The Book of Boba Fett, Capitolo 5 – Analisi e easter egg

Una nuova speranza! Dopo un andamento altalenante, The Book of Boba Fett si risolleva con un quinto episodio spettacolare in cui, tuttavia, il protagonista della serie non appare neanche per un istante. Al suo posto, il personaggio principale dell’universo narrativo di The Mandalorian. Come di consueto, Star Wars Libri & Comics presenta oggi l’analisi del quinto episodio della serie, scritto da Jon Favreau, diretto da Bryce Dallas Howard e intitolato Capitolo 5: Il Ritorno del Mandaloriano.

The Book of Boba Fett, Capitolo 5 – Sinossi ufficiale

Compare un inaspettato alleato.

The Book of Boba Fett, Capitolo 5 – Analisi e easter egg

Come già avvenuto in occasione di The Mandalorian, il quinto episodio di The Book of Boba Fett, intitolato Capitolo 5: Il Ritorno del Mandaloriano (in omaggio a Episodio VI: Il Ritorno dello Jedi), si apre con un riassunto delle puntate precedenti, seguito dall’inconfondibile carrellata degli elmi e dei droidi più celebri della saga: Darth Vader, BB-8, Din Djarin, Kylo Ren, R2-D2, Luke Skywalker, C-3PO, Fennec Shand e Boba Fett.

L’azione ha inizio presso un mattatoio gestito da macellai Klatooiniani (Episodio VI: Il Ritorno dello JediThe Mandalorian: Capitolo 4, The Book of Boba Fett: Capitolo 4), intenti a lavorare quelle che, stando ai concept art della puntata, parrebbero vagamente assomigliare a carcasse di Tauntaun (Episodio V: L’Impero Colpisce Ancora). È in questo contesto che appare un Mandaloriano o, per meglio dire, il Mandaloriano: si tratta infatti di Din Djarin, visto per l’ultima volta a bordo dell’incrociatore leggero di classe Arquitens 546 di Moff Gideon (The Mandalorian: Capitolo 16). Facendosi strada nel mattatoio, il cacciatore di taglie si dirige verso il capo dei Klatooiniani, affermando di essere giunto lì per Kaba Baiz. Dinanzi al falso stupore dell’alieno, il Mandaloriano estrae un localizzatore che dimostra la presenza, a brevissima distanza, di un individuo dal codice a catena corrispondente a quello della sua preda. In seguito alle ulteriori tergiversazioni del Klatooiniano, Din mostra, come prova schiacciante della sua identità, un ologramma di taglia.

Kaba Baiz tenta dunque di negoziare la propria libertà, ma il cacciatore di taglie è implacabile e ripete, ancora una volta, la sua battuta più celebre: Ti posso catturare vivo o ti posso catturare morto (The Mandalorian: Capitolo 1, The Mandalorian: Capitolo 5). Pur non volendo far del male a nessuno degli sgherri del Klatooiniano, Din Djarin si ritrova ben presto obbligato a combattere ferocemente e, in particolare, a sfoderare la Spada Oscura, ottenuta in seguito alla vittoria in duello contro Moff Gideon (The Mandalorian: Capitolo 16). A nulla valgono i colpi di folgoratore degli alieni, perfettamente assorbiti dal beskar, il forte acciaio mandaloriano di cui si compone l’armatura del cacciatore di taglie. Come prevedibile, lo scontro si conclude con la vittoria di Din, che uccide Kaba Baiz e lo decapita. Vista la scarsa esperienza nell’uso della spada laser, tuttavia, il Mandaloriano si procura maldestramente una brutta ferita alla coscia sinistra, che lo obbliga ad assumere un’andatura vistosamente zoppicante. Prima di andarsene, il cacciatore di taglie consente inoltre ai Klatooiniani superstiti di spartirsi i crediti della Nuova Repubblica facenti parte del tesoro di Kaba Baiz.

Glavis. Sulla superficie dell’inedito mondo anello, Din Djarin si fa strada, zoppicando, per i bassifondi della stazione spaziale, portando con sé la testa mozzata di Kaba Baiz. Dopo aver attirato l’attenzione di un indiscreto Caskadag a bordo di un turboascensore diretto verso i livelli superiori, il Mandaloriano si reca all’interno di un locale popolato da umani, Chadra-Fan, Quarren e Theelin, dove una Ishi Tib, probabile capo locale della Gilda dei Cacciatori di Taglie, si complimenta in Huttese per la celerità del lavoro. Il cacciatore di taglie richiede dunque la ricompensa e le informazioni promesse, liquidando le chiacchiere dell’aliena e affermando che i suoi affari gli appartengono (Il Signore degli Anelli: La Compagnia dell’Anello). Nonostante la Ishi Tib insista per affidargli un’altra taglia, Din riesce finalmente a ottenere l’informazione richiesta: ciò che cerca si trova a Kolzoc Alley. Giunto nel vicolo, il Mandaloriano attiva il proprio visore a raggi ultravioletti, che gli consente di riconoscere le indicazioni per una porta recante l’effigie di un Mitosauro.

