La Forza è potente! A seguito delle incredibili implicazioni della scorsa puntata, la seconda stagione di The Mandalorian regala nuove soddisfazioni con il più atteso dei ritorni su schermo, la più attesa delle rivelazioni e, forse, la più inattesa delle citazioni. Come di consueto, Star Wars Libri e Comics presenta, (quasi) in contemporanea con l’uscita globale su Disney+, l’analisi del quinto episodio della seconda stagione di The Mandalorian, scritto e diretto da Dave Filoni e intitolato Capitolo 13 – La Jedi.
The Mandalorian, Capitolo 13 – Sinossi
9 ABY. Dopo le inquietanti scoperte su Nevarro, Din Djarin e il Bambino sfrecciano verso Corvus alla ricerca di Ahsoka Tano. Le rivelazioni potrebbero non essere finite…
The Mandalorian, Capitolo 13 – Analisi e easter egg [CON SPOILER]
Come già avvenuto in occasione delle puntate precedenti, l’episodio odierno si apre con un preambolo che mostra la carica del Mudhorn nel Capitolo 2, il dialogo tra Din Djarin e l’Armaiolo nel Capitolo 8, l’attacco all’incrociatore imperiale di classe Gozanti nel Capitolo 11. Le immagini sono poi seguite dall’ormai inconfondibile sigla iniziale della serie, composta di una carrellata degli elmi più iconici dell’intera saga di Star Wars.
Corvus. L’orientaleggiante città di Calodan, è scossa dal profondo rintocco di un gong. I cittadini terrorizzati si rifugiano all’interno delle proprie abitazioni, mentre un drappello di soldati dall’uniforme scura, il volto coperto e la voce camuffata si dirige di gran carriera verso le mura della città. Dall’alto dei camminamenti, il capo delle guardie, un losco individuo di nome Lang, osserva la foresta circostante, i cui alberi spogli sono avvolti nella nebbia, dove i suoi uomini paiono intenti a combattere un misterioso nemico. La macchina da presa inquadra una figura incappucciata armata di due spade laser dalla lama bianca: si tratta di Ahsoka Tano, ex-Padawan di Anakin Skywalker, qui interpretata, alla sua prima apparizione in live action, da Rosario Dawson. In questo frangente, la Togruta indossa un mantello grigio simile a quello visto nell’epilogo della serie animata The Clone Wars, mentre l’abbigliamento ricorda molto da vicino quello di uno sketch condiviso su Instagram da Dave Filoni in occasione del suo quarantaseiesimo compleanno.
Nonostante la strenua resistenza dei soldati senza volto, Ahsoka guadagna inesorabilmente la propria strada verso le mura, in una sequenza che ricorda, per struttura e per concetto, la carneficina compiuta da Kylo Ren ai danni degli Alazmec di Winsit su Mustafar e vista nei primissimi minuti del film Episodio IX – L’Ascesa di Skywalker. Giunta sul limitare della foresta, la Togruta trae in inganno due nemici con l’utilizzo di un trucco della Forza molto simile a quello usato da Obi-Wan Kenobi in Episodio IV – Una Nuova Speranza per distrarre due assaltatori di pattuglia sulla Morte Nera. Una volta in campo aperto, Ahsoka decide di sfruttare la foschia per muoversi inosservata e cogliere di sorpresa gli uomini al soldo di Lang, costituendo una vera e propria minaccia fantasma per gli uomini mascherati. Frattanto, tra gli alti camminamenti della cinta muraria, è comparsa una nuova, sinistra figura.
