radiazioni venefiche dei soli gemelli e dalla disidratazione incombente. È così che, senza troppe difficoltà, il Predone Tusken ha la meglio su di lui, lasciandolo ancora una volta esanime e potendolo così ricatturare facilmente.
Risvegliato dalla cyborg Fennec Shand, Boba Fett interrompe la seduta di guarigione e confida alla sottoposta che i sogni sono tornati. È evidente come, visti i suoi trascorsi travagliati, il signore del crimine sia tormentato dallo spettro del passato. A ogni modo, essendo atteso da ospiti giunti a rendere omaggio, il clone si sottopone a un’accurata procedura di vestizione, assistito da uno stuolo di droidi.
Seduto sul trono recante l’iscrizione BOBA FETT TTEF ABOB in ur-Kittât, la lingua runica dei Sith (The Mandalorian: Capitolo 16, Episodio IX: L’Ascesa di Skywalker) e assistito dalla Maestra Assassina e dal droide fonditore 8D8, l’ex-cacciatore di taglie riceve gli omaggi del delegato Aqualish Garfalaquox, del cui discorso tuttavia né lui né Fennec comprendono granché. A questo proposito, Boba Fett afferma di necessitare di un droide protocollare.
Il secondo tributario è Dokk Strassi, capo della famiglia Trandoshana e protettore della vicina città di Mos Espa e dei suoi territori commerciali. Il rettile, che appare minaccioso anche nell’atto di fare un augurio, offre a Boba Fett delle pelli di Wookiee, segno che la caccia a tale specie aliena continua anche durante l’era della Nuova Repubblica, probabilmente ancora troppo debole e troppo limitata per esercitare un controllo più serrato sulle regioni dell’Orlo Esterno. Dokk Strassi si rivolge inoltre a Boba Fett con l’inedito titolo di Daimyo, probabilmente in omaggio alle forti influenze del genere cinematografico nipponico del jidaigeki sul cinema western e sulla saga di Star Wars.
Segue poi il maggiordomo del sindaco di Mos Espa e degli altipiani circostanti, Mok Shaiz. Il Twi’lek, con il suo modo di fare affettato e falsamente deferente, non presenta alcun tributo e, al contrario, richiede che sia il nuovo signore del crimine a pagarlo al sindaco.
Con fare più che mai intimidatorio, Fennec ribadisce che Jabba the Hutt avrebbe punito una tale insolenza dando il maggiordomo in pasto al suo serraglio: si riferisce naturalmente al rancor, o peggio, al sarlacc. Ad affrontare Pateesa, il rancor di Jabba, è andato molto vicino il Signore dei Sith Darth Vader nello 0 ABY (Darth Vader (2015) Vol. 1: Vader), mentre ne ha avuto un assaggio il Cavaliere Jedi Luke Skywalker nel 4 ABY (Episodio VI – Il Ritorno dello Jedi).
Rispondendo alla provocazione del maggiordono, inoltre, la Maestra Assassina afferma che Boba Fett gli offre il dono di poter andare via incolume. È qui che il maggiordomo si fa più minaccioso, promettendo velatamente una futura rappresaglia, mentre Fennec riceve l’ordine di tenerlo d’occhio, come del resto fa già con tutti.
Gli ultimi due ospiti della corte del Daimyo sono due prigionieri Gamorreani, un tempo guardie sotto Jabba e sotto il suo successore, il Twi’lek Bib Fortuna. Un Boba Fett più umano di quello che siamo abituati a conoscere decide di risparmiare loro la vita e di non torturarli, preferendo invece assoldarli e garantirsi due guerrieri altamente fedeli.
Mos Espa. Boba Fett, Fennec Shand e le due guardie Gamorreane giungono in una città decisamente più ricca e fiorente di quella vista solo qualche decennio prima (Episodio I: La Minaccia Fantasma, Episodio II: L’Attacco dei Cloni). La metropoli è in fermento e per le strade si possono incontrare, oltre a una nutrita schiera di umani, anche numerosi droidi di vari modelli. Spiccano, ad esempio, i droidi energetici KT, ma anche elevatori da carico e persino alcuni Spot, i robot quadrupedi della Boston Dynamics realmente esistenti.