È qui che Din Djarin incontra due vecchie conoscenze: si tratta di Paz Vizsla e dell’Armaiola, datisi alla macchia dopo lo sterminio della Tribù di Nevarro causato dagli scontri con la Gilda dei Cacciatori di Taglie e i Resti dell’Impero (The Mandalorian: Capitolo 3, The Mandalorian: Capitolo 8). Dopo aver rapidamente curato la ferita del Mandaloriano con del bacta spray, i due chiedono quale arma abbia causato un simile danno. È a questo punto che Din sfodera la Spada Oscura, uno strumento che l’Armaiola, custode delle tradizioni e della storia di Mandalore, pare conoscere molto bene.

In un moto d’orgoglio, la guerriera spiega che l’Impero Galattico è durato per meno di trent’anni (24 anni, per la precisione, dal 19 BBY al 5 ABY); i Mandaloriani, al contrario, esistono da 10.000 anni, secondi in longevità soltanto all’Ordine dei Jedi e alla Vecchia Repubblica. Chiunque brandisca la Spada Oscura, forgiata oltre 1000 anni prima dal Mand’alor, nonché unico Jedi Mandaloriano Tarre Viszla, può guidare tutto Mandalore. Questo, tuttavia, soltanto se l’arma viene vinta secondo il Credo in battaglia: in caso contrario, Mandalore verrà distrutto e il suo popolo si disperderà in tutta la galassia.

Din Djarin spiega poi la sorte di Moff Gideon, condotto nel territorio della Nuova Repubblica, probabilmente sotto la scorta di Cara Dune, per essere interrogato, processato e, se necessario, giustiziato per i suoi crimini. L’Armaiola, a ogni modo, prosegue a enunciare le profezie della tradizione mandaloriana. In particolare, ella ricorda che il Mitosauro si leverà per annunciare una nuova era per Mandalore. Purtroppo, prosegue la donna, esso esiste solamente nelle leggende, in chiaro riferimento metanarrativo all’universo Legends. Come ben sappiamo, però, c’è sempre un fondo di verità nelle leggende (Star Wars Rebels).

L’attenzione dell’Armaiola si concentra poi sulla lancia di beskar portata da Din Djarin e regalatagli da Ahsoka Tano, che a sua volta l’aveva sottratta al magistrato Morgan Elsbeth, agente del Grand’Ammiraglio Thrawn nella città di Calodan, sul pianeta Corvus (The Mandalorian: Capitolo 13). La lancia, tuttavia, dev’essere distrutta e forgiata in un’armatura: l’acciaio mandaloriano ha lo scopo di difendere il popolo cui appartiene, non di metterlo in pericolo; è pensato per le corazze, non per le armi. A dirla tutta, i dardi sibilanti sono armi in beskar, ma è ragionevole ritenere che non siano sufficientemente potenti da perforare le armature di acciaio mandaloriano, bensì unicamente materiali meno resistenti come il duracciaio o i plastoidi. Din Djarin potrà, comunque, tenere per sé la Spada Oscura. Non è goffa o erratica come una lancia; è elegante, invece, per tempi più civilizzati. Durante la forgiatura, il cacciatore di taglie chiede all’Armaiola se questa abbia mai sentito parlare di Bo-Katan Kryze (The Mandalorian: Capitolo 11, The Mandalorian: Capitolo 16).

Il successivo racconto della guerriera racchiude in sé riferimenti all’intera storia mandaloriana degli ultimi decenni. Viene infatti menzionato il potente clan Kryze, cui, oltre a Bo-Katan, apparteneva la sorella e duchessa di Mandalore Satine, unico vero amore della vita di Obi-Wan Kenobi e uccisa da Darth Maul durante le Guerre dei Cloni; viene citata la temporanea appartenenza della stessa Bo-Katan alla Ronda della Morte, rinnegata sulla luna Concordia, da cui nacquero successivamente i Figli della Ronda; viene poi rapidamente riassunta l’acclamazione della donna come guida di Mandalore, dopo aver ricevuto la Spada Oscura in dono da Sabine Wren; infine, vengono menzionate la Grande Purga e la Notte delle Mille Lacrime, due nomi differenti per indicare il terribile atto di genocidio di cui Moff Gideon si è reso colpevole, uccidendo milioni di Mandaloriani per mano di uno stuolo di droidi Viper e di serie KX (Rogue One: A Star Wars Story) e ordinando il bombardamento nucleare di Sundari per mezzo di un’immensa flotta di bombardieri TIE/sa. Il racconto, naturalmente, è filtrato secondo le convinzioni personali dell’Armaiola: dopotutto, molte delle verità che affermiamo dipendono spesso dal nostro punto di vista.