Si tratta del malvagio magistrato Morgan Elsbeth, spietata signora di Calodan, che governa con il pugno di ferro. Giunta al suo cospetto, la Togruta reclama una misteriosa informazione d’importanza strategica. La crudele reggente della città, tuttavia, non ha la minima intenzione di rivelare ciò di cui è a conoscenza; al contrario, la donna mostra ad Ahsoka un malconcio cittadino di Calodan scortato da due droidi assassini di classe HK-87, molto simili agli HK-47 introdotti dal videogioco Legends Knights of the Old Republic e annesse opere satellite, minacciando di uccidere uno, dieci o perfino cento abitanti della città qualora l’ex-Jedi non desista dal perseguire il proprio intento. Per tutta risposta, la Togruta pone un ultimatum, intimando a Elsbeth di fornirle l’informazione entro un giorno. Espresso il suo aut-aut, la Togruta gira dunque i tacchi e scompare nuovamente nella nebbiosa foresta di Corvus.
Atmosfera. La Razor Crest esce dall’iperspazio sopra l’apparentemente vulcanico Corvus, la cui superficie è percorsa da numerose striature rosse. A bordo della cannoniera, Din Djarin e il Bambino si apprestano all’atterraggio; ancora una volta, però, il piccolo, verdastro amico del Mandaloriano pare essere in vena di scherzi e, come già accaduto nel corso del Capitolo 3, tenta di arraffare il pomello di una leva della Razor Crest. Nonostante il divieto da parte di Din, il Bambino decide di ripetere l’esperienza del furto dei biscotti azzurri, avvenuto su Nevarro nel Capitolo 12, e ricorre dunque alla Forza per svitare, non visto, il pomello e appropriarsene. Frattanto, la cannoniera si appresta ad atterrare nei pressi di Calodan, monitorata da una vedetta locale, così come già avvenuto al Millennium Falcon durante l’atterraggio su Yavin 4 nel corso di Episodio IV – Una Nuova Speranza.
La Razor Crest atterra nel bel mezzo di una radura laddove, in lontananza, enormi erbivori simili a dewback ma grandi quanto AT-AT (All Terrain Armored Transport) divorano intere porzioni di foresta. Non appena sceso dalla nave, il Bambino viene colto immediatamente con le mani nel sacco: pur con suo sommo dispiacere, infatti, il piccolo si vede sequestrare il pomello, mentre, insieme a Din, si reca verso la città di Calodan. Si noti come, in questo frangente, il Mandaloriano pronunci quelle che, con il proverbiale senno di poi, si riveleranno le ancor più proverbiali ultime parole famose: non ho mai avuto a che fare con un Jedi. Giunto dinanzi alle mura, Din viene interrogato da Lang sul motivo della sua presenza: dopo aver convinto il capo delle guardie di essere o, perlomeno, di essere ancora un cacciatore di taglie per conto della Gilda, il Mandaloriano viene dunque autorizzato a entrare in città.
Pare doveroso, a questo punto, soffermarsi sull’aspetto della città di Calodan. Quest’ultima, infatti, presenta alcuni elementi architettonici in comune con Teth, visto nel film animato The Clone Wars, e con Jakku, da Episodio VII – Il Risveglio della Forza; quella che potrebbe risultare una semplice coincidenza si rivela essere, agli occhi dei più appassionati, un triplice richiamo ai celebri concept art di Ralph McQuarrie, vero e proprio creatore e ispiratore dell’iconografia della saga. Per le strade della città è inoltre possibile notare un droide da fonderia di serie 8D, apparso per la prima volta all’interno del palazzo dell’Hutt Jabba Desilijic Tiure in Episodio VI – Il Ritorno dello Jedi. Tornando alla narrazione: dopo aver inutilmente tentato di conversare con gli abitanti del luogo, Din viene convocato al cospetto del magistrato Elsbeth che, avendolo riconosciuto come Mandaloriano e, dunque, come antico nemico dei Jedi, gli chiede di uccidere Ahsoka. In cambio, Din sarà ricompensato con una picca di puro beskar: che si tratti a sua volta di un artefatto mandaloriano?