Il quartetto si presenta all’interno di un locale chiamato il Rifugio, dove un Ortolano e un Bith, con tutta probabilità Max Rebo (Episodio VI: Il Ritorno dello Jedi) e un membro del celebre gruppo Figrin D’an e i Modal Nodes (Episodio IV: Una Nuova Speranza), suonano una versione riarrangiata del famosissimo brano Mad About Me, anche noto come Cantina Band, qui rinominato ironicamente Cantina Latina. Il brano, come si evince dai titoli di coda, è peraltro scritto dall’inossidabile John Williams e suonato nientemeno che dal regista dell’episodio, Robert Rodriguez. Come di consueto, lo stuolo di avventori e baristi è quantomai variegato e composto, tra gli altri, da Advosze, Hassk, droidi astromeccanici di serie R4 ed R5 e droidi pilota di serie RX introdotti per la prima volta nell’attrazione Star Tours di Disneyland. Accolto da due servitori Twi’lek, il signore del crimine chiede di parlare con Garsa Fwip, proprietaria del locale. A questo proposito, si noti come il Twi’lek dalla pelle verde, seppur dall’aspetto chiaramente maschile, possieda le orecchie coniche tipiche delle femmine della sua specie: nonostante si tratti probabilmente di un semplice errore nella realizzazione del costume, è possibile ipotizzare di trovarsi invece dinanzi al primo caso di individuo transessuale mostrato su schermo nella saga di Star Wars.
Garsa Fwip, a sua volta, non si fa attendere: la Twi’lek pare accettare senza problemi il cambio di potere al vertice e, a dirla tutta, sembra anche apprezzare i modi del nuovo Daimyo. Né Jabba, né tantomeno Bib Fortuna dovevano usare modi particolarmente gentili ed educati, cosa che invece Boba Fett tenta di fare, nei limiti del possibile.
Volendo scusarsi per non averlo riconosciuto e, soprattutto, volendo “ringraziare” Boba Fett della protezione offerta, Madame Garsa riempie l’elmo del nuovo signore del crimine di crediti scintillanti, ben diversi dalla valuta in vigore durante l’era imperiale, cosa che suscita l’ammirazione e, perché no, anche un pizzico d’invidia negli occhi di Fennec Shand.
Infine, è nel momento in cui il signore del crimine esce dal Rifugio che lo spettatore viene a conoscenza della sua nuova mentalità: laddove Jabba the Hutt governava con la paura, Boba Fett intende governare col rispetto. Fennec Shand è perplessa ma, pur sollevando obiezioni, obbedisce al volere del suo padrone, nonché colui che le ha salvato la vita (The Mandalorian: Capitolo 5).
È in questo momento che i due subiscono l’imboscata di un gruppo di sicari dalle uniformi rosso-violacee dotati di scudi di energia e bastoni stordenti. L’attacco coglie i guerrieri di sorpresa e, nonostante la loro notevole esperienza, Boba e Fennec sembrano avere la peggio. L’elmo colmo di ricchezze diviene facile preda di mendicanti e cercarottami, mentre le guardie Gamorreane riescono a raggiungere i padroni appena in tempo per riequilibrare la situazione ed evitare loro una fine molto dolorosa.
È a questo punto che i misteriosi assalitori hanno la peggio, tra i feroci colpi dei Gamorreani e il lanciarazzi portatile di Boba Fett. I superstiti tentano la fuga, ma l’incredibile agilità di Fennec Shand, in grado di compiere acrobazie e numeri funambolici nonostante l’età non più giovanissima, consente all’assassina di raggiungere i due reduci. Boba Fett, pesantemente ferito, viene nuovamente ricondotto alla capsula di bacta.
Una volta raggiunti e messe alle strette i due fuggitivi, Fennec dimostra la propria natura di assassina senza pietà uccidendo a sangue freddo uno di loro, che precipita dal tetto di un palazzo; il secondo, invece, viene catturato. È a questo punto che nuove domande serpeggiano nella mente dello spettatore: chi sono questi sicari, chi li ha assoldati, e perché intendono uccidere Boba Fett? A prima vista si potrebbe facilmente ipotizzare che si tratti degli uomini del sindaco di Mos Espa, che non pare accettare di buon grado l’insediamento di un nuovo Daimyo. Nonostante questa teoria rimanga senza dubbio la più semplice, risulta tuttavia più affascinante notare come il colore degli indumenti dei sicari ricordi molto da vicino la livrea dell’assassina Deathstick (War of the Bounty Hunters, L’Insurrezione), mentre alcune note del tema principale della serie richiamano esplicitamente quello dell’Alba Cremisi (Solo: A Star Wars Story), cui la stessa Deathstick ha giurato fedeltà: che ci sia una grande rivelazione in arrivo?