Din chiede poi all’Armaiola di utilizzare parte del beskar per forgiare qualcosa per Grogu. La donna controbatte che Grogu non è più sotto la sua custodia, bensì al sicuro sotto Luke Skywalker, l’ultimo Jedi, e che il Codice Jedi, a differenza del Credo Mandaloriano, richiede di abbandonare ogni attaccamento per padroneggiare le vie della Forza. A ogni modo, la richiesta viene accolta e l’acciaio mandaloriano viene utilizzato per quella che ha tutta l’aria di essere una cotta di maglia. Questa viene poi racchiusa in un fagotto che, simbolicamente, ricorda l’aspetto dello stesso Grogu.

È poi tempo che Din si addestri nell’uso della Spada Oscura, mentre il ritmo viene scandito dalla voce dell’Armaiola, che recita numeri in Mando’a, la lingua dei Mandalorianisolust’adehncuir. L’arma, tuttavia, diventa più pesante a ogni mossa, poiché il cacciatore di taglie non riesce a instaurarvi una connessione ma, al contrario, si ritrova a combattere contro la Spada anziché contro l’avversario.

È a questo punto che Paz Vizsla, discendente di Tarre, rivendica la Spada Oscura per sé, ritenendosi più degno. Il duello ha dunque inizio: rimossi i jetpack, i due Mandaloriani combatteranno utilizzando esclusivamente armi bianche. Din brandisce la Spada Oscura, mentre Paz è equipaggiato con un vibropugnale e uno scudo da combattimento personale. Lo scontro pare inizialmente volgere in favore di Paz, ma nel momento in cui questo raccoglie la Spada Oscura, si ribalta la situazione: anche lui, come Din, non ne è ancora degno, e anche lui, come e più di Din, fatica a utilizzarla, trovandola troppo pesante. Il duello si conclude con la sconfitta di Paz, mentre l’Armaiola pone a entrambi la stessa domanda: ti sei mai tolto l’elmo?

Paz Vizsla non ha problemi ad affermare di non averlo mai rimosso, ma lo stesso non si può dire per Din (The Mandalorian: Capitolo 13, The Mandalorian: Capitolo 14). Dinanzi alla propria ammissione, l’Armaiola stabilisce che il cacciatore di taglie non è più un Mandaloriano, bensì un apostata. L’unico modo per espiare tale colpa è immergersi nelle acque viventi sotto le miniere di Mandalore, che sono tuttavia considerate distrutte. Per questo motivo, a Din Djarin non resta che abbandonare i resti della Tribù di Nevarro.

Spazioporto di Glavis. Din Djarin, ricevuta una chiamata da Peli Motto (The Mandalorian: Capitolo 5, The Mandalorian: Capitolo 9, The Mandalorian: Capitolo 10, The Book of Boba Fett: Capitolo 3), si dirige presso l’imbarco 1, dove il Volo 1020 della Star Liner Viaggi è pronto per partire verso Tatooine. Consegnate le armi e salito a bordo dello starliner, il Mandaloriano viene salutato da un piccolo alieno verde dalle orecchie sporgenti: non si tratta di Grogu, naturalmente, bensì di un bambino Rodiano che, a ogni modo, suscita un moto di nostalgia e malinconia nel cacciatore di taglie.

Porto spaziale di Mos Eisley, attracco 3-5.  Peli Motto e i suoi pavidi droidi BD (Star Wars Jedi: Fallen Order), DUM, R5-D4 e WED-15 (Treadwell), alle prese con un aggressivo topo rago, vengono salvati dal provvidenziale intervento di Din Djarin: per una volta, niente Draghi Krayt (The Mandalorian: Capitolo 9) La chiamata ricevuta in precedenza, tuttavia, riguardava affari ben più importanti: la riparatrice ha infatti trovato una sostituzione per la Razor Crest, la nave d’assalto ST-70 distrutta durante un attacco imperiale su Tython (The Mandalorian: Capitolo 14).