Più tardi. Din e il Bambino si recano dunque nella foresta, presso le coordinate indicate loro da Elsbeth. Giunti sul posto, i due non sembrano trovare tracce di Ahsoka; la sua presenza nei paraggi, tuttavia, è tradita da Morai, la femmina di convor che accompagna la Togruta sin da quando quest’ultima venne resuscitata su Mortis grazie all’ultimo alito di energia vitale presente nel corpo della Figlia, incarnazione semi-divina del Lato Chiaro della Forza. Come prevedibile, Ahsoka fa ben presto la sua comparsa attaccando Din, che sopravvive al micidiale attacco della Togruta solo grazie alla protezione offerta dalla propria armatura in beskar, uno dei cinque materiali in grado di resistere ai colpi delle spade laser. Parato l’attacco, il Mandaloriano chiama Ahsoka per nome, menzionando inoltre Bo-Katan Kryze, incontrata nel Capitolo 11; all’udire il proprio nome e quello della sua vecchia amica, la Togruta decide dunque di ascoltare ciò che Din ha da dirle.
Scende la sera. Ahsoka e il Bambino hanno trascorso ore in silenzio, a fissarsi, comunicando tramite la Forza. Terminata la lunghissima conversazione, la Togruta fornisce a Din le dovute spiegazioni: il Bambino, il cui vero nome è Grogu, è cresciuto nel Tempio dei Jedi su Coruscant ed è stato addestrato, nel corso degli anni, da numerosi maestri. Con la fine delle Guerre dei Cloni e l’ascesa dell’Impero, Grogu è stato portato via dal Tempio e nascosto. Terminata la straziante storia del piccolo, Ahsoka aggiunge di aver visto solo un altro come lui, il Maestro Jedi Yoda; a quanto si evince da questo dialogo, dunque, la Togruta non ha mai conosciuto Yaddle, probabilmente morta tra gli eventi di Episodio I – La Minaccia Fantasma ed Episodio II – L’Attacco dei Cloni. Riprendendo la bellissima spiegazione fornita da Obi-Wan Kenobi a Luke Skywalker in Episodio IV – Una Nuova Speranza, Ahsoka spiega inoltre a Din cosa sia la Forza: la Forza è quella che gli dà la possanza. È un campo energetico creato da tutte le cose viventi.
Din, a questo punto, spiega la propria missione: portare Grogu, cui l’Impero dà la caccia, a un Jedi. Ahsoka, di contro, ribatte che l’Ordine è caduto da molto tempo e decide di procrastinare la decisione. Il mattino dopo, la Togruta mette alla prova le abilità nella Forza del bambino; questi, tuttavia, rifiuta, per paura, di utilizzare i propri poteri. Ahsoka decide dunque di lasciare campo libero a Din: sarà il Mandaloriano a chiedergli di usare la Forza, cercando di entrare in sintonia con lui. Seppur dopo qualche titubanza, l’esperimento ha successo: Grogu ha, infatti, sviluppato un forte attaccamento nei confronti di Din. Per questo stesso motivo, tuttavia, la Togruta si rifiuta di addestrarlo: l’attaccamento rende vulnerabili alla rabbia e alla paura e lei, ex-Padawan di Anakin Skywalker, sa bene quali effetti possono avere tali emozioni su un Cavaliere Jedi, perfino sul migliore di tutti. Il Mandaloriano, tuttavia, non si arrende: pur di far addestrare Grogu, infatti, è disposto ad aiutare Ahsoka a ottenere ciò che vuole dal magistrato Elsbeth.
I due guerrieri fanno dunque il punto della situazione: Elsbeth è protetta da una guardia personale composta di soldati senza volto armati di inediti fucili blaster A350, oltre ai già citati due droidi assassini HK-87 e al mercenario, Lang, armato e pericoloso, probabilmente di formazione militare. Come se non bastasse, anche la stessa Morgan Elsbeth è armata e pericolosa. Ahsoka ne approfitta dunque per rivelare la storia segreta del magistrato: dopo aver perso la propria gente durante le Guerre dei Cloni, costei è divenuta una potente industriale delle armi, apportando un contributo fondamentale alla costruzione della Flotta Stellare Imperiale, anche a costo di terribili atrocità. Per concludere, Din commenta divertito che nessuno si aspetterebbe di veder collaborare un Mandaloriano e un Jedi: lo spettatore, tuttavia, sa che ciò è successo più volte sia durante gli eventi di The Clone Wars, sia durante e, soprattutto, dopo gli eventi di Star Wars Rebels.