Ricondotto al proprio palazzo e sottoposto a una nuova sessione curativa all’interno della vasca di bacta, Boba Fett è ancora vittima dei propri incubi, che proseguono la narrazione del suo passato durante i cinque anni che separano la sua caduta nel sarlacc dagli eventi del tempo presente della puntata. In particolare, dopo il suo vano tentativo di fuga, Boba Fett e il compagno di prigionia Rodiano vengono condotti nel bel mezzo del deserto da un giovane Predone Tusken.
Qui, il gruppo osserva una banda di predoni a bordo di speeder bike intenti a malmenare un povero raccoglitore di umidità, forse per riscuotere l’odiosa tassa sull’acqua che invece Jabba e, probabilmente, anche Bib Fortuna tanto amavano (Star Wars (2015) Vol 2: Resa dei Conti sulla Luna dei Contrabbandieri). Dopo aver presumibilmente derubato il pover’uomo, la banda dipinge un misterioso simbolo sulle pareti della fattoria, un simbolo che, con tutta probabilità, rivedremo presto.
Evitato per un soffio l’indesiderato incontro, il trio si mette dunque alla ricerca d’acqua, contenuta all’interno di strani frutti di colore scuro (The Mandalorian: Capitolo 9) molto simili ai meloni neri che Obi-Wan Kenobi aveva, in passato, imparato ad apprezzare non tanto per il loro buon sapore, quanto per la capacità di dissetare gli abitanti del deserto (Star Wars (2015) Vol 2: Resa dei Conti sulla Luna dei Contrabbandieri). È qui, a ogni modo, che Boba Fett viene umiliato, privato dell’acqua che viene in parte data a un massiff e in parte gettata sul terreno sabbioso. Si tratta di un gesto sicuramente dettato dalla giovane età del Predone Tusken, ma al contempo molto potente: per un popolo come i Sabbipodi, sprecare la propria acqua piuttosto che dissetare un forestiero non può che essere segno di odio e disgusto.
Sempre più adirato, Boba Fett rimbrotta il Rodiano per averlo riconsegnato ai Predoni Tusken: avrebbe infatti potuto liberare anche lui, condurre entrambi ad Anchorhead e fuggire da Tatooine senza colpo ferire. L’alieno, tuttavia, non pare essere intenzionato a sentire le ragioni del clone e, anzi, gli risponde con quello che, nella sua lingua, è un evidente insulto.
Non c’è tempo per ulteriori litigi: la situazione, infatti, volge rapidamente al peggio quando la ricerca dei frutti porta allo scoperto un’immensa creatura a sei zampe, con la quale né il giovane Tusken, né il suo fidato massiff, né il Rodiano, né tantomeno Boba Fett paiono in grado di competere.
È qui che il cacciatore di taglie impara il valore del rispetto: senza perdersi d’animo, afferra una catena e riesce a strangolare il mostro, esattamente come, solo pochi giorni prima, la principessa Leia Organa aveva fatto con Jabba the Hutt, guadagnandosi, tra la popolazione dei Nikto, l’appellativo di ammazzahutt (Episodio VI – Il Ritorno dello Jedi, Bloodline). Come scritto sopra, la sconfitta della creatura procura a Boba Fett il rispetto dell’intera tribù di Sabbipodi, che ora gli concedono di bere.
PS: in conclusione e a coronamento dell’episodio, si noti come, in tutta la puntata, non venga mai sparato un singolo colpo di fulminatore. È una circostanza assai rara, avvenuta in poche occasioni come, ad esempio, il quarto episodio della seconda stagione di The Clone Wars.
Vi ricordiamo che discuteremo nel dettaglio di questo episodio durante la prima puntata della seconda stagione di Sundari Nights Live, in diretta su YouTube e Facebook giovedì 30 dicembre 2021 alle ore 21:00.
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