La rivelazione non si fa attendere: si tratta di un caccia stellare N-1, commissionato dalla Regina di Naboo in persona. Viste le condizioni del velivolo, tuttavia, Din Djarin lo etichetta come un semplice pezzo di ferraglia. Peli Motto, tuttavia, protesta: il caccia necessita di alcune riparazioni, questo è vero, ma si è assicurata tutte (o quasi) le parti originali risalenti ai tempi della Repubblica Galattica. Con qualche modifica speciale, inoltre, il mezzo diventerà più veloce di un fathier (Episodio VIII: Gli Ultimi Jedi), mentre è già in grado di saltare nell’iperspazio senza anello di attracco.

Le riparazioni hanno dunque inizio: con l’aiuto di due Jawa, uno dei quali con evidenti trascorsi romantici con Peli Motto, la riparatrice, i suoi droidi e Din Djarin si armano di bantha pazienza e provvedono a rimettere in sesto il velivolo e a disinfestarlo dagli Scurrier, sfruttando ogni possibile componente ritrovabile in quel giardino dai molti frutti che è Tatooine. Tra le varie parti ritrovate dai cercarottami si nota, in particolare, un potenziatore di combustione a densità criogenica rubato a un corriere di spezia Pyke, molto simile a quello utilizzato da Han Solo per tentare di bloccare le pareti del compattatore di rifiuti della Morte Nera in Episodio IV: Una Nuova Speranza.

L’indomani, al primo canto del pipistrello delle sabbie (The Old RepublicDa un Certo Punto di Vista), il caccia stellare N-1 di Din Djarin è dunque pronto per un giro di prova. Il Mandaloriano decolla dall’attracco 3-5 e, nonostante alcune incertezze iniziali, prende presto dimestichezza con il velivolo, pilotandolo prima sopra Mos Eisley, per poi dirigersi verso Beggar’s Canyon e ripercorrendo parte del percorso della Boonta Eve Classic, la corsa degli sgusci vinta da Anakin Skywalker nel 32 BBY (Episodio I: La Minaccia Fantasma).

Preso dall’entusiasmo, Din Djarin decide poi di dirigersi nell’orbita di Tatooine, affiancando temporaneamente uno starliner che, ancora una volta, annovera tra i suoi passeggeri il bambino Rodiano già visto in precedenza, cui finalmente il Mandaloriano ricambia il saluto. I limiti di velocità, tuttavia, esistono anche nello spazio: il caccia stellare N-1 viene ben presto raggiunto da due Ala-X T-65B della Nuova Repubblica, pilotati rispettivamente dal Capitano Carson Teva (The Mandalorian: Capitolo 10The Mandalorian: Capitolo 12) e dal Tenente Reed (interpretato da Max Lloyd Jones, già controfigura di Mark Hamill in The Mandalorian: Capitolo 16). Riconosciuto il Mandaloriano, il Capitano Teva decide di chiudere un occhio in cambio delle risposte di Din Djarin ad alcune domande riguardanti i fatti di Nevarro di qualche tempo prima (The Mandalorian: Capitolo 12); il cacciatore di taglie, tuttavia, decide di evitare problemi e di fuggire alla massima velocità. Del resto, il caccia N-1 è un velivolo davvero magico (wizard in lingua originale, in riferimento all’intercalare tipico di Valo diffuso nel resto della galassia da Ram Jomaram al tempo dell’Alta Repubblica e usato perfino da Kitster in Episodio I: La Minaccia Fantasma).

Al suo ritorno all’attracco 3-5, il Mandaloriano viene raggiunto da Fennec Shand, che lo informa che Boba Fett è alla ricerca di muscoli per condurre la propria guerra contro i Pyke. Din Djarin si rende disponibile, rinunciando anche alla paga offerta dal Daimyo, ma solo dopo aver fatto visita a un piccolo amico…

Vi ricordiamo che abbiamo discusso nel dettaglio di questo episodio durante la quinta puntata della seconda stagione di Sundari Nights Live, in diretta su YouTube in data venerdì 28 gennaio 2022 alle ore 21:00.

Vi è piaciuto questo episodio? Fatecelo sapere nei commenti! Vi ricordiamo che potete trovarci anche su Telegram con il nostro canale ufficiale https://t.me/swlibricomics e la chat https://t.me/SWLibriComicsChat! Inoltre, è ora attivo il nostro store con il merchandising ufficiale di Star Wars Libri e Comics.

Written by
Torinese, classe 1996, laureato in Economia e Scienze Sociali presso l'Università Bocconi di Milano. Fan di Star Wars dai tempi de La vendetta dei Sith ma vero e proprio appassionato solo dal 2015, mi sono avvicinato al lato cartaceo della Forza grazie al fumetto Darth Vader. Da settembre 2019 scrivo per Star Wars Libri & Comics con l'obiettivo di contribuire alla diffusione e alla conoscenza di questo meraviglioso universo narrativo.

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