È tempo di entrare in azione: Ahsoka si presenta fuori dalle mura e, dopo aver eliminato tutte le guardie presenti sui camminamenti, s’introduce in città, attesa da Elsbeth e dai suoi sgherri. Giunta al cospetto del magistrato, la Togruta le mostra lo spallaccio col simbolo del Mudhorn, emblema del neonato Clan Djarin, facendole credere di aver ucciso Din e reiterando la propria richiesta: vuole ottenere l’informazione che, in questo frangente, si rivela essere la posizione del padrone di Elsbeth. A questo punto, il magistrato ordina l’assassinio di Ahsoka e dei prigionieri; questi ultimi vengono tuttavia salvati da Din, che li libera con l’ausilio di un abitante del posto, Wing. Frattanto, la milizia di Lang sta cacciando Ahsoka per le strade di Calodan, che scopriamo essere popolata anche dai Tooka, la famiglia di felini cui appartengono, tra gli altri, i famosi Loth-gatti.
La situazione evolve ben presto in un duplice confronto: Ahsoka ed Elsbeth da un lato, Din e Lang dall’altro. L’azione si concentra sul coreografico scontro tra le due donne, mentre gli uomini conducono un duello psicologico. Come ampiamente prevedibile, la Togruta riesce ad avere la meglio sul magistrato, mostrando finalmente la sua famosa presa invertita, mentre Din uccide Lang senza troppi complimenti. A questo punto, Ahsoka costringe Elsbeth a parlare: dov’è il suo padrone? Dov’è il Grand’Ammiraglio Thrawn? La domanda, largamente inaspettata e solo parzialmente anticipata dall’emblema della Settima Flotta dipinto sui droidi assassini HK-87, coglie di sorpresa lo spettatore e rimanda senza alcun dubbio alla ricerca di Ezra Bridger, la missione per cui Ahsoka e Sabine Wren sono partite durante l’epilogo di Star Wars Rebels. Un nuovo quesito sorge spontaneo: quando si svolge l’epilogo di cui sopra? Il reference book Women of the Galaxy suggerisce il 5 ABY, poco dopo la battaglia di Jakku, ma questa puntata parrebbe indicare una data successiva…
Con la caduta di Eslbeth, Calodan è finalmente in pace: la popolazione festeggia, mentre Wing viene nominato nuovo governatore della città. Ahsoka consegna a Din la picca in beskar, mentre il Mandaloriano torna alla Razor Crest per recuperare Grogu e affidarlo alla Togruta perché lo addestri. Quest’ultima, vedendo il rapporto tra Din e Grogu, decide però di non mantenere la promessa, ma di consentire al piccolo di esercitare il proprio libero arbitrio: ella indirizza quindi il duo su Tython, pianeta ancestrale dei Jedi nell’universo Legends canonizzato nella serie a fumetti Dottoressa Aphra (2016); là, Din dovrà porre Grogu sulla pietra veggente in cima alla montagna su cui sorge il tempio Jedi. Espandendosi nella Forza, il piccolo potrà scegliere il suo sentiero e, chissà, attirare l’attenzione di un Jedi. Che si tratti di Luke Skywalker, colui che Yoda aveva proclamato come ultimo dell’Ordine? È tempo di saluti: Ahsoka si congeda augurando a Din che la Forza sia con te, un saluto che, finalmente, acquista significato anche agli occhi del Mandaloriano.
Vi ricordiamo che discuteremo nel dettaglio di questo episodio durante la quinta puntata della nostra nuovissima rubrica Sundari Nights Live, in diretta su YouTube e Facebook lunedì 30 novembre 2020 alle ore 21:00 e disponibile su Anchor, Breaker, Google Podcasts, Pocket Casts, RadioPublic e Spotify a partire da martedì 1° dicembre 2020!
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